Caro amico mio,
quante volte abbiamo parlato tu ed io di quella pagina nerissima d'Italia che è stata il rapimento e l'assassinio di Aldo Moro...
La troppa fretta, il non sapere ascoltare, l'essere disattenti, lontani dalla Storia non permette di comprendere.
Aggiungici anche che chi legge molto di Gazzetta dello Sport usa un vocabolario ridotto di neppure 300 parole, della nostra Lingua, ed il gioco è fatto.
In più, anni e anni di sepolture culturali, libertà di stampa limitata, scuola pubblica allo sfacelo, Pasolini e Monicelli morti, Carmelo Bene non si sa, intellettuali coraggiosi s/finiti, e il popolino che può solo osannare a gran voce, ormai, qualsiasi frase di Busi.
Alla base è così, in alto ci sta il Regime Bruno, quello che ha solo cambiato nome, da sempre, e mai i visi: puoi pretendere di capire in questo Stato di cose?

Ci sono solo domande che mi faccio, magari dentro di me le risposte le conosco, parafrasando l' "Io So"... sono solo uno che scrive, neppure più tanto.
A che serve?
J. F. Kennedy e Aldo Moro si incontrarono a Roma nel luglio del 1963, Paolo VI era stato eletto papa il 30 giugno dello stesso anno, il presidente USA fu assassinato pochi mesi dopo a Dallas.
Nel suo soggiorno italiano Kennedy fece irritare staff e ospiti, si appartò non Nenni e Togliatti.
Si creò talmente tanto imbarazzo che il rullino delle foto di quegli scatti fu sequestrato e sparì.
Kennedy volle incontrare anche Moro, c'erano idee comuni tra loro: la lotta al signorinaggio bancario, un piano energetico preciso, l'apertura alle forze politiche di sinistra, l'interesse di tutti e due alle richieste del popolo.
Il Presidente USA nel suo discorso di saluto a Napoli promise di ritornare in Italia, con la moglie.
Non glielo fecero fare.
Un fucile Carcano, fabbricato a Terni lo uccide a Daley Plaza, Dallas-Texas, il 22 novembre 1963.
Le indagini americane del 1978 e i test balistici del 2007 compiuti dall'esercito italiano, stabilirono senza ombra di dubbio, che Lee Harvey Oswald non agì da solo.
Aldo Moro proseguì la sua carriera politica, fino ad essere candidato alla Presidenza della Repubblica.
Non fu eletto per un pugno di voti.
Come da sempre il Vaticano intervenne sulla Democrazia Cristiana più nera ponendo il veto con grande soddisfazione e inciuci immediati di Fanfani, Andreotti e Scelba.
Ma Aldo Moro sarebbe di certo diventato il Capo dello Stato nel settennato successivo.
Un futuro inquilino del Quirinale che apriva alle masse, ai lavoratori, alla sinistra, contro lo strapotere delle banche mondiali, i ladroni di Stato, la massoneria, un cristiano vero?
Non glielo permisero.
Lo uccisero prima.
Non lo fecero di certo le Brigate Rosse, o comunque non le vere Brigate Rosse.
Agì un surrogato talmente preciso, addestrato alla perfezione, sincronizzato al secondo, come si conviene ad un esercito privato di professionisti, tanto da fare macelleria della scorta, uccidendoli tutti [niente stestimoni!] e non procurare neppure un graffio a Moro.
La mattina del rapimento [e della strage] in via Fani erano presenti, prima che partisse l'azione, un bel po' di personaggi: malavitosi, uomini d'apparato e chi altri non è dato sapere.
Segreto di Stato.
In via Fani c'era Giustino de Vuomo?
Che ci faceva Camillo Guglielmi, "agente segreto", maestro di Ravasio appartenente a Gladio?
Aldo Moro era pedinato e sorvegliano da agenti "invisibili" anche nel momento del rapimento?
Perché si dice che l'autista di Moro tamponò una 128 targata corpo diplomatico, di fronte al bar Olivetti, dando il via alla sparatoria... quando non ci fu alcun tamponamento?
Chi parcheggiò la Austin Morris all'angolo di via Fani con via Stresa, impedendo rapide manovre all'auto di Moro che avrebbe potuto sfuggire all'agguato?
Quell'auto era targata ROMA T50354, era stata acquistata un mese prima dell'agguato dalla società immobiliare Poggio, con sede in Roma, piazza della Libertà 10, nello stesso stabile nel quale si trovava l'mmobiliare Gradoli.
Quell'edificio veniva usato per gruppi "coperti" dei Servizi Segreti.
