martedì 6 luglio 2010

FACCIAMO LA RIVOLUZIONE?

NUOVA RESISTENZA,SOCIAL NETWORK E SOLITUDINI DIGITALI


Siamo poveri idioti.
Gente da nulla. Solo chiacchiere e distintivo.
Dei blablabla pure noi. Esattamente identici a quelli che vorremmo combattere.
Combattere? Che significa combattere? Vuol mica dire che bisogna uscire di casa?
Scendere in strada? Farsi vedere dai vicini… rimandare un scopata, la palestra, una partita?
Se avevi l'appuntamento per la messa impiega come farai poi?
Presentarti in pubblico scapigliata no! E poi, diciamocelo chiaramente, ci sono già gli altri che stanno facendo casino.
Sì hai ragione, Berlussonini è barricato nella sua villa come qualsiasi piccolo dittatore impaurito.
Da lì con i suoi fedelissimi detta gli ordini. Un'altra fiducia sulla manovra economica.
Come ogni regina che si rispetti si concede poco al popolino.
I suoi Servizi diranno che lo fa perché ha ricevuto minacce di morte anche dagli Scouts e dalle Giovani Mignotte.
D'Alema si mostrerà preoccupato e aprirà un'inchiesta interna.
Succederà come l'altra volta quando dormiva a palazzo Grazioli. Hanno anche soppresso la fermata del bus lì davanti.
Magari questa volta chiuderanno lo spazio aereo di Arcore.
E allora? Che cosa possiamo fare noi?
Stanno già protestando tutti. Ci sarà anche lo sciopero della stampa tra quattro giorni.
Gravissima cosa in una Repubblica con le radici Storiche come la nostra.
Il ceto medio per la prima volta risulta aver ridotto la spesa per il cibo. Non solo in quantità, anche in qualità.
E se lo ha fatto il ceto medio, chissà i pensionati, i precari, i disoccupati, i cassintegrati.
Ma nulla pare serva niente. Quindi che si scende a fare in piazza?
Perché aderire a proteste, iniziative di dissenso, alzare la voce, solidarizzare?
Lo facciamo già a parole. Ci lamentiamo tutti gli stramaledetti giorni. Auguriamo la morte di quello o quell'altra.
Andiamo a lavorare con il broncio, a dir poco, e siamo tutto un programma di azioni rivoluzionarie.
Un programma, appunto.
C'è quello che vuole prendere il tritolo, l'altro che occuperebbe il parlamento, due o tre che sequestrerebbero qualche ministro e lo manderebbero in Libia, gli indignati per le troie alla nomenclatura, i nostalgici del coltello o falcetto…
Parrebbe un rigurgito autentico di rivolta subitanea.
Parrebbe. Resta solo l'apparenza. La chiacchiera e il distintivo.
E' un po' come usare i nuovi collutori orali superpotenti, ne prendi una sorsata ti tritolo la bocca, provi l'ebbrezza del brivido semi proibito bombarolo, esci vai a comprare le sigarette, forse il quotidiano, ma anche no, torni a casa, ti fai una canna perché anche questo è rivoluzionario, poi una bella sega lenta, dopo il cannone ci sta, è un must.
Ti metti davanti al monitor e via! Facebook, Twitter, chat, Twubs, MySpace… E lì trovi il mondo.
Eccola la rivoluzione.
Quella che puoi spegnere quando vuoi.
Sospendere tra un sugo che quasi brucia sui fornelli, un pisciata che scappa, il Brasile sconfitto che in Patria prende le botte… e chissà quale altro personale legittimo impedimento.
Pero' è comodo. Sei lì dietro un monitor. Partecipi a quello che ti va. Contesti qualche post che ti irrita, soprattutto se viene attaccato il pontefice e il tuo animo cattolico, se sei cattolico; altrimenti ti ecciti per la più bella immagine del Che che non avevi mai visto prima.
La vorresti sulla tua T-shirt e sul telo mare.
Intanto che tu ci creda o no la rivoluzione russa. Lo fa alla grande.
Noi, poveri idioti, sappiamo che ci sono altri che portano avanti lotte, rischiando di proprio, anche a nome nostro, la cosa ci conforta.
Perché la delega è il mezzo che adoriamo come spirito divino.
Buoni propositi, altrettanta autentica fede, speranza: tanta speranza.
Si spera sempre. Disperati si resta.
Ma vuoi mettere? La soddisfazione di aprire un gruppo su Facebook per la messa [in culo] on line.
Magari riscuote un successo nazionale ed oltre.
E nella solitudine digitale assoluta, ospedalizzata, disinfettata saremo liberi di fare tanti sermoni.
Batterci anche il petto.
Da soli.
E se quelli che adesso portano avanti la Resistenza a questo Stato di cose smettessero di colpo?
Poco male: si cambia nome al gruppo in "Amore ritorna, le colline sono in fiore" tanto tutto fa brodo.


Lucio Galluzzi
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