BALLARO' IERI SERA: LUPI E FINTE MARCEGAGLIA
Non guardo più volentieri i talk show politici da tempo.
Nessuno escluso.
Ogni tanto per curiosità mi fermo su Annozero per non più di mezz'ora, solitamente per il commento di Marco Travaglio.
Mi diverte vedere le facce degli ospiti inquadrate nel frattempo e notare le varie espressioni.
Quello si è uno spasso.
Ma continuare a seguire poi i dibattiti proprio non ce la faccio.
"Per fortuna il mio razzismo non mi fa guardare quei programmi demenziali con tribune elettorali,
e avete voglia di mettervi profumi e deodoranti, suste come sabbie mobili, tirate giù."
I par terre dei vai Ballarò, L'infedele, Porta a Porta, Otto e Mezzo… sono sempre gli stessi identici.
Immutabili.
Non c'è neppure bisogno di aspettare le presentazioni del conduttore dopo i titoli di testa.
Non ci saranno sorprese.
Cota, Bondi, Castelli, Di Pietro, Lupi, Bersani, Bel Pietro, Ghedini, Feltri, Casini, d'Alema, il direttore del pompiere della sera, qualche volta quello di Repubblica…
Il copione recitativo: identico per tutti.
Devono parlasi addosso, possibilmente a voce alta, magari pure in tre contemporaneamente, urlarsi il peggio, contestarsi sempre, anche quando non c'è bisogno, negare quello che dice l'altro, poi l'altro a sua volta, cancella a suon d'insulti e minacce ciò che un altro sta affermando, o aveva detto mezz'ora prima.
Ecco: questa cosa della caparbietà nel proprio intervento demolitivo a tutti i costi delle affermazioni avversarie, è terribilmente fastidioso. Ma diventa insopportabile quando si sente dire: "avete parlato voi per 20 minuti, adesso DEVO parlare io e NON mi interrompete, innanzitutto devo rispondere a quello che ha detto lui prima…", dove il prima sta per "lui, all'inizio della trasmissione, mi ha detto una cosa in cui crede fermamente, adesso siamo a metà del tutto, e IO devo rispondere, contestarlo a tutti i costi, e anche se la gente non capisce perché non sa più a cosa mi riferisco, IO lo faccio lo stesso, stiamo parlando di processo breve, ma IO devo assolutamente riprendere la questione del crocifisso in aula…"
E lo fa!
Lo fanno dappertutto.
A dire il vero, ogni tanto Santoro, s'incazza e non lo permette.
Ma solo ogni tanto.
E tu sei lì che segui la cosa e non capisci me mai nessuno degli invitati, pubblico compreso, si alzi e regali un solenne e sonoro vaffaculo alla Vendola/Gasparri alla Wanna Marchi di turno.
L'altra sera a Porta a Porta, il tizio che impersona il Ministro per i Beni Culturali, ha minacciato di sberle l'IDV Donadi perché dopo mezz'ora di urli governativi Bondiani contro Rosi Bindi [leggi: non lasciarla parlare perché diceva cose scomode], Donadi, stufo, ha gentilmente consigliato l'estatico e amorevole clone berlusconiano: "dai calmati adesso, vai a cuccia a palazzo Grazioli".
Bondi s'è alzato stizzito, offeso, non aveva il guanto altrimenti lo avrebbe usato per sfidare a duello [ci fosse stato Gianni Letta con la sua collezione di gorgiere e pizzi papalini!], con voce carica d'odio tremolante diceva all'insetto: "Lei ha sentito come mi ha insultato? Lo ha sentito no? Tanto è tutto registrato!"
E che sarà mai?
Ti ha detto solo di calmarti e andare a cuccia dal tuo padrone!
E come da sempre gli adagi popolari hanno ragione marcia: "la verità fa male."
Insomma, non si possono più seguire queste esibizioni di degrado umano, non divertono neppure più.
Fanno tristezza.
Ieri sera c'era Ballarò.
Volevo solo vedere Crozza.
Ma mentre le battute del comico scorrevano veniva inquadrata una signorina bionda, con una faccia funebre, le labbra serrate con l'attak flexy gel, occhi spiritati, espressione tra lo schifo e quella del Magnifico Rettore delle Università dei Visitors. Non avesse avuto la bocca incollata pota anche uscirle la lingua bifida saura.
