La memoria non ce la può portare via nessuno.
Non ce la scippa alcun lodo di Angelino Jolie the Rimmer e neppure i DDL di Riportino Schifani.
Non la possono stuprare come fanno con la Costituzione né un Frankenstein Ghedini tantomeno la possono mettere ai voti chiedendo la trentamilionesima fiducia per cassarne parti.
Non è soggetta al controllo dei faccendieri delinquenti delle varie Logge P2, P3, PPirla o di sentenze firmante Alfonso Shining Marra.
Proprio no, la memoria è nostra. Quella resta a noi.
E noi non si è Berlussonini che dice una cosa in conferenze stampa, filmato, stenografato e poi le nega, dicendo ai giornalisti che sono loro i cretini che hanno capito male.
Non tutti sono fuori di testa così.
Non tutti gli italiani sono proni e disposti a concedersi come troie per qualche pugno di euro e collanina con ciondoli di rappresentanza scopereccia nei Palazzi.
La memoria si sa che se usata bene, senza mezze parole, con ricordi netti e precisi, documentati è rivoluzionaria.
Perché diventa verità; e in un epoca di cialtronismo, bugie, dossier dei servizi costruiti ad hoc con diffamazioni inventante per uccidere socialmente quel Boffo o quell'altro avversario, la verità, che è sempre più bene raro e prezioso, è dirompente.
Alla faccia di Littorio Feltri, Mentone Belpietro, Chupa Chups Mario Giordano [voce bianca in un cervello piccolo e nero], Minchiolini, Mammouth Mimun, Capezzolone… & Co. [Leggi: Prezzemoli prezzolati, inseriti in ogni minestrone e usati dal padrone solo per regimental disinformazia].
La memoria è presente e viva.
Piergiorgio Welby chiedeva di poter morire dignitosamente, ponendo fine al calvario della SLA. I "Che Fedeli!" politici intervennero anche sulla vita sua, come fecero per Eluana Englaro, pronti addirittura al Decreto ad Vitam Aeternam per condannare alla crocifissione infinita ed ergendosi a Padreterni, parlando in nome di Dio. Maledette religioni di Stato!
Per Welby, alla sua morte, si levarono gli scudi dei crociati, pure porporati: per lui niente chiesa o rito funebre. Trattato come un criminale, rifiutato fino all'ultimo. E come si battevano, urlando e stracciandosi le vesti, i politici divini. Un suicida aveva commesso peccato mortale e quindi era automaticamente un mostro.
Che carità cristiana!
Per Eluana arrivarono al peggio immaginabile, superandosi in squallore e follie integraliste. Andavano a fare le veglie davanti alla clinica dove era la ragazza, mostravano bottiglie d'acqua e pane perché il padre, Beppino, era un "assassino che faceva morire la figlia di fame e sete", lo scrissero con gli spray sui muri lì intorno si riunirono per emanare una legge d'urgenza per il mantenimento in vita contro la volontà del soggetto, condannando all'inferno i genitori.
Anche Berlussonini, Santo Subito!, esternava sulla vita eterna vegetativa: "facciamo in fretta per salvarla", si commuoveva. Il tizio che impersonava il ministro della Salute fece carte false, compresa la denuncia al padre di Eluana, che pure altri fecero.
Questa stessa gente, così premurosa a mandare "all'inferno" chi esce, secondo loro, dal cammino che la chiesa vaticana traccia, ieri erano tutti a sfilare davanti al feretro di Cossiga. Contriti, mediaticamente commossi, apparentemente cordoglianti. Facevano a gara a chi la diceva più bella e incensata sull'emerito morto.
Anche il papa in un messaggio fa sapere che prega per l'amico esempio di fede e devozione.
Bravo anche Benedetto XVI.
Bravo pure Bertone che si è esibito in pompa magna. Schifani ha sospeso le vacanze per essere presente, Andreotti, il fantasma, nessuno è riuscito a vederlo, ma c'era pure lui.
Tutti d'accordo: Cossiga era "un grande statista, uomo giusto, democratico eroe servitore umile della Patria, sincero, ingenuo, non ebbe mai paura di nulla, integerrima figura specchiata, maestro esemplare della rettitudine istituzionale, geniale, esempio per tutti… ", anche per Napisan.
Ma insomma: un po' di vergogna, solo pochissima, non ne serve molta, questa gente non la prova?
Evidentemente no. Sono 15 anni che lo dimostrano.
Così celebrano con tutti gli onori uno di loro, identico a quello che è sempre stata la linea omertosa della Democrazia Cristiana che ha cambiato solo nome e non è mai morta. Anzi è viva, peggiorata e ancora più virulenta mortale.
