domenica 8 dicembre 2013

MORO, PRIMA PERSONA SINGOLARE INDICATIVO PRESENTE VERBO MORIRE

Caro amico mio, 
quante volte abbiamo parlato tu ed io di quella pagina nerissima d'Italia che è stata il rapimento e l'assassinio di Aldo Moro...
La troppa fretta, il non sapere ascoltare, l'essere disattenti, lontani dalla Storia non permette di comprendere.
Aggiungici anche che chi legge molto di Gazzetta dello Sport usa un vocabolario ridotto di neppure 300 parole, della nostra Lingua, ed il gioco è fatto.
In più, anni e anni di sepolture culturali, libertà di stampa limitata, scuola pubblica allo sfacelo, Pasolini e Monicelli morti, Carmelo Bene non si sa, intellettuali coraggiosi s/finiti,  e il popolino che può solo osannare a gran voce, ormai, qualsiasi frase di Busi.
Alla base è così, in alto ci sta il Regime Bruno, quello che ha solo cambiato nome, da sempre, e mai i visi: puoi pretendere di capire in questo Stato di cose?



Neppure per Emanuela Orlandi e Mirella Gregori qualcuno dice una sola virgola di quello che sa, chi "parla" lo fa per depistare, come da copione rituale massonico.
Ci sono solo domande che mi faccio, magari dentro di me le risposte le conosco,  parafrasando l' "Io So"... sono solo uno che scrive, neppure più tanto.
A che serve?
J. F. Kennedy e Aldo Moro si incontrarono a Roma nel luglio del 1963, Paolo VI era stato eletto papa il 30 giugno dello stesso anno, il presidente USA fu assassinato pochi mesi dopo a Dallas.
Nel suo soggiorno italiano Kennedy fece irritare staff e ospiti, si appartò non Nenni e Togliatti.
Si creò talmente tanto imbarazzo che il rullino delle foto di quegli scatti fu sequestrato e sparì.
Kennedy volle incontrare anche Moro, c'erano idee comuni tra loro: la lotta al signorinaggio bancario, un piano energetico preciso, l'apertura alle forze politiche di sinistra, l'interesse di tutti e due alle richieste del popolo.
Il Presidente USA nel suo discorso di saluto a Napoli promise di ritornare in Italia, con la moglie.
Non glielo fecero fare.
Un fucile Carcano, fabbricato a Terni lo uccide a Daley Plaza, Dallas-Texas, il 22 novembre 1963.
Le indagini americane del 1978 e i test balistici del 2007 compiuti dall'esercito italiano, stabilirono senza ombra di dubbio, che Lee Harvey Oswald non agì da solo.
Aldo Moro proseguì la sua carriera politica, fino ad essere candidato alla Presidenza della Repubblica.
Non fu eletto per un pugno di voti.
Come da sempre il Vaticano intervenne sulla Democrazia Cristiana più nera ponendo il veto con grande soddisfazione e inciuci immediati di Fanfani, Andreotti e Scelba.
Ma Aldo Moro sarebbe di certo diventato il Capo dello Stato nel settennato successivo.
Un futuro inquilino del Quirinale che apriva alle masse, ai lavoratori, alla sinistra, contro lo strapotere delle banche mondiali, i ladroni di Stato, la massoneria, un cristiano vero?
Non glielo permisero.
Lo uccisero prima.

Non lo fecero di certo le Brigate Rosse, o comunque non le vere Brigate Rosse.
Agì un surrogato talmente preciso, addestrato alla perfezione, sincronizzato al secondo, come si conviene ad un esercito privato di professionisti, tanto da fare macelleria della scorta, uccidendoli tutti [niente stestimoni!] e non procurare neppure un graffio a Moro.
La mattina del rapimento [e della strage] in via Fani erano presenti, prima che partisse l'azione, un bel po' di personaggi: malavitosi, uomini d'apparato e chi altri non è dato sapere.
Segreto di Stato.
In via Fani c'era Giustino de Vuomo?
Che ci faceva Camillo Guglielmi, "agente segreto", maestro di Ravasio appartenente a Gladio?
Aldo Moro era pedinato e sorvegliano da agenti "invisibili" anche nel momento del rapimento?
Perché si dice che l'autista di Moro tamponò una 128 targata corpo diplomatico,  di fronte al bar Olivetti, dando il via alla sparatoria... quando non ci fu alcun tamponamento?
Chi parcheggiò la Austin Morris all'angolo di via Fani con via Stresa, impedendo rapide manovre all'auto di Moro che avrebbe potuto sfuggire all'agguato?
Quell'auto era targata ROMA T50354, era stata acquistata un mese prima dell'agguato dalla società immobiliare Poggio, con sede in Roma, piazza della Libertà 10, nello stesso stabile nel quale si trovava l'mmobiliare Gradoli.
Quell'edificio veniva usato per gruppi "coperti" dei Servizi Segreti.
L'Immobiliare Gradoli SpA era proprietaria, al numero 96 della omonima via Gradoli, di alcuni appartamenti, uno dei quali era un covo prigione delle presunte Brigate Rosse e amministrato da agenti dei Servizi Civili.
Moro era ancora vivo, incarcerato dalle "BR", un giudice chiese l'arresto di Faranda, Moretti e Morucci, ma stranamente l'ordine di arresto fu bloccato e dimenticato al Viminale.
Nel 1979, Vincenzo Parisi, allora semplice funzionario del Viminale [nell'87 prima Capo Servizio e poi della Polizia] è intestatario di un box nello stesso garage, al numero 75 di via Gradoli, dove Moretti parcheggiava, fino ad un anno prima, le auto delle "BR".
La società Fidrev, azionista di maggioranza dell'Immobiliare Gradoli, svolgeva assistenza tecnico amministrativa per il Servizio Civile attraverso la GUS e la GATTEL, autorizzate dai Ministri come 'società di copertura'.

Diventate "Poggio delle Rose" le società si spostarono a Recanati  nelle Marche per essere poi liquidate a nome di un signore che oggi seccato dice che è passato troppo tempo, non ricorda e non vuole saperne nulla.
Tornando all'Austin Morris, proprio da dietro quell'auto partirono le prime due raffiche di mitra contro la 130 di Aldo Moro; eppure, nonostante si veda benissimo nei fotogrammi dei rilievi, non fu oggetto di alcun interessere e non entrò a far parte delle inchieste successive.
Al magistrato che indagava da tempo sul caso Moro fu assassinato il fratello, gli venne tolta la titolarità dell'inchiesta e portato all'estero per "essere protetto".
Aldo Moro sapeva tutto di Gladio.
Gladio attenzionava da tempo il presidente della DC.
Cossiga era in Gladio e con lui altri democristiani, coperti e finanziati dalla CIA.
La P2 piu' che presente e attiva.
Uomini della P2 militavano anche in Gladio.
Gli uni e gli altri a braccetto e grembiulino sporco di sangue.
La Cia controllava i Servizi Segreti italiani e li finanziava 500 milioni di dollari l'anno.
Anche Gladio prendeva soldi dalla CIA, che comprava la base Gladio in Sardegna [Capo Marrargiu].
Cossiga e Andreotti sapevano in anticipo del rapimento di Aldo Moro.
Così come lo sapeva Carlo Alberto dalla Chiesa fin dai primi di aprile del 1978, lui voleva intervenire per liberare Moro, sapeva anche quale fosse il covo,  quello di via Gradoli dato in fretta alle fiamme per impedire al generale di nuoversi come voleva, gli fu chiesto di "abbandonare il campo".
Il generale dalla Chiesa parlò di quello che sapeva con Mino Pecorelli.
Tutti e due sapevano, tutti e due assassinati.
L'appartamento sopra alla base di via Gradoli era infatti stato occupato dagli uomini di Dalla Chiesa, che stava organizzando il blitz per la liberazione del presidente della DC, ma lo Stato non volle e il 7 maggio gli fu ordinato di togliersi dai piedi.