Non l'avevo mai vista prima.
Ad un certo punto Crozza notando la mummificazione della personaggia, la chiama in causa proprio perché è terribilmente seria; così scopro che la tizia parla pure e risponde "non rido perché lei Crozza non mi fa ridere!"
E lo dice con una acidità da fare invidia a tutta catena produttiva dei balsamici Ponti.
Crozza ribatte "non preoccupatevi, fanno così, ma poi quando sono a casa, da soli, cazzo come ridono!"
Di nuovo primo piano sulla sconosciuta di turno che sbuffa, alza gli occhi al cielo, si gira dall'altra parte e ha un moto di semi schifo.
Così mi sono fermato un po' più del previsto per capire chi fosse la ragazza.
Scopro trattarsi di certa Laura Ravetto, sottosegretario per i rapporti con il Parlamento, un'onorevole ragazza tra le molte proposte dal Berly che ce l'hanno fatta.
Non l'avevo mai vista.
Non è neppure nuova a Ballarò. C'era stata il 19 maggio del 2009. Gasparri parlava senza mai scaricarsi, come al solito, e si sente un telefonino innescare; altro intervento del rappresentate di un istituto demoscopisco e di nuovo altro ronzio cellulare; segue Vendola e ancora il cellulare che disturba. Floris chiede di spegnere il telefonino. La Ravetto, con sorriso sfottò, tira fuori l'oggetto, era il suo che disturbava, "Onorevole deve spegnere il telefonino" e lei "Non è un telefonino è un BlackBerry!", e il pubblico ride. Come dire: io non sono una cafona che lascia il cellulare acceso durante un dibattito televisivo, non sono come voi che avete banalissimi telefonini, il mio è un BlackBerry, posso!
Ieri sera si è esibita in mirabolate ancora più devastanti. Accanto a lei c'era Lupi, che più che un rappresentante del governo pareva il tutore della bionda.
Tutte le volte che lei diceva qualcosa, il Lupi riprendeva il concetto [concetto?] e spiegava: "no perché l'On. Ravetto nella sua giusta analisi voleva dire…", "come ha sostenuto la Ravetto, e io sono d'accordissimo con le sue tesi…"
Che pena!
Questa sottosegretaria in una intervista affermava "Il presidente [Berlusconi, NdA] l’ho incontrato perché gli ero stata segnalata quando facevo ancora l’avvocato. Ero stata vista da persone vicine a lui che si occupavano di questioni giuridiche internazionali. Come si sa il presidente è sempre molto attento ai talenti, da qui l’incontro, la collaborazione per la discussione su alcuni scenari di comparazione tra provvedimenti italiani e internazionali"
E ancora alla domanda di cosa ne pensasse del Premier: "La prima impressione importante che mi ha fatto è stata quella di un uomo che impiega mezzo secondo di tempo, forse anche meno, nel passaggio pensiero-azione. Le capacità che mi hanno impressionato sono state: 1) l’intuizione immediata delle potenzialità del suo interlocutore, 2) l’intuizione immediata di come tradurre le potenzialità in atto, 3) una grande propensione all’ascolto, perché lui non dà per scontato affatto che il suo pensiero sia quello corretto. Quest’ultima dote lo rende vicino alla gente, capisce subito quale possa essere l’esigenza di chi gli sta davanti. 5) Poi, lo sanno tutti, un altro pregio è la disponibilità umana che ti mette sempre a tuo agio."
Come mai il presidente del Consiglio ama circondarsi di donne? "Premesso che comunque il suo è uno sforzo ammirevole perché in ambito politico purtroppo la presenza delle donne non è che sia numericamente idonea. Dunque, meno male che ci pensa lui… In Forza Italia ci sono molte donne e hanno tutte visibilità."
Dice la Ravetto di se stessa che è un talento!
Infatti lo ha dimostrato ieri sera.
Ha fatto talmente tanto la fenomena che ad un certo punto ha pure contestato le cifre ISTAT sulla pressione fiscale e questa volta il pubblico è scoppiato in una sonora e liberatoria risata.
Eh, ma lei, lo dice pure, ha altri dati!
Ha contestato la CGIL sulla disoccupazione, il precariato e la povertà in Italia. Cioè la CGIL non può parlare "perché non sa quello che il Governo sta realmente facendo per risolvere la crisi, cosa che nessun altro governo fino ad ora ha mai fatto".
