domenica 27 giugno 2010

BUON APPETITO



Condurre a modo questa presenza senza senso irrimediabile perdita identica
come l'aquila cieca e la lumaca che suonano bene insieme ma non ci stanno
è un vivere per assonanze semiotica illiberale devastata lingua bifida
non posseggo residuo di pietà proprio neppure una pietra
sarebbe il troppo andarmene per vie nebbiose una sera tarda di sciopero Enel
senza Insegne un lombrico di silenzio attento pure all'attrito dei grani di questa Terra
maledetta non mi posseggo e neppure voglio

Gli evaporati prendono corpi astrali e non si girano neppure più
niente appartenenza al seme delle follie di folla affollate in coda per tutto
il niente che prende forma concreta solo alle cornee malate in chetamima
in stilla senza sapere di cavalli restate li ad amare scarpe rettilarie
più niente solo spinte laterali del corpo ancorate squame ventrali
spinta in avanti ad esse come pesci senz'acqua asperità presenti

Sapesse Signora quando la sabbia brucia che fatica fanno a non cuocere
buon appetito allora di spina cariata spaccata rotta demolita smidollata
Non la voglio la verità non è più interesse neppure le vie certe certune
cert'altre di qua di là non voglio rotte navigatori consiglieri angeli ali
mi eccita lo schianto che una volta mi atterrava vedervi ridotti in spessore millimetrico
lasciami perdere che vuoi che ti dica ora di quell'amore che non è possibilmente
immaginabile minimo sarei il Vedanta Bhakti in corpo e così sia niente sia

Gli evaporati prendono sedili ejettanti si sparano alti e non guardano neppure giù
non ricadono nuvole a nuvole sommate senza il padreterno dei falliti
che non salutano tanto non servirebbe non guarderanno mai e mai più
più mai mai più non amano ormai quello lo lasciano e a voi teatri
arene mercati platee gallerie loggioni circhi la corte eterna

Sapesse Signora com'è difficile parlare da muti e farsi ascoltare capire
dai guru biblici delle apocalissi di tutti i Giovanni che neppure conosco
uno solo conobbi e spero sia morto che non serve mai servito mal servito
male sopra male peste di corna ratti liberi nelle città sabine moderne
viste in diretta a espansione fino a Colonia
buon appetito allora di ossa TBC novella signorina ricadono senza calcio dato
nessun applauso gradito urletto piacevolezza bis non concesso
mai neppure dato l'inizio della recita fate tutto voi.

Oh mio perduto amore mio amore perduto ormai perdura perdita
strasmutati che da anni tanti sei feci senz'alchimia
ripartorisciti canto tanto ce n'è bisogno
perduti sciolti diluiti ustionati scorticati tritacarnizzati fumati bruciati
asfissiati negati abbattuti fottuti spaventati rinnegati
inchiodati pinzati stesi strappati fritti bolliti intingolati
arrostiti spelati disarticolati graticolati piastrati stirati
fulminati scacciati scotti marci larvati finiti esausti
mascherati affumicati spiedati trafitti svuotati

E gli evaporati si lanciano dalle vette e non ricadono mai giù.
Mai più.


Lucio Galluzzi
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venerdì 25 giugno 2010

REGIME MACHO E MARCIO

OMOFOBIA E ODIO DI STATO


Che cosa ci si può aspettare come ricaduta a cascata da un esecutivo che pratica l'odio e lo chiama amore?
Ha un odio malato nei confronti di chiunque e qualsiasi cosa non sia nella loro mischia.
Detesta chi pensa di testa propria e fa satira. Vuole decapitare Santoro, suturare la bocca a Travaglio, indica pubblicamente Saviano come esempio negativo per l'Italia e dichiara Mangano eroe.
Basta solo questo per capire di che pasta marcia è fatto l'attuale non governo italiano.
Se ci aggiungiamo anche un Capo dello Stato silenziosissimo, riverente, rispettoso di questo nero notte, il quadro è quasi completo.
Manca solo l'oscurantismo orrifico di un pontefice. Non manca. L'Italia, per l'appunto, non si fa mancare proprio nulla. Ha pure il papa che si merita.
Così il quadro è firmato.
Il regime ha sdoganato ogni possibile atto sociale e politico impuro, dalle minorenni innamorate dei vecchi potenti, alle ruberie più squallide usando soldi pubblici, falsi giuramenti e testimonianze, corruzione, leggi speciali anticostituzionali per non affrontare processi, dicasteri inutili creati per salvare all'ultimo momento amici in odor di condanna, coca, disprezzo per le istituzioni…
Che cosa ci si aspetta, allora, come ritorno per questi input dalla gente sbandata se non l'imitazione della violenza e protervia, garantita da impunità?
De Gennaro è condannato per i fatti alla Diaz, ma resta al suo posto, con la fiducia e l'apprezzamento del governo.
Forze dell'ordine manganellano, prendono a calci e pugni cittadini a caso e il capo della Polizia chiede scusa, ma informa che le botte sono state "esagerazione fisiologica".
Io le botte le ho sempre chiamate con il loro nome. "Esagerazione fisiologica" mi sa di qualcos'altro.
Comunque, il messaggio che passa è chiaro "fate quello che volete, tanto non vi succederà nulla".
Governo macho, oltre che marcio.
Non ci si deve meravigliare neppure se domani tirerà fuori qualche DDL a difesa della razza. Ci siamo quasi.
Odio per gli stranieri da rispedire a casa, peccato che finiscono nei campi di concentramento in Libia e lì crepano. Non ha importanza neppure questo. Gheddhafi ha ricevuto cinque miliardi di euro per collaborare al razzismo italiano. Cinque miliardi che sono da aggiungere a quelli della manovra macellaia che solo il non governo vuole.
Emarginazione del terrone, perché la Padania è di quei poveri cretini verdi. Cioè: possiedono il nulla e si inventano la geografia di Evola.
Tutto concesso. Mai una volta che Napolitano si incazzi. Ci mancherebbe altro!
Con la bandiera italiana si puliscono il culo, l'inno nazionale è sbeffeggiato, l'arte italiana ridotta alle miserie "poetiche" di un ministro innominabile.
E' violenza pura. Concreta.
Il popolo italiano è sotto sequestro, ogni giorno di più.
Gli dicono che l'unica legge che serve adesso è quella sulle intercettazioni, prima era il legittimo impedimento, il lodo Alfano, Schifano, Ghedini e Pecorella…
Che cosa gliene può fregare a questa gente se per strada, ormai ogni giorno, si macellano omosessuali solo perché tali e li si bastona ancora di più se "appaiono vestiti come comunisti"?
La crociata "santa", e benedetta dal Vaticano, contro i "bolscevichi" è da anni che va avanti.