Cia, Gladio, P2, Servizi Deviati, Vaticano, KGB e il gruppo Bilderberg che ha gestito la strategia della tensione [si veda il documento in specifico di Alessandrini], tutti presenti e attivi nell'affaire Moro.
Andreotti ha raccontato, ma come sempre l'opposto della verità.
Lo stesso ha fatto Cossiga.
"Le forze deviate dello Stato sono forze al servizio del politici, Mafia e Terrorismo hanno agito non solo per le loro finalità, ma anche per quelle dei politici."
I silenzi continuano, i depistaggi pure, non smettono mai di coprire la verità.
Aldo Moro non fu rapito e ucciso dalle Brigate Rosse, ma dalle stesse persone indicate da sempre dai suoi famigliari, lo sappiamo tutti.
Quelle stesse persone che non smettono di ordinare di far bruciare prove, strasferire certi magistrati, usare le Leggi a proprio piacere... che non hanno alcuna voglia di dire, per esempio, che ruolo abbia avuto Scalfaro nella trattativa Stato-Mafia e non permettono di approfondire e fare chiarezza sulle dichiarazioni di Martelli e Scotti che parlano di lui come di un regista di quella trattativa.
Cercare gli esecutori materiali e basta non porta alla Verità.
Si devono conoscere i nomi dei mandanti di quello che è accaduto.



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giovedì 17 ottobre 2013

TSO

Se non sono malati mentali in Italia non li vogliamo
Gli italiani non imparano mai.
Non studiano, non leggono, non si informano, se ne strafottono da sempre alla grande.
Non praticano la memoria, non sanno cosa sia la Storia.
Scendono nelle piazze a far rivolta solo se un rigore non è stato concesso, lo scudetto rubato, il super bomber ceduto; d'altro non sanno.
Da secoli la mia gente è un gregge passivo di masochisti estremi.
Si sceglie master pure idioti, ci convive con loro, li serve, li adora.
Gli italiani hanno sempre avuto bisogno di idoli, però rivendicano le proprie radici cristianissime.
Non sanno quello che dicono, perché parlano senza pensare e capire.
Non sanno.
Degni eredi della fine dell'Impero Romano, sparito, com'era giusto, per lassismo, pigrizia; finito in polvere in brevissimo tempo, dopo chissà quale splendore, se poi c'è stato veramente e non c'è stato.
Compatrioti che non imparano dagli errori fatali.
Ritornano elicoidali sempre agli stessi punti, amano la dittatura, comunque essa sia.
Mascherata o palese, ma loro la vogliono, la desiderano, orgasmano ad essere repressi e negati.
Non sazi di Mussolini, della sua amicizia con Hitler, dei campi di sterminio anche su territorio nazionale, sono sempre alla ricerca di cinici e spietati padroni.
Più i gerarchi moderni, i podestà i ducetti esibiscono il porno al massimo del trash, più le masse sono eccitate e accorrono a schierarsi, per un uccello moscio o per un culo, una paio di tette rifatte, una baldracca di turno.
Italiani che fanno ritornare tutto, affezionati terminali del brutto, dell'osceno, dell'orrore.
Non conoscono bellezza, cultura, arte, non sanno amare, incapaci di sentimenti, accettano e subiscono.
Nemmeno zombi, perché quelli sono morti portati in vita, questi sono solo morti e tali restano, incoscienti pur d'esserlo.
Non ci sono più padri intellettuali coraggiosi a gridare sdegno e j'accuse.
I pochi che osavano si sono suicidati lanciandosi da finestre e balconi, schifati e nauseati, assassinati dall'indifferenza di questo popolo collaborazionista e correo.
Che importa se nello Stretto di Sicilia oltre dieci mila disperati sono morti affogati a causa di Leggi nazionali che condannano alla pena capitale chi scappa dalla guerra, fame, persecuzione?
Neppure le ultime tragedie a Lampedusa hanno toccato il cuore di pietra fredda dei miei connazionali.
Come sempre, da sempre, se ne strafottono.
Tutti.
Nessuno può essere assolto.
Manco quelli che si dichiarano 'compagni', 'rivoluzionari', 'pentastellati'... a leggere certi loro pensieri e commenti sull'Altro, lo straniero, il ministro Kyenge, gli immigrati i clandestini, anche Borghezio diventa una scolaretta.
Se non sono malati mentali in Italia non li vogliamo.
Voto dopo voto, schifezza elettorale sommata a nepotismi e famigghia, gli elettori sempre a 90° hanno di nuovo voluto il terrore, riconfermandolo di volta in volta, per decenni.
Ancora non è finito.
Hanno voluto condannati, frodatori, papponi, bugiardi, mitomani, picchiatori fascisti, troie, mafiosi, indagati in Parlamento, li mantengono e li apprezzano, e guai se glieli tocchi.
Se li tengono ben stretti.
Hanno permesso lo snaturamento del Quirinale e accettato un Presidente della Repubblica buono solo a rappresentare Casta e Amici suoi.
Protestano per le buste paga depredate dalle nuove Democrazie Cristiane, per i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, per i disoccupati e non più garantiti; ma nulla hanno fatto per evitare che l'unico partito che rappresenzava la classe operaia fosse estromesso dal Parlamento: grazie al PD/PDL/LEGA NORD che lo hanno "sbarrato" alle elezioni.
Non era mai successo dal dopoguerra.
In Parlamento c'è sempre stata una forza politica operaia.
E' gravissimo quello che è successo e che sta succendendo.
Con la scusa della crisi economica, alla quale non c'è da credere, adesso e delle emergenze nazionali prima, l'Italia si trova oggi peggio del post seconda guerra mondiale.
Allora la gente sapeva che doveva darsi da fare.
Infinitamente peggio ora, perché nessuno vuole capire che è tempo, c'è poco tempo, di ricostruire e lo si deve fare partendo da zero, perché questa Repubblica dei Bananari è devastata, rasa al suolo, testimonia solo rovina e dolore, povertà, miseria assoluta, disumanizzazione, cinismo, cattiveria, xenofobia, razzismo bieco e nessun credo, ideali zero.
Tanta ignoranza e deficienza conica.
Manco la Scuola Pubblica e il Sapere hanno difeso.
Si sono fatti portare via il bello, l'arte, la speranza, costretto i giovani alla depressione mortale.
Si tappano orecchie, occhi e bocca, immersi nella melèna, inghiottono e dicono pure che è buona.
Merda mista al sangue dei loro stessi fratelli e sorelle.
I malati mentali se non sono guidati da malati mentali più gravi di loro si sentono soli.
L'Italia è un Paese che pratica la tortura, sistematicamente, scientificamente; lo dice la Corte Suprema dei Diritti dell'Uomo che ha condannato il 'nostro' Paese per 2.100 volte negli ultimi anni sempre e solo per gravi violazioni dei diritti inalienabili della persona.
Ma gli italiani se ne fottono.
Sono talmente imbecilli che si fanno alienare dalle slot machines e poker on line, casino virtuali, scommesse più o meno clandestine, gratta e perdi sempre, lotto, stralotto e fantacalcio.
Vagli a dire di Marx; per bene che vada consulteranno Wikipedia e ti diranno dei fratelli e di quel cinema di allora, ripetendo a pappagallo.
Se non sono malati mentali in Italia mica li vogliamo.
E' così che un disturbato psichiatrico grave e la sua corte di bruciati al cervello tengono l'Italia in ostaggio, dopo averla ridotta una fogna; lo hanno fatto per due decenni e ancora continuano, come se tutto ciò fosse normale.
E' così che due affetti da narcisismo e istrionismo maligno, raccolgono altre masse e come Grandi Fratelli Digitali fottono gli indignati usando la leva del populismo e il controllo delle idee attraverso la rete che gli italiani non sanno adoperare e con la quale ancor meno interagiscono.
E' così che un manipolo di pazzi furiosi, nazisti vestiti in verde, stanno legittimando il Ku Klux Khan nazionale e tutto quello che ruota intorno alla galassia delle nuove camicie brune.
Gentaglia che dovrebbe essere affidata con urgenza non già a Servizi Sociali, Procure della Repubblica, polizie varie.
Falliti ai quali dovrebbe essere inibita qualsiasi apparizione televisiva e spazio di quotidiani e periodici.
Soggetti pericolosissimi, soprattutto per gli altri, noi tutti, che abbisognano solo ed esclusivamente di ambulatori e studi di psicanalisi, ma con terapeuti in gamba, affiancati da psichiatri che istituiscano supporto farmacologico adeguato.
Relitti tossici ai quali non si dovrebbe più dedicare neppure un solo minuto di attenzione, lasciandoli terminare dimenticati e non pubblicizzati.
Al limite usati come testimonial di pubblicità regresso.
Ma se non sono malati mentali in Italia mica li vogliamo.
Così, vedrai, amico mio, che alla prossima tornata elettorare, i votanti, avendone diritto, sceglieranno di nuovo il manganello.
Buon Halloween a tutti.
Ma prorio a tutti.
Anche a Renzi e a Napolitano.