Omaggiano colui che è secondo solo ad Andreotti per invischiamenti, bugie, segreti neri conosciuti e mai rivelati; un assassino che quando era ministro degli interni mandava i poliziotti in piazza, travestiti da autonomi, con il volto coperto, a sparare su ragazzi inermi, ad altezza d'uomo, fino a fare il morto.
Pregano e si costernano per la scomparsa di uno che diffamava senza problema, insultava, raccontava palle grosse come il Colosseo, giocava con i morti delle stragi di Stato divertendosi a esternare rebus e indovinelli che nemmeno lui capiva, era così, un poveretto che non lasciava mai parlare gli altri perché aveva troppo bisogno di mettersi in mostra, e nessun desiderio di raccontare una sola verità che fosse plausibile.
Fanno la coda davanti alla mortuaria del Policlinico i compagni di merende, non sanno più nulla di Aldo Moro e fanno finta di non ricordare chi lo volle rapito, segregato, fatto passare per plagiato pazzo, assassinato e poi fatto ritrovare nella R4 rossa tra la sede romana della DC e quella del PC.
Lo volle morto il suo amico più intimo: Francesco Cossiga e con lui la Democrazia Cristiana e i politici di quel tempo che lo temevano e non gradivano il compromesso storico, e chissà cos'altro.
Nei 55 giorni della prigionia di Moro, Cossiga, che aveva sempre definito suo mentore lo statista rapito, non si fece mai vedere dai famigliari che prima frequentava così tanto, non rispose neppure ad una lettera privata di Maria Fida Moro che conteneva questa frase: "Le lacrime non lavano il sangue".
La famiglia Moro fu molto offesa dal comportamento dell'emerito, come lo fu per quello dei politici al governo, tanto che troncarono ogni rapporto con la masnada di bugiardoni.
Questi politicanti da quattro soldi che non vanno alla commemorazione della strage di Bologna, per la prima volta, perché temono i fischi [come ha tenuto a precisare La Muffa Ignazio, lui preferisce di certo il suono delle bombe] ma corrono in massa a mostrare le abbronzature intense, loro ci vanno in vacanza, eccome!, esibite per condoglianza.
Fanno anche altro. Fini e Gianni Lekka hanno usato il momento dell'ultimo saluto a Cossiga per fare una riunione in una camera lì vicina, col morto ancora caldo, sono stati venti minuti lì chiusi a discutere del ripianamento per la maggioranza PDL. Li si vede poi uscire in mezzo alle corone di fiori, sorridenti, soprattutto Lekka, mentre Fini gliela conta, entrambi con facce soddisfatte. Che cafoni!
Ma questi cristianissimi personaggi, che maledicono per l'appunto Welby e sputano sugli Englaro, questi papi che edittano per il cattolico Cossiga di cui erano amici pregano per Giorgiana Masi?
Sanno chi è e a quanti anni è stata uccisa? E come?
Si battono il petto ricordandosi nelle preci di Francesco Lorusso?
Sgranano compassionevoli i rosari per gli 81 abbattuti ad Ustica?
Recitano almeno un eterno riposo per i 12 viaggiatori dilaniati sull'Italicus?
Dedicano un pensiero, ma anche uno solo, agli 8 morti e ai 102 feriti di piazza della Loggia a Brescia?
A quelli di piazza Fontana?
Non ricordano neppure gli 85 caduti a Bologna per l'orrenda strage e quelli morti successivamente per le mutilazioni.
Ma corrono intruppati a portare il vessillo della patria cristiana a chi si è portato via i segreti che ancora oggi i famigliari delle vittime e i superstiti chiedono di conoscere.
E' diventata questa cosa la nostra Repubblica.
E' diventata la loro, una cosa privata ad uso e consumo dei potenti, faccendieri, servizi segreti deviati o meno, grandi peccatori, delinquenti abituali, assassini, omertosi, concussi e mafiosi…
In questo bel Paese di Pulcinella la norma del "più ne combini, più manganelli, più sei sporco maggiore sarà la ricompensa di carica istituzionale" è la nuova religione, quella che anche Benedetto XVI benedice.
Sacro e intoccabile sia sempre il Segreto di Stato.
Beata l'omertà perché su essa si fonda l'impunità.
Santi coloro che macchiati di sangue innocente, fanno finta di nulla.
A loro grandi celebrazioni quando muoiono.
Perché i morti non sono tutti uguali.
I morti comuni meritano nulla.
"La morte appartiene ai potenti"
Così è, e così sarà.
Amen
ADDENDUM: Cossiga mi mancherà manco per niente.
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