Chiedere una legge contro l'omofobia? Hanno altro a cui pensare: le loro troie e le anime amare che si portano dentro. La Cosa Pubblica è sempre di più cosa loro.
E poi a chi chiedere un DDL serio e urgente contro le discriminazioni sessuali?
Silvio Berlussonini: "I gay sono tutti dall'altra parte"
Rocco Buttiglione: "L'omosessualità è un peccato"
Alessandra Mussolini: "Meglio fascista che frocio"
Roberto Calderoli: "Povera Europa, i culattoni sono in maggioranza"
Paola Binetti: "L'omosessualità è una devianza della personalità. Essere gay è un comportamento molto diverso dalla norma iscritta in un codice morfologico, genetico, endrocrinologico e caratterologico"
Elisabetta Gardini: "Luxuria esca dal bagno, mi sono sentita stuprata"
Mara Carfagna: "Gli omosessuali sono costituzionalmente sterili"
Pier Gianni Prosperini: "Sui gay bisognerebbe usare il Napalm"
Giulio Andreotti: "Noi abbiamo sudato lacrime e sangue per fare la riforma agraria e dare la terra ai contadini. Invece oggi vogliono dare il contadino al contadino"
Rosy Bindi: "Meglio lasciare un bambino in Africa che farlo adottare da una coppia gay"
Gianfranco Fini: "I gay non possono fare i maestri elementari"
Angelo Bagnasco: "L'omosessualità è senza etica, così si arriva anche ad incesto e pedofilia"
Joseph Ratzinger: "L'omosessualità è l'eclissi di dio"
Renato Zero: "Ho dichiarato di essere omosessuale per non svolgere il servizio militare, ma in realtà sono fatto di ben altra pasta"
Giancarlo Magalli: "L'omosessualità è una perversione"
Forza Nuova: "No al Gay Pride, No alla pedopornografia, l'Italia ha bisogno di figli non di omosessuali"
Lega Nord: "Europa, giù le mani dai bambini! La lega per la seconda volta ferma in Consiglio d'Europa il tentativo dei comunisti e dei mondialisti di approvare l'adozione dei bambini per le coppie omosessuali. Stop nazisti rossi!"
Si evitano in questo elenco minimo gli insulti omofobi di Vittorio Sgarbi e quelli della cattolicissima "sottosegretaria" al nulla Daniela Santanché: non meritano alcuna trascrizione.
Che fare allora?
Forse i gay per poter passeggiare e condurre una vita sociale pubblica normale farebbero meglio ad uscire di casa sempre in compagna di un bel randello.
Ma di radica forte.



Lucio Galluzzi
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lunedì 21 giugno 2010