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lunedì 7 ottobre 2013

IL VENTENNIO E' FINITO?

Non lo so cosa intendesse il nipote del Gentiluomo di Sua Santità quando orgoglioso ha comunicato alle TV che "il ventennio è finito".
E' probabile, anzi certo, che volesse sottolineare la squallida figura che s'è fatto quando al Senato il "delinquente naturale"/pregiudicato, durante il voto di fiducia al Governo, ha cambiato idea, come fa da una vita, annunciando voto favorevole all'esecutivo delle marionette, e lui, il Premier guardando Alfano, livido, applaudire, dice "è un grande!".
Ci credo fermamente che il ventennio sia finito, così come sono sicuro che Ruby sia veramente la nipote di Mubarak e la principessa sul pisello si è sposata con Gargamella.
Infatti il periodo nerissimo sarebbe terminato contemporaneamente alla tragedia enorme di Lampedusa: 230 e più morti affogati che si aggiungono agli oltre 6.000 che le loro Leggi hanno sepolto nel Mediterraneo.
Leggi xenofobe, razziste, contro l'Umanità, idiote e cieche come chi le ha proposte, approvate e firmate: Napolitano, Turco, Maroni, Alfano, governo dopo governo, da una crisi all'altra.
Ora sono lì a battersi il petto, gli avvoltoi, assassini, strumentalizzano pure il dolore [vedi dichiarazioni dei neonazisti verdi padani], ma non dicono che in questo ventennio "passato" l'Italia è stata condannata dalla Corte Suprema dei Diritti per l'Uomo oltre 2.100 volte per gravi violazioni alla dignità della persona.
E' talmente finito il ventennio che Alfano ha mollato Berlusconi durante una riunione, tra falchi, colombe, pitonesse e falliti sociali, è corso a Pantelleria per comunicare che "i nostri uomini hanno salvato un sacco di naufraghi" ed è poi ritornato da Berlusconi.
Siamo talmente in risalita per credibilità che difatti Schifani detta condizioni al Governo su IMU e tasse varie, la Biancofiore si sente mobbizzata e chiede ad Angelino di rimetterla in poltrona, Brunetta legge i punti programmatici che Letta deve eseguire obbedendo, Gasparri è portavoce PdL in ognidove televisivo, Sacconi fa ancora il ministro del Lavoro, la Gelmini è ambasciatrice del libero Stato sovrano d'Arcore e sermoneggia a memoria ai TG di non si capisce bene cosa, Cicchitto litiga con Sallusti, Bondi sbraita e minaccia, Verdini fa quello che ha sempre fatto: mediatore di poltrone e sgabelli.
Sta cambiando davvero tutto tanto che Scilipoti e Razzi hanno presentato in Senato un disegno di Legge per "fare cassa"; vogliono che l'Italia affitti a Stati stranieri le proprie opere d'Arte... Dal Governo fanno sapere che non è vero, "la proposta non è stata neppure valutata", la Commissione che si occupa del Decreto Fare dice esattamente il contrario.
Nessuno informa che proprio per questa frenesia di svendersi a tutti, Galan, ex ministro dei beni culturali, ha fatto staccare da una parete un bassorilievo capolavoro del Canova e durante il vilipendio, la lastra di marmo è caduta a terra e si è distrutta per sempre [http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09/10/capolavoro-di-canova-distrutto-per-sempre-tutto-per-colpa-di-mostra-inutile/707627/].
Nessuno però ne ha potuto e ne può parlare.
Tutto deve tacere.
Come ai tempi di Bondi ammazza cultura e datore di lavoro di Sgarbi rimesso di nuovo a sovrintendere l'arte a Venezia, dopo che con sentenza lo stesso urlatore alle capre è stato dichiarato truffatore ai danni dello Stato per assenteismo e falsario in atto pubblico [certificati medici] proprio per lo stesso ruolo che [non] ricopriva,era sempre a farsi gli affari suoi privati, sempre a Venezia, sempre a sovrintendere.
Il ventennio è finito e Sgarbi continua a impestare le orecchie degli italiani dai salotti talk show, a difesa della sessualità del pregiudicato/delinquente, il libero puttanismo e integrità morale super partes di Napolitano.
Come ha ragione il rampollo democristo, è finita la dittatura degli idioti e le facce sono cambiate, è tutta una novità, lo constato ogni giorno di più, eccome se gli credo!
Volti nuovi e propositi concreti.
Franceschini, plagio vivente di Nanni Moretti, ora ministro [ma come mai, per l'appunto ha un dicastero?] saltella qua e là a raccontarci la bontà della politica pulita e giusta, la sua, quella del PD che si "è sempre distinto in opposizione forte, ma se non avevamo i numeri in Parlamento è palese che la maggioranza faceva passare quello che voleva!".
Come quando tutto il PD si assentò dal voto consentendo il passaggio della vergogna Scudo Fiscale a difesa dei grandi evasori amici del pregiudicato [http://www.youtube.com/watch?v=8Cysf0EPIHM]
La Finocchiaro che giammai perdesse la poltronissima e le togliessero il porcellum, D'Alema che non riesce a smetterla di fare la prima donna, Fassino amico dei padroni  e via così con le stesse facce come il culo, una dopo l'altra dire sempre le stesse identiche cose parlando solo al futuro: "faremo, interverremo, provvederemo...", mai un presente indicativo semplice, mai l'oggi.
Il PD e i sindacati hanno una colpa gravissima: dopo aver svenduto e saldato la classe operaia, distrutto la sinistra italiana, reso la politica collaborazionista, nel ventennio non hanno mai fatto nulla per vincere qualcosa, non hanno mai portato la gente nelle piazze in scioperi generali duri, ma si sono sempre seduti ai tavoli con il nemico ad accordarsi sulla pelle dei disperati.