Si è contrapposta alla sociologa collegata da Berlino che forniva dati sul nostro Paese: l'Italia paga poco i lavoratori, nell'Europa è agli ultimi posti, dopo Portogallo, Grecia e Spagna, su 49 Stati industrializzati siamo il 46°; abbiamo il sistema bancario più caro d'Europa, la pressione fiscale più pesante, a fronte di soldi prelevati dallo Stato per i servizi pubblici i nostri sono inadeguati per risposta e per costi all'utenza, gas ed elettricità ci costano quasi il doppio degli altri cittadini europei…
La Ravetto non è d'accordo neppure questa volta. Non può esserlo. Deve recitare la sua parte.
E lo fa fino in fondo.
Qualcuno da dietro la sua poltrona le passa dei fogli quando non viene inquadrata, sarà l'addetto ufficio stampa, lei dopo aver dato un'occhiata, li "nasconde" sotto gli altri fogli del copione che ha in grembo.
E' tutto un "non è vero", ridendo sarcasticamente, smorfiando la faccia con sdegno, scuotendo la testa, nervosa, compulsa, alterata, tutto dovrebbero tacere perché LEI deve dirci la Verità.
E la verità è sempre la stessa: il suo governo è "il migliore in assoluto, quello che mai c'è stato in Italia, sta facendo cose mai tentate, conduce concretamente il Paese fuori dalla crisi, aiuta in modo massivo i non garantiti… altro che Prodi che metteva le mani in tasca ai cittadini, le tasse sono diminuite, sta liberalizzando settori pubblici importanti [o privatizzato, on. Ravetto? Perché liberalizzare e privatizzare sono due cose diverse! NdA]…"
E via così… lo dice senza fermarsi, nessuna pausa, una mitraglia, Lupi annuisce sempre, la promuove lì sul posto, è una vera autentica rappresentante della prepotenza di Stato, quindi sarà di certo una figurante fissa di tutti i talk show politici, prenderà sicuramente il posto di Ghedini Mavalà.
Questa Ravetto, sempre ieri sera, ha pure deriso il presidente dell'Antitrust Catricalà, pure lui non sapeva le cose e le sapeva solo lei, anche Lupi, a dire il vero, le sapeva tutte. I due erano in empatia monotematica/coloristica: la nera.
Come al solito il rito ritrito, consumato e squallido del rappresentare solo sé stessi, come fossero sempre in campagna elettorale, ha avuto di nuovo luogo.
Il partito dell'amore che vince e impera e per farlo deve annichilire tutti gli altri.
E' vincente la tecnica. Agli italiani piace. Li votano.
Loro sanno che l'uomo forte, il duce, il condottiero, l'affabulatore di masse, l'urlo, la delega in bianco, il populismo sono geneticamente presenti nei tessuti neurali degli abitanti elettori del nostro Paese.
E non sono scemi, tutt'altro, la usano questa mala terra di coltura vibrionica.
Volta dopo volta seminano altre spore di tetano.
Il tetano è insospettabile alla coscienza dell'infettato. Se ne rende conto solo quando è quasi alla fine.
E' come un'estasi.
Un viaggio di LSD e altri cristalli di sintesi con allucinazioni piacevoli quanto mortali.
Magari all'ultimo momento riescono pure a salvarti all'intensiva.
Ma intanto: perché questi monatti non li lasciano da soli, in tutti gli studi televisivi possibili, a parlarsi addosso sempre e comunque loro con loro?
Perché le controparti non si alzano nel bel mezzo dei deliri di regime e smicrofonandosi abbandonano le trasmissioni?
Magari i conduttori darebbero regole più definite.
Magari crollerebbero gli share.
Magari le Commissioni di Vigilanza politiche e i vari CDA…
Magari!
Lucio Galluzzi
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L'hai detto: ormai fanno solo tristezza. Ma il nostro dramma è che dietro la tristezza non si profila nient'altro: vuoto assoluto...
RispondiEliminaa parte tutto, si continua a vedere una sx senza idee e senza uomini/donne all'altezza del periodo storico: nell'ombra, dietro i personaggi di facciata (bersani), continuano a manovrare i soliti d'alema, veltroni, ecc: i perdentoni di sempre...
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