IL CRIMINE PIU' GRANDE DELL'ERA BERLUSSONINI

HA ASSASSINATO LA CULTURA




E' sotto gli occhi di tutti, anche di quelli del PDL e quindi proprio di tutti nessuno escluso, ognuno è compreso, di quale disastro nazionale in pochi anni abbia prodotto questo non governo di incompetenti.
Gente alla quale la cosa pubblica non può fregare di meno. Perché di fatto non sanno neppure cosa sia. Figuri che del lavoro politico istituzionale capiscono meno della Barbie. Personaggi che non si sa bene per quali meriti professionali dirigono dicasteri, parlamentari e senatori che a guardarli in faccia ci leggi a scritte lampeggianti "è come se non ci fossi, l'importante è lo stipendio", sottosegretari da film dell'orrore di quart'ordine e poi una sequenza infinita di amebe palanti, recitanti a memoria quello che per dovere pagato gli hanno imposto di dire: giornalisti, avvocati, opinionisti, tuttologi, barzellettieri, sgarbisti, oche giulive, rifiuti del fascismo, conduttori televisivi…
Un esercito di delegittimati che paghiamo salatamente, ai quali non riusciamo a dire: siete licenziati in tronco, causa fallimento totale.
E dire che abbiamo sopportato di tutto, e continuiamo a farlo, ma non riusciamo a stufarci e a dire "andatevene a casa, o vi ci mandiamo noi".
Qualsiasi sozzeria sia emersa, o venga fuori adesso in queste ore, riguardante l'esecutivo, ormai non fa più effetto. In pratica Berlussonini e la sua corte di miracolati hanno ottenuto l'impunità assoluta, la più sicura: tutto deve essere permesso. La qualsiasi cosa.
Prima di diventare un leccaculo colpito da stupidità cronica, Umberto Bossi diceva ai congressi della Lega che "Il tizio di Arcore è un mafioso, ricicla i soldi di Cosa Nostra, ha fondato Forza Italia prendendola da dell'Utri che l'ha creata con i suoi amici della criminalità organizzata siciliana, ha fatto i denari su centomila ragazzi morti di droga, compra i nostri deputati… venga da me che gli spiego qualcosa…"
Prima di diventare un leccaculo in idiozia paranoica conclamata, Berlussonini dichiarava: "con il signor Bossi non mi siederei mai ad un tavolo per trattare e non sosterrò [nell'originale: "sosterò"] mai più un governo che conti su Bossi come sostegno, perché è una persona totalmente inaffidabile."
L'altro ieri lo smemorato di Arcore fa sapere che: "Conto su Bossi perché è un amico leale e fidato."
La cariatide di Pontida, dal canto suo, ha cambiato completamente idea sull'avversario/nemico di un tempo, ora lo ama: "Chi tocca Lui muore! lo difenderemo noi dagli attacchi di chi lo perseguita. E' attaccato da tutti i fronti: dalla mafia, dai giornali di sinistra, dalla magistratura…"
Questi due è 20 anni che vanno avanti così. Quattro lustri di cretinerie vomitate di continuo e senza vergogna.
Neppure i bambini borders delle scuole dell'infanzia di comportano così.
Eppure questi due stanno governando l'Italia. Con la benedizione del Capo dello Stato, del Papa, dell'opposizione, della CISL, UIL, UGL, clero tutto… parrebbe un plebiscito di consensi da piazza Venezia.
Ma non è così.
L'informazione di regime è diventata di nuovo brava a mistificare la realtà.
Come quella volta in piazza San Giovanni: mentre la follia fatta voce dal palco prometteva di sconfiggere il cancro in tre anni, sotto , in apparente delirio, c'erano quattro gatti, pagati pure dall'organizzazione che dono diventati "oltre un milione e mezzo". E' palese, anche dalle foto aeree, che fossero poche decine di migliaia. Ma loro hanno detto un milione e mezzo e tale dato è rimasto.
Qualsiasi puttanata dicano o facciano è ormai normalità.
In tutto questo caos da casa d'appuntamenti all'aperto, i veri problemi, quelli concreti, passano inosservati.