PD e sindacati sono responsabili di questo stato di cose perché se partecipi allo sfascio stando con i borghesi neri al potere, sei colpevole come loro, sei un traditore.
Sei ancora più colpevole e ingiustificabile se accetti la regola assassina della presunta crisi economica: di ricchezza ce n'è in abbondanza per tutti, basta redistribuire.
Solo che non è comodo, per tutti lorsignori.
E' di ieri la notizia che i manager di MPS per risanare il buco di bilancio si sono ridotti lo stipendio: non supereranno i 500 mila euro l'anno, Profumo compreso.
Il ventennio continua.
Ogni volta che la Magistratura condanna il pregiudicato, guarda caso, lo rende più forte, perché tutti, nessuno escluso, lo martirizzano e non lo vogliono ignorare.
Non si vince così.
Ci vuole il coraggio della piazza, di una nuova legge elettorale, della reintroduzione della sacrosanta e benedetta lotta di classe.
Ci vuole il popolo mobilitato a prenderli a calci nel culo e mandarli a casa.
Dal Quirinale in giù.

Lucio Galluzzi



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domenica 29 settembre 2013

KONZENTRATIONSLAGER


Questa è semplicemente una storia.
Una di quelle che puoi leggere facendo finta di nulla.
Pensando sia una fiaba.
Alla fine degli anni '70, a Marsiglia, dopo una denuncia di Amnesty International, si venne a sapere di un enorme capannone, dove la polizia deteneva illegamente stranieri e clandestini in attesa di rispedirli a casa.
Anche se non avevano casa o patria alcuna.
Il ricco mondo opulento, soprattutto quello colonizzatore, fece finta di nulla.
La stessa cosa i tanto cristiani cattolici europei.
Quelli concentrati, nascosti in quello spazio di nessuno, non erano fratelli; erano altri, diversi.
Erano fastidio.
Così, nel giro di pochissimo, il governo di Parigi legalizzò i nuovi campi di concentramento e il territorio dello Stato ne fu disseminato.
L'Europa Unitissima, solo in queste cose, seguì l'esempio, Italia compresa.
Con il DL Napolitano/Turco, rispettivamente ministro degli Interni e della Solidarietà Sociale, nel 1998 vennero istituiti sul territorio nazionale i Centri di Identidifazione ed Espulsione, ispirati esattamente ai capannoni francesi.
Da allora fino ad oggi il legislatore si guardò e si guarda bene, dall'usare sostantiti che connotino tali Centri come LUOGHI DI DETENZIONE, parafrasando di volta in volta, ad ogni decreto integrativo.
I lager di Stato una volta sono luoghi per l'Accoglienza e la Solidarietà Sociale, un'altra per la Prevenzione e la Sicurezza Sociale [DL Maroni], Riconoscimento ed Espulsione... mai una sola volta si usa il termine giusto: CARCERE.
Perché i Centri ai quali vengono inviati i disperati sopravvissuti a guerre, persecuzioni, fame, miseria e traversate senza naufragio, sono esattamente carceri fatiscenti, dove le persone sono trattenute contro la loro volontà, non perché un Giudice lo abbia deciso, ma semplicemente perché lo ordina un  Questore.
Sempre il Questore può decidere se proseguire il "trattenimento" nelle strutture oltre i 18 mesi stabiliti dalla legge.
Questi Centri sono gestiti da privati, ai quali lo Stato affida il funzionamente con appalti: vince chi fa la proposta economica più bassa.
Meno richieste economiche, minore la qualità dei servizi.
In questi luoghi maledetti, le persone stanno tra muri con fili spinati, telecamere che filmano 24/24 ore, condizioni igieniche indescrivibili, una bottiglia d'acqua al giorno, cibo scadente, vestiario di ricambio inesistente, melma e fango, puzza di fogna, reti di recinzione e sovraffollamento.
Attendono il nulla.
Trattati come niente.
Dimenticati e nascosti alla vista, così i turisti non vengono disturbati.
Le emergenze sociali, già di per sè gravissime, delle galere italiane, in questo Centri esplodono ancora più violentemente: rivolte, stupri, suicidi, fughe in massa, sparizioni, botte,  psicosi, attacchi di panico; soprattutto voglia di andarsene, di scappare dal nostro Paese che nulla ha più di umanamente accettabile.
Ma non possono: il Questore li tiene lì, fino a quando non decide che un certo gruppo deve essere preso, ammanettato con le fascette di plastica [per evitare ribellioni quando sapranno la destinazione], fatti sfilare davanti a quelli che restano, imbarcati su un aereo e magari rispediti in Libia.
Quando questi poveri cristi lasciano la Libia per venire in Italia si imbattono in un cartello che recita: "AIUTA IL TUO FRATELLO LIBICO SE HA RAGIONE, MA ANCHE SE HA TORTO"; rispediti indietro se lo ritrovano davanti e sanno perfettamente cosa li attende.
Prima della partenza la cosa più normale che possa essere successa loro è la violenza sessuale, al rientro è peggio.
Forse lavoreranno come schiavi, spersi nei campi e guardati a vista dalle guardie coi fucili, oppure saranno portati nel deserto e lì abbandonati, mors tua vita mea; quando i loro cadaveri, a dozzine, saranno mostrati dai reportages, allora, fintamente, tutti mostriamo visi contriti e urliamo all'orrore.
Forse Said, dopo le decine di volte che è stato preso e rispedito a Lampedusa o in Puglia è riuscito ad andare via dall'Italia, magari ha raggiunto il suo sogno, Parigi, vive in periferia dove i conflitti sociali incendiano di roghi la notte, forse è morto, bruciato vivo nell'ultimo attentato xenofobo che ha mandato in cenere la Casa Dello Straniero ad Hannover o a Berlino.
Forse non tutti sanno che queste Leggi italiane che marchiano lo straniero e il clandestino come 'indesiderabile' e 'delinquente' perché senza documenti, fissa dimora, lavoro... sono retroattive; le hanno volute, votate e sostenute gli stessi identici, che oggi si stracciano le vesti e vogliono la crisi di Governo e le elezioni anticipate perché la retroattività di legge non si può applicare al loro padrone Silvio.
Al Duce no, agli ultimi sì.
Ma questa è semplicemente una storia.
Una di quelle che puoi leggere facendo finta di nulla.
Pensando sia una fiaba
Continuando a dormire sonni falsamente tranquilli.

Lucio Galluzzi



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martedì 24 settembre 2013

VADE RETRO, AMORTH!