L'Immobiliare Gradoli SpA era proprietaria, al numero 96 della omonima via Gradoli, di alcuni appartamenti, uno dei quali era un covo prigione delle presunte Brigate Rosse e amministrato da agenti dei Servizi Civili.
Moro era ancora vivo, incarcerato dalle "BR", un giudice chiese l'arresto di Faranda, Moretti e Morucci, ma stranamente l'ordine di arresto fu bloccato e dimenticato al Viminale.
Nel 1979, Vincenzo Parisi, allora semplice funzionario del Viminale [nell'87 prima Capo Servizio e poi della Polizia] è intestatario di un box nello stesso garage, al numero 75 di via Gradoli, dove Moretti parcheggiava, fino ad un anno prima, le auto delle "BR".
La società Fidrev, azionista di maggioranza dell'Immobiliare Gradoli, svolgeva assistenza tecnico amministrativa per il Servizio Civile attraverso la GUS e la GATTEL, autorizzate dai Ministri come 'società di copertura'.
Diventate "Poggio delle Rose" le società si spostarono a Recanati nelle Marche per essere poi liquidate a nome di un signore che oggi seccato dice che è passato troppo tempo, non ricorda e non vuole saperne nulla.
Tornando all'Austin Morris, proprio da dietro quell'auto partirono le prime due raffiche di mitra contro la 130 di Aldo Moro; eppure, nonostante si veda benissimo nei fotogrammi dei rilievi, non fu oggetto di alcun interessere e non entrò a far parte delle inchieste successive.
Al magistrato che indagava da tempo sul caso Moro fu assassinato il fratello, gli venne tolta la titolarità dell'inchiesta e portato all'estero per "essere protetto".
Aldo Moro sapeva tutto di Gladio.
Gladio attenzionava da tempo il presidente della DC.
Cossiga era in Gladio e con lui altri democristiani, coperti e finanziati dalla CIA.
La P2 piu' che presente e attiva.
Uomini della P2 militavano anche in Gladio.
Gli uni e gli altri a braccetto e grembiulino sporco di sangue.
La Cia controllava i Servizi Segreti italiani e li finanziava 500 milioni di dollari l'anno.
Anche Gladio prendeva soldi dalla CIA, che comprava la base Gladio in Sardegna [Capo Marrargiu].
Cossiga e Andreotti sapevano in anticipo del rapimento di Aldo Moro.
Così come lo sapeva Carlo Alberto dalla Chiesa fin dai primi di aprile del 1978, lui voleva intervenire per liberare Moro, sapeva anche quale fosse il covo, quello di via Gradoli dato in fretta alle fiamme per impedire al generale di nuoversi come voleva, gli fu chiesto di "abbandonare il campo".
Il generale dalla Chiesa parlò di quello che sapeva con Mino Pecorelli.
Tutti e due sapevano, tutti e due assassinati.
L'appartamento sopra alla base di via Gradoli era infatti stato occupato dagli uomini di Dalla Chiesa, che stava organizzando il blitz per la liberazione del presidente della DC, ma lo Stato non volle e il 7 maggio gli fu ordinato di togliersi dai piedi.
Cia, Gladio, P2, Servizi Deviati, Vaticano, KGB e il gruppo Bilderberg che ha gestito la strategia della tensione [si veda il documento in specifico di Alessandrini], tutti presenti e attivi nell'affaire Moro.
Andreotti ha raccontato, ma come sempre l'opposto della verità.
Lo stesso ha fatto Cossiga.
"Le forze deviate dello Stato sono forze al servizio del politici, Mafia e Terrorismo hanno agito non solo per le loro finalità, ma anche per quelle dei politici."
I silenzi continuano, i depistaggi pure, non smettono mai di coprire la verità.
Aldo Moro non fu rapito e ucciso dalle Brigate Rosse, ma dalle stesse persone indicate da sempre dai suoi famigliari, lo sappiamo tutti.
Quelle stesse persone che non smettono di ordinare di far bruciare prove, strasferire certi magistrati, usare le Leggi a proprio piacere... che non hanno alcuna voglia di dire, per esempio, che ruolo abbia avuto Scalfaro nella trattativa Stato-Mafia e non permettono di approfondire e fare chiarezza sulle dichiarazioni di Martelli e Scotti che parlano di lui come di un regista di quella trattativa.
Cercare gli esecutori materiali e basta non porta alla Verità.
Si devono conoscere i nomi dei mandanti di quello che è accaduto.
©2013 Common Creative Licence
su Blogger
su Liquida
su faceBook