Ce n'è uno in particolare, molto preoccupante, che non viene quasi mai citato se non dagli "addetti ai lavori", è il crimine più grande che l'esecutivo Berlussonini ha pepetrato: la sostituzione della Cultura italiana con la cultura d'Arcore. Non quella della città D'arcore, bensì la praticata nel feudo privatissimo del ducato.
Non si parla d'altro in Italia se non di troie, pompini, viagra erezioni vere o presunte, eiaculazioni assenti, trans, sfinteri, preservativi che non si trovano, costo della prestazione, ricatto sessuale, coca e orgasmi, veline e velone… e giù così, sempre più in basso con la lingua italiana stuprata dagli zotici legaioli, i valori della nostra Cultura, anche storica, sostituiti dal disvalore revisionista di una destra che si riempie la bocca d'amore, ma solo a parole perché ha il manganello bene in vista, siamo noi i ciechi che non vogliamo vederlo, o ci piace.
Così dalle parole, i cialtroni incompetenti, che si sono fatti eleggere [?] per non finire in galera [cfr: dell'Utri, dichiarazioni facilmente recuperabili in rete; le vicende del suo Capo sono note al mondo intero], sono passati ai fatti come dei fatti, anzi fattoni.
Sciabolate alla Scuola Pubblica, programmi riformati, tagli su tagli, cancellazione della ricerca universitaria, uso del corpo docente come merce di scambio economico per tappare i buchi dei ladri della Cricca, insegnamento della religione cattolica come disciplina principale [gli insegnanti di IRC sono pagati 300 € in più degli altri ai quali verranno tolti dagli emolumenti circa 6.000 € in quattro anni], istituti scolastici senza un centesimo, supplenze cancellate, precari licenziati, materie come la geografia e la Storia dell'Arte abbattute perché "poco disciplinari", la Storia ridimensionata perché di certi periodi è meglio non parlarne, o meglio: parlate solo delle Foibe e non della Resistenza Partigiana e della Seconda Guerra Mondiale o del Nazi/Fascimo. In questa realtà di smantellamento dei Saperi, anche i presidi sono ridotti al silenzio. Devono eseguire gli ordini altrimenti: punizioni gerarchiche ed economiche.
Si va anche oltre: esistono circolari regionali dell'istruzione [Emilia Romagna] che fanno da bacinella d'accoglienza ai deliri di regime: il docente che si permette di criticare il Ministero dell'Istruzione e questo Governo verrà sottoposto a richiamo, censura, multa ed eventualmente il licenziamento.
In aggiunta: mense scolastiche negate ma guarda caso da sindaci legnaioli!, ai bambini poveri [quasi sempre stranieri], anche lo scuolabus è vietato se i tuoi genitori non hanno da pagare, tempo pieno non più garantito, sostegno ai disabili ridotto sia a livello docente che assistente comunale, tetto del 30% per le iscrizioni/frequenza agli alunni non italiani [non italiani significa quelli con la pelle un po' più scura o scurissima, gli occhi a mandorla; perché gli stranieri USA, Australia, Canada… forse non sono compresi nell'elenco delle percentuali].
Tempo fa si era chiesto ai docenti di "denunciare" i figli dei clandestini, lo si sta chiedendo di nuovo.
Insomma pure l'Istruzione nel nostro Paese è stata trasformata nello specchio dell'esecutivo: una casa d'appuntamenti all'aperto.
Per il colpo mortale, poi, ci sta pensando la macelleria della manovra economica correttiva con i tagli all'Arte, agli Enti Lirici, ai Teatri…; solo che in questo caso i lavoratori del settore stanno protestando in modo fermo e deciso, infatti il dissenso totale emerge allo scoperto, buca la censura di Stato, quindi la gente lo sa e si indigna.
E per la Scuola che si fa?
Niente, assolutamente nulla. I docenti sono una classe lavoratrice anomala. Anzi non sono neppure una classe. Siamo mezzo missionariato e l'altra metà abneganti patrioti al servizio. Ognuno di noi coltiva il proprio orticello privatissimo, non sciopera, non blocca gli scrutini, lavora a cottimo occupandosi anche, e risolvendole, di mansioni non di competenza della funzione docente, facciamo i supplenti dei colleghi che mancano, così lo Stato risparmia e i precari li licenziano meglio, ma soprattutto siamo bravissimi a fare delle commoventi feste di fine anno con canti, cori, battimani, genitori commossi, videocamere, tutti festosi, anzi festosissimi.
Se non ci sono i soldi per le coreografie, poco male!, li mettiamo di tasca nostra, perché noi non siamo scemi, non lo siamo proprio, siamo solo fedeli alla linea.
E che non manchi il crocifisso dalle aule, lo ha detto anche Zaia ieri a Pontida.


Lucio Galluzzi
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sabato 19 giugno 2010

LA NANOATTRICE CALVA

- Pièce liberamente ispirata alla "Cantatrice Calva" di Eugene Ionesco e alla politica dell'assurdo vigente in questo Paese -