Chi si proclama omosessuale è uno che agisce indubbiamente dietro suggerimento del demonio. Essere gay è un male contro natura. Gli animali non fanno certe porcherie che fanno gli omosessuali. 
I gay fanno cose che sono contro le leggi di Dio. Un omosessuale quindi non è da esorcizzare, è da convertire. Coloro che vanno contro le leggi di Dio, come i gay, vanno dritti dritti all’inferno. Ma si può guarire perché è un’abitudine che dipende da quello che si vede, dalle compagnie che si frequentano, dalla televisione, da internet. Purtroppo la televisione fa propaganda omosessuale. Ed è per questo che ci troviamo in un mondo così corrotto e guasto. Due uomini che si baciano sono la dimostrazione contraria del bene naturale. Vedo anche politici che si fanno suggerire dal demonio e sono tutti quelli che sono favorevoli a leggi contrarie alle leggi di Dio. E sono tutti posseduti “in spe”, ossia avviati all’inferno”. [Nel finale pronuncia una lunga ed accalorata benedizione per la nuova sede di Forza Italia].
Napolitano non mi piace, non ho molta stima di lui. C’è il diavolo dietro di lui e attorno a lui ci sono tanti seguaci del diavolo, ossia tanti seguaci del dio quattrino... Lui ha fatto quello che ha potuto si è comportato bene ma non è che abbia fatto qualcosa di veramente valido per la situazione italiana; ... I gay mi fanno solo compassione , perché il trovo fuori dalla realtà naturale. Secondo me diventano gay per vizi, per abitudini. 
Molte volte ho avuto l’occasione di parlare con gay che sono diventati così’ perché da bambini hanno avuto episodi che li hanno scioccati e dai quali non si sono più ripresi. Il diavolo c’entra con l’omosessualità, il demonio è favorevole alle cose contro natura. Anche  Maurizio Crozza si avvale dei suggerimenti di Satana, mentre Berlusconi è un po’ di qua e un po’ di là, avendo realizzato cose buone quando era capo dello Stato... Emanuela Orlandi: E’ stata rapita ed uccisa in un festino fuori dalle mura del Vaticano”

Uno legge questo delirio e pensa sia il solito Giovanardi o il beone di turno legaiolo in campagna elettorale; invece no, si tratta di Padre Amorth, l'esorcista, quello che assomiglia alla reincarnazione di Nosferatu.
Dovrebbe avere 89 anni, le cronache biografiche informano che abbia effettuato nella sua attività circa 70 mila esorcismi, amico giovanile di Andreotti e una carriera paolina che lo ha portato sempre ai vertici di associazioni mariane.
A 18 anni era partigiano cattolico nella Brigata Italia con il nome di "Alberto", a 20 anni, finito il conflitto viene insignito della medaglia al valor militare.
Da lì in poi dimentica tutte le amicizie frequentate [La Pira, Dossetti, Fanfani, Lazzati], che già avevano pensato a incanalarlo nel tunnel della poca o nulla Misericordia, e scalando pezzi di potere vaticano in tutti i campi possibili, finalmente viene colto da quello che lui chiama Satana.
Da decenni, insieme a Mons. Corrado Balducci, 93 anni [teologo, ufologo, esorcista, demonologo] sparano le più grosse amenità possibili, sempre in campo diavolesco; Mons. Milingo a loro contronto è Dottore della Chiesa.
Il Balducci convinto che tutto il male del mondo sia racchiuso nel Rock, Amorth invece lo colloca nei "rapporti contro natura": tutto ciò che non è conforme alla sua "morale cattolica" è Satana.
E' pur vero che le sue affermazioni malatissime le ha fatte alla "Zanzara", dove si sa che Cruciani e Parenzo invitano allo sproloquio e bestemmia in diretta i peggio falliti.
Ma caspita, questo è un prete!
Per giunta esorcista.
Dice che il Maligno usa i mass media per vessare e spargere l'omosessualità nel mondo, però l'Amorth stesso adopera un programma radiofonico nazional popolare per seminare odio e intolleranza.
In quello che dice credo ci siano anche reati specifici, seza neppure fa gli azzeccagarbugli, ma i monsignori vaticani godono, da sempre, d'immunità totale, si possono permettere qualsiasi nefandezza, tanto nessuno li potrà punire; sono tranquilli nel loro squallore, sanno benissimo che non subiranno il giudizio divino, perché sono i primi che non credono al loro Dio.
Non occorre sprecare troppe parole per commentare simili teste bacate, colpite da demenza e guidate dalla cattiveria e dalla vendetta contro i loro fratelli.
Ma questa gente che pontifica sui peccati altrui, senza la minima umiltà, poco ha a che fare con i Vangeli e il Cristo in croce.
Anzi, non ci spartisce proprio nulla: sono mercanti nel Tempio e nessuno li prenderà a calci in culo come fece Gesù.
Sono potere assoluto, quello più potente sulla faccia della Terra.
La Santa Sede: il Centro Mondiale dei più grandi scandali e misteri, dello IOR, di morti illustri "suicidati" perché sapevano, del riciclaggio di denari, dei conti correnti segreti di Andreotti e della peggior Democrazia Cristina, di gentiluomini di Sua Santità come Gianni Letta, viceconti Vaticani come Massimo D'Alema, si potrebbe continuare all'infinito toccando il cardinal Sepe, l'impero immobiliare di Propaganda Fide e i favori ai politici corrotti berluscones e non solo, la Banda della Magliana, Marcinkus, la Massoneria Nera, Emanuela Orlandi, i soldi di Mussolini... e via così fino al più grande dei crimini contro l'Umanità: i bimbi stuprati, abusati, resi carne da macello per il piacere dei ministri del padreterno vostro e solo vostro.
Ora, signor Amorth, mi dica, dove sta il suo Satana?
Dov'è il Maligno?
Tra l'amore omosessuale o dentro le vostre Mura?
In un bacio tra due maschi o due donne o in quell'ostia che non sapete più consacrare?


