sabato 20 giugno 2009

IRAN: IL CORPO DI DIO [MORTO] SUGLI AYATOLLAH

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Da quella parte del baratro, lì dove da sempre un dio sanguinario non grazia, ma vestendosi di turbanti, scimitarre, nodi scorsoi e mitra, velocemente mette a tacere, colpisce al cuore chi osa, vuole e ottiene che tutti vedano e partecipino al suo Stato del terrore.

Perché così ha scritto. Non è scritto.

Lì dove l’Islam muore, esattamente nello stesso luogo dove i Sufi si sono esiliati.

I Mevlana non oserebbero neppure un passo.

Lì dove se gli alunni provano a scappare dalla Madrasa vengono puniti prima a bastonate, poi con le caviglie costrette in piccole gogne serrate con lucchetti, così non camminano.

Lì dove gli omosessuali sono uccisi a pietrate perché a loro riservano il trattamento finale delle “femmine”.

Lì dove le ripudiate dal maschio sono chiuse in un sacco, legate con corda, seppellite risparmiando torace e testa, lapidate con meticolosa regola Sharia e finite dalla milizia sacra a colpi di badile sul cranio, con i parenti, gli astanti, gli amici, gli estranei che devono guardare e partecipare.

Lì dove chi ruba per fame ha le mani mozzate, chi scappa alla galera i piedi staccati col macete, chi ascolta cose proibite i timpani esplosi a schiaffi sulle orecchie, chi legge scritti del demonio instillato di acido agli occhi.

Lì dove le esecuzioni a morte hanno regole postume rigide come lo è il loro dio inventato, mostro esatto come loro. Orrore in tonache e turbanti. Neri come la tristezza di una funerea solitudine senza amore, speranza, lontani dalla carità, dalla Luce e dall’umano. Sparano alle spalle al condannato, perché sia umiliato di più. Buttano i corpi in dirupi. Consegnano alle famiglie dei parenti cadaveri non identificati, a caso, solo dopo che vengono pagate le pallottole che hanno usato per uccidere. Spesso non ci sono neppure i soldi per quello. Allora: niente corpo indietro.

Lì dove internet è opera di Satana e di notte i guardiani, della rivoluzione degli avvoltoi, girano di quartiere in casa a scovare luci accese, portatili, modem, wap connessi. Ed è la fine per chi li usa.

Lì dove come per Tananmen spengono le linee telefoniche, i canali TV, i giornali, cacciano i reporter, manganellano i fotografi, bloccano sms, google, facebook, twitter e uccidono nelle piazze e per le vie chi dimostra inerme e protesta con il verde oltre il nero.

Lì dove i campi di calcio venivano usati come arene per la pedagogica didattica dell’esempio mortale. Si portavano le adultere, i ladri, le “spie”, quelli senza barba, chi fumava spinelli… e li esecutavano nell’imposto delirio del pubblico.

Lì dove non basta più che i morti li si veda a terra, ma impiccati in alto, issati da gru a monito, lasciati così anche per giorni.

Lì dove i vicini di casa, ma solo maschi e in due, possono denunciarti per qualsiasi cosa venga loro in mente e ti fanno venire a prendere nel sonno e neppure tu puoi sapere che fine farai.

Lì dove in queste ore, adesso, l’opposizione scende in piazza contro il diktat dei parrucconi che ufficialmente informano di otto morti nei giorni scorsi, mentre la dissidenza parla di centinaia di uccisi.

Lì ancora, dove il capo della polizia si fa vedere in collegamento diretto alla televisione e ricorda che “le manifestazioni dei giorni scorsi erano tutte illegali e che quella di oggi, vietata, non sarà più tollerata”.

Lì dove non ci faranno più sapere.

Lì dove si può cominciare da qui: http://twitter.com/mousavi1388 e provando anche qui http://delicious.com/mousavi1388 servizio google traduzione dal persiano click qui

Amnesty International

Lucio Galluzzi

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