SCENA PRIMA
Interno brianzolo, arredamento brianzolo, camino brianzolo con ceppi brianzoli a disposizione.
Disposizione brianzola. Alle pareti ritratti di personaggi brianzoli, cornici brianzole, deodorante per ambiente brianzolo.
Il signor Brambilla è seduto di fronte al signor Brambilla che è sua moglie ormai da più di trent'anni.
Lui porta i tipici baffi brianzoli. Anche il signor Brambilla sua moglie li porta. Uguali.
Sono comodamente seduti su poltrone rustiche brianzole.
Ancora in vestaglia, nonostante siano le 11 di mattina o le 17 e 45 di pomeriggio.
Lui legge il giornale. Non un quotidiano. Legge proprio Il Giornale.
Il signor Brambilla moglie sferruzza nervosamente.
La pedola batte tre rintocchi.
Signor Brambilla: "Cribbio, già le 21! Come passa il tempo, sembra ieri che erano le 21!"
Signor Brambilla Moglie: "Guarda che sono le 21! hai poco da fare lo spiritoso sai!"
Signor Brambilla: "Infatti ho detto che sono le 21! Non senti quando parlo?"
Signor Brambilla Moglie: "Cribbio se ti sento, sono anni che ti ascolto, dici una cosa e poi il suo contrario. Poco fa hai detto che sono le 21 e poi che ieri erano le 21, ti pare?"
Signor Brambilla: "Sei il solito, ma anche la solita, non vuoi capire. Tanto sono decenni che non mi capisci. Siamo marito e marito, moglie e moglie da almeno 50 anni e tu come il primo giorno!"
Signor Brambilla Moglie: "Cribbio, sai che mi sembrava di meno? Comunque, basta non ce la faccio più, mi dimetto!"
Signor Brambilla: "Si stava meglio quando c'era Lui, l'aratro tracciava il solco e la spada lo difendeva, hai ragione cara, solo io ti posso capire, per solidarietà mi dimetto pure io con te e ti seguo."
Signor Brambilla Moglie: "Non mangio mai il rognone al mattino, eppure la cameriera ce lo prepara sempre, è un delirio, ogni volta devo fammi forza e far finta di nulla, le chiederò di dimettersi!"
La pendola batte mezzo rintocco, poi sette, poi a piacere.
Signor Brambilla:: "Cribbio! Già le 21! Come passa il tempo, sembrava poco fa che erano le 21!"
Signor Brambilla Moglie: "Questa volta ti devo dare ragione marcia sai! E' proprio vero stavo leggendo il giornale che stavi leggendo tu e non se ne può più, hanno anche smesso di produrre croissants! E' uno sciopero dappertutto.
Con questa storia della pericolosità delle montagne russe hanno bloccato la Nazione. E' sempre colpa di quei balordi dei comunisti. Figurati! Io di politica non ne voglio capire nulla, ma certe cose saltano agli occhi come le omelette saltate. Che bisogno c'era di queste montagne qui da noi? Ma basta! Mi dimetto sai? Cosa dici?"
Signor Brambilla: "Mi dimetto pure io un'altra volta, da quando lo abbiamo detto io mi sono dimesso due volte. Anche tu, due volte come me. E poi non andare a dire alla mamma che non ti amo. D'altronde il rognone al mattino lo mangio sempre tutto io. Anche la tua parte. Non puoi lamentarti."
Signor Brambilla Moglie: "Hai visto? Ci sono le rondini, ma non c'è la primavera! Non ci sono più i proverbi di una volta. E' una società corrotta. Pensa che l'altro giorno ero di passaggio dal centro e sai cosa ho visto… Lo so che non mi crederai, ma è così: c'era un uomo decorosamente vestito, a schiena in giù che raccoglieva da terra la verdura buttata via dagli ambulanti del mercatino. Neanche sceglieva. Tutto quello che poteva prendeva. Peggio di un barbaro. E' per quello che la società è malata. Chi può prende e non lascia nulla agli altri. Per fortuna che ci chiamiamo Brambilla, abbiamo una casa nostra, una rendita onorevole, i nostri figli sono sistemati, la villetta in Sardegna pure e mangiamo rognone ogni mattina. Il rognone con il limone a me non piace. Preferisco il fegato non tanto cotto, ma senza cipolla. La cipolla è il cibo dell'ignoranza. Come la patata. L'ho imparato al corso dei Ricostruttori. I preti bisogna seguirli sempre. Ne sanno una in più del diavolo. Fanno le pentole e anche i coperchi."
Signor Brambilla: "Sai sono preoccupato, è da questa mattina alle 21 che mi preoccupo. Mi sento assediato. Esco di casa ed è come se mi buttassero fango addosso. Non lo capisco perché. Ma intanto è così. Dopo neppure cento metri sono tutto inzaccherato. Ma io non gliela do vinta. Continuo a camminare a testa alta e petto in fuori. A proposito: che fine hanno fatto i petti di pollo di ieri sera? Erano in frigo. E ieri sera non c'erano più. Ne sai qualcosa?"
Signor Brambilla Moglie: "Anche se non abbiamo gatti e cani, credo che li abbia presi il gatto o il cane. Della cameriera ho piena fiducia. E' brianzola, non o farebbe mai, e poi a lei non piacciono i petti di pollo. Mangia carne rossa. E poi io non posso sapere tutto. Ieri sera mentre tornavo a casa mi si è rotto un tacco e sono caduta in una pozzanghera. C'era acqua rafferma e sterco di qualche animale. Mi sono sporcata tutta. Tu che ti lamenti del fango… io me la passo peggio… E mi vieni a chiedere dei petti di pollo di ieri sera? Lo sai che non c'ero. Non c'eri neppure tu, se vogliamo dirla tutta, eri dallo sfangatore. Quindi non buttare benzina sul fuoco come fai sempre quando devi dare la colpa a me!"
Signor Brambilla: "La benzina aumenta sempre di più."
Signor Brambilla Moglie: "E' colpa dei metalmeccanici. L'ho letto su Selezione. Le vere notizie te le devi andare a cercare con il lanternino: non ci sono più i giornalisti di una volta. Mi ricordo che quando andavo a scuola, compravo sempre lo stesso giornale ogni mattina, non avevo neppure bisogno di leggerlo. Tanto lo sapevo già che era tutto vero quello che scriveva. Adesso è al contrario! Non compro più giornali e devo leggere. E' un mondo alla rovescia."