Lucio Galluzzi



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domenica 18 agosto 2013

MARTIRIO E FINE DI GIOVANNO D'ARCORE

E' da più di trent'anni che studia con dedizione maniacale la parte.
Era cosciente che sarebbe giunto questo periodo suo.
Ha cominciato poco più che 'giovinotto' ad essere angosciato dall'alopecia devastante e, quando ancora sconosciuto all'esercito dei votanti con il culo, mandò i suoi scagnozzi per archivi iconografici nei quotidiani, soprattutto Corriere della Sera, e fece sparire quegli scatti che tanto lo facevano vergognare.
Quelle immagini non dovevano più essere pubblicate.
Il finto rampollo si affidò così ad estetisti segreti, incappucciati bruni, professionisti dell'immagine direttamente diplomati dalla regina Gelli, che poi sarebbe l'Assunta Delirante quando fa la donna, perché quando fa l'uomo è Papessa Nera.
Dagli di pece in testa, stracci, bitume, colle e fissanti bicomponenti, ecco che l'attor nascente permette nuovamente d'essere fotografato, ora si che è bono: tutto una distesa di capello nero, assolutamente immobili, tacchi per sembrar meno Mussy, ma tanto ci somiglia sputato in tutto, e doppiopetto tela vaticana: divisa che non toglierà più.
Si mette a studiare giorno e notte le biografie [non autorizzate] delle martiri vergini, sante pulzelle finite al rogo, beate perseguitate dai turchi infedeli.
Così, andando avanti, si cala talmente nella maschera, da dimenticare che sta recitando. 
Come in una commedia borghese di Giacosa si identifica talmente nel personaggio sul palco da credersi quello; non si accorge neppure che sta rappresentando il Mein Kampf, non può, è ignorante come tutti narcisisti orridi, non studia, legge solo quello che non gli crea conflitto.
E quelli sono ignoranti come lui, che non studiano, orridi in egual misura ne fanno il loro specchio; ma non per ammirazione autentica; vogliono semplicemente emergere dalla polvere dei fallimenti delle loro mediocri vite, sanno che il poveretto alla pari del Fuehrer li prenderà tutti alla sua corte, perché lui ama, come l'Adolfo, chi non lo contraddice mai.
Il "no" lo ha sempre terrorizzato.
Se li fa tutti suoi: finti maschi che picchiavano le mogli, squadristi neri, traditori e infami, politicanti cacciati a pedate anche dalle più sparute amministrazioni comunali per incapacità, falsi laureati e diplomati, vecchie troie neppure più buone la la gelatina della carne in scatola dei discount, "premi Nobel" mancati, massoni e mafiosi, truffatori e papponi, private tenutarie, spacciatori, ladri...
Agli italiani sempre in cerca del manganello la cosa piace, la maggior parte che non capisce neppure la differenza tra Sorrisi e Canzoni TV e il Vangelo, lo vota, lo rivota e il poveretto si convince sempre di più d'essere l'unico attore degli ultimi secoli.
Comincia a realizzare pure commedie di successo: da "Lo giuro sui miei figli" a "Gruppo di famiglia con foto di corna"; cortometraggi storici: "Ti propongo come Kapò"; documentari urbanistici: "L'Aquila reloaded"; si cimenta nell'erotico popolare: "Inchiavabili culone".
Non si ferma più, è una fucina inarrestabile di pellicole per le masse: "La Nipote della Sfinge", "Bandano il pirata", "Il parente di Gheddafi"; "Putin: sono la tua bambina".
Giunge poi alla trilogia che più gli ha dato notorietà: "Profonde Rosse Procure 1: processo breve", "Profonde Rosse Procure 2:  processo lungo", "Profonde Rosse Procure 3-Atto Finale, I nodi al pettine".
I grandi critici teatrali e cinematografici lo hanno sempre bistrattato, non ne hanno capito il vero genio, se la sono presa per i cinepanettoni girati per addolcire le feste sacre nazionali: "Pasqua a Bunga Bunga", "Abbronzami come quel presidente", "Miracolo del duomo a Milano", "Evasione per Antigua".
Ma sono tutti titoli datati questi, con la sua ultima interpretazione, uscita da poco in tutte le sale europee,  "Martirio di Giovanno d'Arcore: il pulzello Brianzol", quasi nessuno si ricorderà dei suoi vecchi film.
Quest'ultimo film lo progettava fin dal 1995 quando in tutti gli oratori italiani fu proiettato, a scopi catechistici, "Unto e bisunto".
E' questo il vero professionismo dell'attor tragicomico in questione: ogni sua nuova interpretazione fa dimenticare quella precedente [si vocifera che il suo Ufficio Propaganda e Immagine distrugga addirittura i vecchi 'girati'], il talento suo sta nel credere, sempre, di non averci già fatto ridere abbastanza.
La sua fine non è quella profetizzata da Moretti, ma da Brecht: "una risata vi seppellirà".

Lucio Galluzzi



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lunedì 8 luglio 2013

VIA CAETANI, MISTERO DI STATO

SE UNA TRATTATIVA DOVEVA PORTARE ALLA LIBERAZIONE DELL'ON. ALDO MORO, ALLORA PERCHE' E DA CHI FU CONDANNATO A MORTE?