Rumori di fondo, passi veloci, frasi concitate che si sovrappongono. I Signori Brambilla tendono l'orecchio aiutandosi con la mano.
La pendola batte 10 rintocchi a volume crescente.
Gli ultimi sono come gong d'orchestra.
La scena adesso è bloccata. I signori Brambilla immobili nella posizione di prima.
La cameriera entra correndo.
E' sconvolta, il respiro affannoso, spettinata. Il trucco sbavato.
Cameriera: "[rivolta al pubblico] Salve! Sono la cameriera dei signori Brambilla. Mi chiamo Labrambilla. Lo dico a voi perché se lo dico a loro non ci credono. Da poco ho saputo una notizia terribile! Sono sconvolta, mi sono dovuta fare accompagnare a casa da un pompiere di passaggio perché a me il fuoco fa paura. Ma no! Non c'è incendio in città! Non fatemi perdere il filo! Allora: ero bella tranquilla che guardavo delle vetrine e lì accanto c'era un capannello di persone a modo. La polizia non li ha dispersi perché si vedeva che non erano dei poveri. Insomma, dall'aspetto erano tutti signori di un certo grado sociale. Ebbene, parlavano a bassa voce, ma io sono riuscita sentire lo stesso, dicevano che l'Arcivescovo Brambilla di Costantinopoli si è dimesso, ora se l'Arcivescovo di Costantinopoli Brambilla si è disarcivescostantinopolizzato, vuoi vedere, dicevano sempre loro, che anche i Brambilla si disarcivescostantinopoilizzeranno? Erano preoccupatissimi. E figurati io che ci lavoro per loro! Dicono che se si dimetteranno sarà guerra civile, come per la morte di Michael Jackson e il concerto di Madonna che è saltato a Parigi. No dico… [rivolta sempre al pubblico, ma questa volta con espressione da malfidante] voi che siete qui da prima di me, ne sapete qualcosa?"
La pendola suona rintocchi a piacere, con intervalli diversi, ma tutti simili a campane a martello, il volume è più basso di prima. Sommesso.
I signori Brambilla riprendono la posizione e le azioni d'inizio scena.
Labrambilla "[rivolta ai signori Brambilla] Buongiorno signore, Buonasera signora. Avete dei bei baffi oggi, più belli degli altri giorni, se non fosse che vi conosco meglio delle mie tasche direi che non siete voi, ma qualcun altro, invece siete proprio voi, sono contenta di ritrovarvi ancora qui a casa mia. Meno male! In città dicono che volete seguire le orme dell'Arcivescovo Brambilla di Costantinopoli che non so se avete sentito, ma si è disarcivescostantinopolizzato! Io non sto più nella pelle d'oca dalla paura. Mi sento un paté d'animo come non mai… [scoppia a piangere]."
Signor Brambilla: "Ma si figuri signora Labrambilla, non ci pensi neppure a queste cose, non non l'abbandoneremo mai. Infatti, e anche il pubblico ne è testimone, fino a poco fa parlavamo proprio di lei. Dicevo con mio marito esattamente che dovevamo darci da fare per prepararle il rognone senza limone perché i petti di pollo di ieri sera sono spariti, forse i cani e i gatti che lei non ha li hanno presi come fanno al solito…"
Signor Brambilla Moglie: "Divevamo proprio così, sì. Lo confermo. E anche il pubblico come vede annuisce. E' tutto con noi. Tutti della stessa idea. Ma i petti di pollo non sono cosa da gatti e cani, piuttosto qualche bolscevico della Sorbona che passava di qui. Ne sono più che certa. Come sono sicura del disastro nazionale dovuto alle montagne russe. Io mi informo e le cose le so. Piuttosto, ci dica lei Signora Labrambilla, ci tranquillizzi: girano voci che lei voglia dimettersi. Se lo fa noi siamo fregati!"
Signor Brambilla: "Infatti! Noi volevamo dimetterci prima che lei arrivasse, lo dicevamo per burla. Siamo burloni noi! Vero cara…? [sottolineando il finale con enfasi complice e a denti stretti]."
Labrambilla: "Verissimo tesoro mio. Finalmente mi hai riconosciuta! E io che pensavo non ti ricordassi più di me! Non si dimette più nessuno! Questo volevo sentire! [saltellando sul palco, felice come un'oca francese schiodata]."
Anche il Signor Brambilla e il Signor Brambilla Moglie si alzano dalle poltrone. Si uniscono scomposti, ma contenuti, un po' più inchiodati, ai festeggiamenti della Signora Labrambilla.
La pendola batte rintocchi come le pare.
I tre, sempre saltellando, intonano il Va Pensiero dal Nabucco. Ognuno va per proprio conto.
Non ha importanza se le frasi vengono cambiate. Neppure se stonano.
Anzi: meglio che lo facciano.
FINALE
Entra all'improvviso il pompiere.
Pompiere: "[urlando con voce baritonale] E bastaaaaaa!"
I tre si stoppano e mantengono la posizione. Statue.
Tutto tace.
Anche la pendola, fa solo un timido tentativo di campanellino. Poi silenzio.
Pompiere: "Signori, consentitemi: contegno! Suvvìa, cribbio! Mi presento. Sono il pompiere Brambilla. E sono qui soprattutto per farvi una domanda molto grave…"
I tre si "sciolgono" dal freeze. Veloci, senza far rumore tornano come prima.
Il Signor Brambilla legge Il Giornale, capovolto, sia lui che Il Giornale.
Il Signora Brambilla Moglie sferruzza ma sbaglia tutti i punti. Le tremano le mani.
La Signora Labrambrilla fa finta di togliere la polvere qua e là.
Pompiere Brambilla: "A proposito, che fine ha fatto la Nanoattirce Calva?"
Imbarazzo.
I tre si guardano. Si fanno cenni con il capo come dire "dai diglielo tu", "no tu", "tu!"…
Signora LaBrambilla: "[falsamente sorridente e fintamente rilassata] Oh bè! Se è per questo: è muta e si asfalta la testa sempre allo stesso modo!"
La pendola riprende a battere rintocchi a caso.
Sipario.
Le luci non vengono accese.

SCENA II
Velocemente si riapre il sipario.
La scena seconda è identica alla prima.
Solo i personaggi si cambiano di ruolo.
Avanti così anche per più scene.
Fino a quando il pubblico non si rompe le palle.
Le luci non devono mai essere riaccese.



Lucio Galluzzi
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martedì 15 giugno 2010

PERCHE' NON FACCIAMO LA RIVOLUZIONE

I BAMBINI SAPRANNO CHE COSA SIGNIFICA UN PEZZO DI PANE


- La Recessione-
Rivedremo calzoni coi rattoppi
rossi tramonti sui borghi
vuoti di macchine
pieni di povera gente che sarà tornata da Torino o dalla Germania
I vecchi saranno padroni dei loro muretti come poltrone di senatori
e i bambini sapranno che la minestra è poca e che cosa significa un pezzo di pane
E la sera sarà più nera della fine del mondo e di notte sentiremmo i grilli o i tuoni
e forse qualche giovane tra quei pochi tornati al nido tirerà fuori un mandolino
L’aria saprà di stracci bagnati
tutto sarà lontano
treni e corriere passeranno ogni tanto come in un sogno
E città grandi come mondi saranno piene di gente che va a piedi
con i vestiti grigi
e dentro gli occhi una domanda che non è di soldi ma è solo d’amore
soltanto d’amore
Le piccole fabbriche sul più bello di un prato verde
nella curva di un fiume
nel cuore di un vecchio bosco di querce
crolleranno un poco per sera
muretto per muretto
lamiera per lamiera
E gli antichi palazzi
saranno come montagne di pietra
soli e chiusi com’erano una volta
E la sera sarà più nera della fine del mondo
e di notte sentiremmo i grilli o i tuoni
L’aria saprà di stracci bagnati
tutto sarà lontano
treni e corriere passeranno
ogni tanto come in un sogno
E i banditi avranno il viso di una volta
con i capelli corti sul collo
e gli occhi di loro madre pieni del nero delle notti di luna
e saranno armati solo di un coltello
Lo zoccolo del cavallo toccherà la terra leggero come una farfalla
e ricorderà ciò che è stato il silenzio il mondo
e ciò che sarà.

Pier Paolo Pasolini
- guarda e ascolta il video: La Recessione cantata da Alice -
***