Una coppia, marito e moglie, passano da via Caetani la mattina del 9 maggio 1978.
Sono lì in un momento specifico, tragico, ad una certa ora: ilportante l'orario.
In quella strada, diventata per qualche ora scenario di mistero macabro, notano alcune cose e non le tengono per se' stessi.
Il giorno il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, perché è di questo che si tratta, si recarono al Palazzo di Giustizia, Nucleo Tribunale, tantarono di raccontare quello che avevano visto, ma furono congedati: "Lasciateci lavorare", gli dissero, "i nostri uomini erano già lì alle 12.30, erano nella via dove è stata lasciata la Renault rossa; voi dite di essere passati di lì alle 12.50... ma vi sbagliare, è impossibile... e poi la storia della ragazza con il mazzo di fiori... è una pura fantasia femminile."
I due uscirono dal Tribunale delusi di certo, si avviarono verso casa loro, stavano in via del Babbuino.
Non dimenticarono gli avvenimenti di quella tarda mattinata, non li dimenticano.
Verbale del 10 maggio 1978: "All'erpoca i nostri affari giravano bene, eravamo appena tornati da una lunga vacanza a Londra. Quella mattina, martedì, eravamo stati a vedere una mostra di archeologia in Campidoglio [proprio dietro via Caetani, Ndr]; volevamo arrivare a casa per le 13.30, in tempo per il telegiornale, come tutti attendevamo notizie sul caso Moro, quelle sembravano le ore cruciali. Però si era fatto tardi. Erano all'incirca le 12.50 ormai, quando scendendo verso il ghetto, ci fermammo a prendere un panino in una osteria che stava per chiudere. Così continuammo la nostra passeggiata consumando il panino ed entrando in via Michelangelo Caetani, dalla parte di via dei Funari. Era l'una, cinque minuti prima... cinque minuti dopo. Ci trovammo in una strada quasi deserta, c'era solo un uomo: il custode di Palazzo Mattei di Giove, al civico 32, appoggiato allo stipite destro del portone a godersi il sole.
Poco più avanti, guardando verso via delle Botteghe Oscure, sul lato sinistro della strada, c'erano quattro operai, vestiti con una tuta azzurrina elettrica, sembrava stirata da poco. Non stavano mangiado, erano lì, fermi, in silenzio.
Li notai bene, perché mentre mio marito si girò per leggere un manifesto d'arte, io mi sentii osservata dai quattro, immobili, silenziosi: tutto sembravano, tranne che lavoratori.
Ero imbarazzata, notavo l'interesse di queste persone nei miei confronti... e la strada era deserta, c'era solo un altro signore, dalla parte opposta, credo davanti ad un negozio di stoffe.
Camminammo per un po', poi venimmo sorpassati da una ragazza molto bella, formosa, belle gambe, chemisier bianco fiorato, contura in vita e tacchi alti, capelli lunghi neri mossi sulle spalle; ci supera e notammo che porta un grande mazzo di fiori, tanto grande che lo tiene appoggiato sulle due braccia, non corre, ma è decisa nel passo.
Noi camminiamo dietro di lei e ci trociamo a seguire i suoi movimenti.
Lasciamo via Caetani, prendiamo via delle Botteghe Oscure e la attraversiamo subito: la ragazza con i fiori sempre davanti a noi.
Continuiamo a camminare e giriamo per la piccola via Celsa, dove all'epoca c'era un marciapiede pedonale, la guardiamo, la osserviamo [la ragazza con i fiori, Ndr] mentre sbuca in piazza del Gesù... ; all'epoca la piazza era diversa da com'è oggi, non c'erano marciapiedi rialzati. Davanti alla chiesa del Gesù c'era un uomo di circa 40/45 anni, viso allungato, dentatura irregolare, praticamente un viso da cavallo, vestiva una camicia a quadri, capelli lisci e anche un po' unti a dire il vero, sporchi... i die si scambiarono qualche battuta, la ragazza gli da i fiori e si separano; uno prende verso piazza Venezia, l'altra verso Largo Argentina.
Colpiti da quella scena, ci dirigemmo verso casa."
Solo il mattino dopo, dopo aver verificato le inconguenze degli orari sul ritrovamento della Renault rossa resi dai telegiornali e dalla stampa ed esserci consultati con amici, i due testimoni decidono di recarsi a Palazzo di Giustizia per raccontare quanto avessero visto il giorno prima.
Ma il loro racconto fu smontato subito perché gli dissero che già alle 12.30, sul luogo, "c'erano i nostri uomini".
Quanto poi alla ragazza con i fiori, le dichiarazioni non furono neppure messe a verbale.
Ragionando, allora occorre fare caso che i due testimoni non dicono mai di avere notato macchine parcheggiate in via Caetani in modo anomalo, mai parlano di Renault rossa; l'orario che citato è all'incirca alle 12.50/13.00, ma a quell'ora [come dicono gli inquirenti] almeno una voltante della polizia doveva essere parcheggiata di sbieco in mezzo alla via Caetani accanto alla R4 rossa; però stranamente nessuno la nota e la vede a quell'ora.
Francesca Loverci parcheggiò la sua automobile addirittura dietro la R4 rossa alle ore 13.05, nessuno glielo impedì; alle 13.15, dopo essere andata a comprare un panino, stava per rientrare nel suo ufficio ed è a quel punto che scattano le sirene e lei non può più recuperare la sua auto, lasciata incolontariamente sulla scena del crimine [Atti].
E la telefonata delle BR a Tritto è delle 12.13 come scritto nel verbale?
Lo smentiscono i periti Silvio Merli e Antonio Ugolini che scrivono: "alcuni minuti dopo le ore 13.00 del giorno 9 maggio 1978, una voce giovanile, non conosciuta, annunciava, con una telefonata al figlio del dottor Tritto, che le BR consegnavano il corpo di Moro; infatti sul posto accorrevano immediatamente auto della polizia e dei carabinier per verificare la veridicità della telefonata. Alcuni minuti prima delle 14.00, uno di noi, Ugolini, veniva immediatamente convocato sul posto per poter iniziare le operazioni peritali."
Negli appunti riservati del Ministero degli Interni, relativi al programma da attuare le caso l'on. Moro fosse stato trovato morto, il Procuratore della Repubblica viene informato alle 13.50 del ritrovamento del cadavere di Moro; secondo il programma quella era la prima cosa da fare in assoluto al ritrovamento di Moro, vivo o morto.
Subito dopo vengono inviati gli artificieri, i medici e giunge sul posto anche il generale dei carabinieri, SISMI, Antonio Cornacchia, piduista, tessera n. 872P2 Roma, che nel suo diario/memorie "Airone 1" dice di essere stato lui ad attivare l'allarme, scrive:
"Ora di pranzo, ore 13.20 circa del giorno 9 maggio 1978, l'autorario fruscia, poi 'sono il capitano De Donno, portarsi subito in via Caetani, dovrebbe essere parcheggiata Renaulr rosso bordeaux, fare molta attenzione, non manometterla, non prima che giungano gli artificieri"... quando arriviamo  in via Caetani la strada è deserta".
Sarà Cornacchia, dopo essere arrivato sul luogo, di certo dopo le 13.20, a dare l'allarme e chiedere alle radiomobili di raggiungere la zona e chiudere la strada da ambo i lati.
I conti non tornano.
Ci sono differenze di oltre 40 minuti nelle testimonianze contrastanti tra la telefonata BR a Tritto e l'effettivo ritrovamento del corpo di Moro.
Il lasso di tempo aumenta con la testimonianza di uno dei carcerieri di Moro, Prospero Gallinari: "Sono quasi le due di pomeriggio, oltre cinque ore sono passate da quando il corpo di Moro è uscito di casa, quattro da quando la famiglia è stata informata del luogo dove poterlo ritrovare... [da: Un contadino nella metropoli, Prospero Gallinari].
Se la telefonata alla famiglia arrivò intorno alle 10.00 del mattino, che cosa accadde durante tutte quelle lunghissime ore?
Non si sa.
Non è mai stato detto.
Copre un segreto importantissimo: i rapporti tra Stato e Brigate Rosse.
Un dato importante nelle "indagini" è stato sempre omesso: quello della ragazza con il mazzo di fiori; sarebbe stato interessante fosse emerso, visto che il segnale per l' "Operazione via Fani" era stato un mazzo di fiori sventolato dalla "compagna Marzia" appena scorta la macchina blu di Moro; un altro mazzo di fiori, portato da una donna ben descritta dai testimoni, compare in via Caetani.
Non si può sapere il perché di tante inconguenze nelle indagini e nei verbali.
Non si sa neppure il motivo che ha fatto inficiare la testimonianza dei coniugi che transitavano per via Caetani.
Quella mattina Cossiga e gli altri della Democrazia Cristiana aspettavano la liberazione di Moro: quello sarebbe stato convenuto tra le parti in causa.
Qualcosa non andò come doveva: forse un passaggio di consegne del prigoniero.
Uomini dell' "Anello", gruppo dei Servizi che seguì la trattativa Vaticana di Paolo VI per la liberazione di Moro, parlano di "una duplice paternità dell'operazione Moro: quella delle BR che ne firmarono l'avvio e l'altra, ancora da scoprire, che condannò Moro alla pena capitale" [tesi peraltro fatta propria anche da Giovanni Pellegrino, presidente dell'allora Commissione Stragi].
Ma alla fine, insomma, non fu proprio Valerio Morucci a fare "quella" telefonata?
Ma che ne sappiamo di quanto costò quella telefonata?



Lucio Galluzzi



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venerdì 29 marzo 2013

STAFF DI FACEBOOK DEL FASCISMO E DELLA CENSURA

OVVERO NEL REGNO DELLA PREPOTENZA E DEFICIENZA DI UNO STAFF CHE APPLICA LA REGOLA DELLA "CASA DELLE LIBERTA' ": FACCIAMO UN PO' QUEL CAZZO CHE CI PARE E TU UTENTE VAI A FARTI FOTTERE

Non è la prima volta che mi imbatto in comportamenti censori e idioti da parte di un non meglio identificato STAFF di Facebook, non so bene se è STAFF italiano, USA o dove siano ubicati gli operatori che fanno il bello e il cattivo tempo a loro esclusivo piacere, fottendose di ogni regola civile e democratica, censurando contenuti, facendoli sparire, punendoti con sospensioni dell'account...
I loro interventi sono sempre improvvisi, non hanno mai l'educazione di avvertirti prima di quello che stanno facendo contro di te, eppure pretendono di conoscere la tua e mail originale, te ne assgnano anche una loro d'ufficio, ma non le usano, probabilmente non lo sanno fare, o sono solo dei "bot", incapaci di logica umana e analisi reali.
Hanno, loro dicono, regole ferree che gli utenti devono rispettare, le chiamano "linee di comportamento della community", di fatto sono solo scritte e decantate, applicate proprio mai, perché nel social network in questione girano miglia e migliaia di "utenti" che sembra abbiano il solo compito di disturbare il prossimo, insultare, minacciare privatamente, inneggiare a Mussolini, Hitler, il razzismo, l'omofobia, le idee e i proclami più beceri... restano indisturbati a fare quello che vogliono, commettendo anche reati, reiterandoli: ma lo STAFF Facebook non nota, non vede, non sa.
Però è molto attendo alle "segnalazioni" dei medesimi "gruppi di fascisti" idioti, che non avendo altro da fare, controllano i contenuti che tu posti e con form automatico ti "denunciano" ai solerti operatori, che velocissimi, senza capire quello che fanno, si attivano, eccome se si muovono, sono velocissimi in queste cose!, e fanno sparire post, immagini, articolo che non sono graditi ai fascisti stessi.
In concreto capita così: improvvisamente ti sbattono fuori da Facebook, devi rientrare, appena lo fai ti appare una "notifica" flash che ti dice: "abbiamo rimosso un contenuto tuo perché contravveniva alle regole della nostra community"; senza un maledetto link a corredo dove tu possa protestare e dire la tua.
Chi legge può pensare che censurino immagini e contenuti porno e/o discorsi pubblicati che contengano 'reati', diffamazioni, incitazione all'odio, non è così.
Il porno, anche il più spinto, su facebook circola liberamente, come altrettanto liberamente si muovono loschi individui, a schiere!, che 'pubblicano' qualsiasi merda riprovevole, calunnie, minacce, insulti, intimidazioni, apologie del nazifascismo, proposte sessuali a pagamento... 
La censura del fantomatico STAFF facebook si abbatte su chi fa informazione di un certo tipo, soprattutto antifascista e resistente, sulla satira politica, links da quotidiani non graditi al gruppo censorio, etc...
Ma una volta che ti dicano: "ti abbiamo censurato perché il tal dei tali ha segnalato un contenuto non idoneo..."; tutto avviene anonimamente: a ricordo della cassetta delle denunce che il Duce aveva fatto mettere nelle piazze italiane con l'invito "denuncia un ebreo"... e lo facevano! Anonimamente.
Il vicino di casa ti stava sul culo perché non era alto come te... beh lo denunciavi con un bigliettino nella cassetta del duce, informavi che era un ebreo, un comunista bolscevico, un omosessuale, testimone di Geova, zingaro... e voilà il gioco era fatto: peccato che i denunciati poi finivano nei campi di sterminio.
E' pericoloso lo STAFF di Facebook, davvero preoccupante, come preoccupa la politica del "non facciamoci mai trovare", "non lasciamo mails dove gli utenti possano scrivere", "che tutto sia anonnimo" e ... "ti abbiamo scritto per darti indicazioni su come riattivare il tuo account, non rispondere a questo messaggio, è generato automaticamente e le tue risposte non saranno lette".
Bravissimi!
E' anni che sono su Facebook con una mia pagina di informazione resistente, antifascista, contro Berlusconi e  il malgoverno, ho assistito a vergogne incredibili compiute dai fantasmi dello STAFF:
- una immagine di donna africana che allatta un bambino albino è stata censurata e cancellata dagli spazi degli utenti, perché "mostrare un seno che allatta è non conforme alle linee guida della comunità Facebook"