Incredibile. Davvero.
C'è sgomento e dolore in giro. C'è il silenzio preciso delle tempeste passate appena.
Calma piatta. Tutto fermo.
Terribile uso. Costume impensabile da rivedere.
E' negli anziani che è stampata in faccia non la paura, ma l'interrogativa di una vita.
Quello che noi non possiamo neppure minimamente sfiorare in comprensione.
Però possiamo guardare. Di nascosto.
Perché se ti vedono si girano dall'altra parte per pudore.
E magari non è pudore, è l'altruismo che li porta per natura a non voler trasmettere in noi la riapertura della piaga.
Anche se non ci conoscono lo fanno.
Tu li guardi e dopo un po', loro, si occultano di viso per qualche secondo.
Quando si rioffrono hanno quasi cancellato la sofferenza.
Solo nel derma.
Devi essere attento a cogliere.
Usare l'amore.
Incondizionato.
Negarti.
Non avere timore d'essere raggiunto da quegli insights.
Fare come l'aria.
Lasciarsi attraversare.
Allora dimenticando il tuo li vedi veramente questi anziani.
Se butti giù la tua impalcatura di meccaniche difese, loro che sono come i bambini, ti ammettono al cospetto.
Se butti giù.
Altrimenti scordatelo.
Sono talmente dignitosi, che pur di non arrecarti fastidio si alzano e se ne vanno in un no so dove che non sanno neppure loro.
Negarti e tacere dentro.
Pulire i recettori.
Predisporsi.
Così cominci ad avvertire quello sgomento che contrae i muscoli d'espressione dei loro visi.
Ci metterai tempo, parecchio, per riuscire anche a sentire con le orecchie quello che [si] dicono.
Non metterti in mezzo.
Spesso parlano da soli.
Voce quasi impercettibile.
Sospiri che sono parole.
Parole sospirate, una dietro l'altra, come rosari davanti ai feretri.
Veloci messe, insieme potrebbero essere pure una frase.
Mantra.
Mai miracolosi.
Sempre concreti.
In attesa di non miracolo.
Loro sono sospesi in questa vita.
Che è questa, non la loro.
E' la nostra, mai la loro.
E' degli altri.
Di tutti gli altri.
Loro no.
Sono obbligati in apnea a renderci quasi omaggio, noi così belli e orrore completo.
Errori fin troppo facili da collimare, siamo.
E' l'idiozia che rappresentiamo.
Enorme come una sospensione vegetativa terminale.
Siamo quello.
Nient'altro.
Siamo schiaffi e pugnali da sub.
Puzziamo di nuovismo e pvc.
Io non so che odore abbia l'ignoranza.
Forse l'ignoranza è talmente ignorante da non sapere di nulla.
Per quello non ne so l'odore.
Perché la posseggo tutta.
Non ne ho mai rifiutata una sola minima dose.
Sono un tossico perennemente in scimmia da superficialità.
E con me tutti quelli hanno fretta.
Altro da fare.
Molto da dire.
Troppo da produrre.
Tanto di tutto.
Pieni come un'otre di merda.
Che però non puzza.
Altrimenti non saremmo ignoranza personificata.
Lontani dalla vita.
Illusi d'essere presenti.
Sicuri che gli assenti siano loro, i vecchi.
Riusciamo anche ad emettere liquami compassionevoli
figurandoci la loro fine vicina.
Loro ci guardano e vedono che siamo già morti.
Non ce lo diranno mai.
Te lo vedi tuo nonno che ti fissa negli occhi e te lo dice?
Ecco perché non lo fanno.
Hanno ormai l'iride candeggiata.
Impossibile definirne il colore.
Come quello che hanno addosso per coprirsi.
Potrebbe essere marrone o anche grigio, beige o camoscio, ma pare tutto un unico tono.
Accordato agli occhi.
Intonati.
Come profughi polacchi in fuga dai nazi.
E' questo che si vede chiaro nel libro del corpo che tengono aperto.
Devi saper leggere.
Ti appare tutto.
La domanda impressa come ologramma sui soldi che non hanno: "ora tu, morto, che puoi fare per noi?".
Loro che sanno di nuovo del delirio delle camicie brune ritornate senza un contrasto.
Le vedono li a dirigere la miseria da cibo,
pensioni,
malattie,
bisogni primi.
Devono sopportare ancora l'insulto alla memoria,
al marito fucilato troppo giovane,
al freddo delle montagne,
al bavaglio sulle libertà,
rivedere giornali clandestini e quelli che escono con la prima pagina bianca.
Non possono comprarseli neppure.
Vanno a raccogliere per terra verdure e frutta buttate dagli ambulanti.
Ad ogni cestino rifiuti per strada,
ci buttano gli occhi dentro e capiscono,
immediatamente, se c'è qualcosa di utile.
Un biglietto del bus ancora valido,
pagine di giornali,
bottigliette d'acqua non vuote,
colazioni di scolari mangiate a metà.
Hanno sempre una borsa di plastica al braccio.
Dentro ci mettono quella vita che noi gli abbiamo riservato.
Rifiuti.
E come rifiuti si sentono,
attuano,
mimetizzano,
un tutt'uno da urla del silenzio.
"Ora tu, morto, che puoi fare per noi?"
Loro li hanno mandati via già una volta i nazifascisti.
Hanno dato,
pagato,
costruito e senza pretendere ci hanno liberati.
Dal nero.
E ora ci risiamo.
Nero come prima.
"I nuovi capi hanno facce serene e cravatte intonate alla camicia,
Mussolini scriveva anche poesie,
i poeti che brutte creature, ogni volta che parlano è una truffa."
Per i nostri vecchi che possiamo fare noi morti?
Chiedere per capire.
Capire per organizzare.
Farsi istruire, apprendere le tecniche.
Portare frutta e verdura fresche. Prendere il caffè con loro.
Andarci a mangiare la pizza, passeggiare a braccetto.
Sedersi sulle panchine, anche sui muretti, andare a rimboccare le coperte.
Se non ci sono coperte, portarle. Delle tue.
Scaldare.
Dare un senso.
Convincerli che non tutti in Italia sono nazifascisti.
Non tutti nemici che li vogliono cadavere.
E magari, fidandosi,
dopo tempo e tempo,
esami che ci faranno,
prove di fiducia,
sentiranno il nostro odore.
Perché loro possono sentirlo.
Noi il nostro no.
Forse, ma sarà difficile,
quasi impossibile,
ci riconosceranno.
Allora solleveranno il copriletto ciniglia arancione,
frangiato, liso,
dovrai chinarti tu lo sai?
E non aver paura, loro in culo non te lo mettono.
Infilare la testa sotto la rete del materasso,
tastare con le mani e prendere il moschetto.
Oppure semplicemente
in silenzio telepatico ci diranno:
"fottetevi, non volete spazzarli via? Teneteveli."
Tanto loro sanno già tutto.
Hanno visto e provato da adolescenti.
Noi no.
E' per quello che puzziamo di merda,
non sentiamo l'olezzo,
siamo morti
e la Rivoluzione pensiamo sia un nuovo Outlet.




Lucio Galluzzi
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