 Questa è la foto censurata dallo STAFF
nel link Di Corinto, su Repubblica, racconta qualcosa di interessante sulle politiche censorie su Facebook






- la prima censura al sottoscritto: una foto artistica di un ragazzo, per nulla porno, con slip che mettava una mano nella mutanda: "considerata offensiva, segnalata da anonimi, ti invitiamo a rimuovere immagini simili altrimenti sospenderemo il tuo account...";
- seconda censura sempre ai miei danni: un'immagine di satira politica che mostrava Borghezio, questa:

probabilmente censurata e rimossa dai controllori della moralità perché mostra un pisellino, ma i poveretti non si sono minimamente chiesti se si trattasse di un fotomontaggio o meno, di fatto però abbattere l'ascia del "far sparire la foto" perché mostra un pisellino... la dice lunga sulla deficienza di questi tizi che si arrogano il diritto di pilotare la libertà d'espressione degli utenti.










terza censura: anche questa foto mi è stata rimossa, appariva senza slip leopardato il pisello del David di Michelangelo, lo STAFF di Facebook lo considera "violazione delle linee guida", l'Autore ha provveduto a mettere la mutanda leopardata al Renzi/David e così l'immagine è stata "accettata" e non più rimossa d'ufficio.

















L'ultima e definitiva censura:
Franco Battiato esterna la sua liberissima considerazione sulle parlamentari italiane di un certo tipo, viene cacciato da Crocetta dopo la sollevazione della Casta Ipocrita e del festival dell'Ignavia.
Io comincio ad esprimere solidarietà concreta a Battiato sulla mia pagina Facebook, rivendicando il diritto/dovere di denunciare il troiaio che la politica di Arcore ha creato nel Parlamento italiano, lo faccio pubblicando le foto delle "vendute/i" che hanno fatto scempio vomitevole della figura dell'eletto rappresentante del popolo e dei ministeri.
Ed ecco che all'improvviso io vengo cacciato da Facebook.
I tizi dello STAFF sospendono il mio account affermando il falso:
Io mi chiamo davvero Lucio Galluzzi, i deficienti censori, che da anni sanno perfettamente chi sono, se ne sono inventata un'altra e mi invitano a comunicare i miei vedi dati con allegato documento d'identità [naturalmente è superfluo dire che non ammettono risposta, tu devi solo subire le loro decisioni, se ti va bene è così, altrimenti è così lo stesso]
Qui sopra il form che ho dovuto compilare per ridire ai tizi che io sono veramente io, ho allegato foto della mia patente di guida, all'invio mi appare un altro messaggio: " a breve riceverai una email".
Non ricevo alcunché.
Romando per cinque volte i dati... e finalmente mi arriva una mail generata automaticamente, che non solo mi dice di compilare lo stesso form [!], ma di non rispondere alla mail stessa perché tanto non sarà letta.
E' tutto automatico.
Allora facciop ancora un tentativo: scrivo ad abuse@facebook.com, dove si dice di mandare proteste per questioni che lo staff non ha risolto.
Comunico di aver mandato più volte i miei dati con documento comprovante la mia identità,
li informo che io sono rintracciabile in decine di pagine Google, basta scrivere "Lucio Galluzzi";
che i miei blog sono questi:
luciogalluzzi.blogspot.it
luciogalluzzi.ilcannocchiale.it
che sono nell'aggregatore: liquida.it/lucio-galluzzi
Tutta fatica sprecata.
Nessuna risposta e il mio account è ancora disattivato perché io sarei un falso!

 Questo è ciò che ancora mi compare se tento di entrare nel mio account:


Io non so se questi tizi dello STAFF vengono pagati per il lavoro che fanno, probabilmente sì.
Ma lavorano davvero malissimo.
Il dire che io non sono veramente io, affermandolo con certezza non solo è offensivo e lesivo della mia persona, ma diffamatorio.
A 24 ore dalla mia cacciata da Facebook ancora nessuna scusa e tutto resta com'era.
Indignarsi non serve ad alcunché.
Azioni da intraprendere?
Contro i fantasmi cosa si può fare?
Questo è  l'amaro e forte sfogo di Pusceddu, in riferimento alla foto della donna che allatta: 

Il fatto di essere loro ospite come utente non significa che si debba accettare passivamente la loro posizione od andarsene via se non ci piacciono le loro regole.” “Ritengo che l’atteggiamento di Facebook sia un’umiliazione per tutte le donne e le mamme, per la società civile in sé stessa. Allattare al seno non è osceno. Una madre che allatta non è pornografia.” E potremmo aggiungere che la foto di un’africana che allatta un bimbo albino è un messaggio di compassione e civiltà, visto che, come ci ha raccontato magistralmente Ryszard Kapu?ci?ski, gli albini in Africa vengono uccisi o abbandonati in quanto “figli del diavolo”, nati da un sortilegio.
Pusceddu sta organizzando la sua protesta: astenersi dal collegarsi in Facebook per 3 giorni, anche se “FB nella creazione dell’evento non ci ha permesso di utilizzare alcune parole.” “Facebook deve rendersi conto che esiste grazie ai propri utenti.. sono loro in definitiva che ne determinano il successo o il fallimento.” Proprio così."

Se su facebook ci fossero meno morti passivi e più persone pronte a difendere la libertà di espressione, lo STAFF non si permetterebbe certi comportamenti fascisti e oscurantisti.
Mi vergogno per tutti loro.

Lucio Galluzzi



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