giovedì 12 agosto 2010

IL RISCATTO DAL DUCE

SE SOLO GLI ITALIANI VOLESSERO LA LIBERAZIONE





A parte pochi e sparutissimi casi, gli intellettuali, gli artisti, chi si occupa di cultura nel nostro Paese non alzano la voce e non escono allo scoperto contro questo governo illiberale, tragicomico e fascista.
Non essendoci voci autorevoli tutto è appiattito in una melma paludosa di strisciante consenso fatto solo di delega menefreghista. Agli italiani va bene così. Anzi più la situazione marcisce, maggiore è l'olezzo di putrefazione, insopportabile il clima di tensione sociale, tanto aumenta la passività del gregge che tutto consente.
Neppure una pecora nera tra i milioni di ovini.
Belano lamentandosi per finta, si truccano da voci di agnelli allo sozzamente, la smenano per ore con le lamentazioni contro quello o quell'altro, ma è solo un bla bla bla.
Gli italiani hanno sempre sofferto di sindrome di Stoccolma.
Amano smodatamente i propri carnefici.
Come per tutte le sindromi non curate che si rispettino, negli ultimi 15 anni i sudditi di questo Bel Paese, fanno a gara per mostrare l'aggravamento e il passaggio da quella di Stoccolma alla ben peggiore dell'Aja.
Non solo la vittima accetta e giustifica il carnefice arrivando ad innamorarsene, ma nel caso l'aguzzino per ergastolo, suicidio… esca dalla vita quotidiana del masochista, questo perde anche il senso della propria vita ed si predispone pure a farla finita.
Vent'anni di governo fascista, ridicolo e comandato da un pagliaccio buono solo reiterare disastri, nazionali ed oltre confine: dalla follia dell'impero con le guerre coloniali alle leggi sulla razza, dall'amicizia e sostegno di Hitler alla celebrazione della personalità unica: la sua.


Il popolino, quasi per intero, era contento, tranquillo: c'era uno che "pensava" a tutto.
Mussolini non aveva mai torto, la pensava sempre giusta, non si doveva disturbarlo e bisognava lasciarlo lavorare.
Gli italiani tacevano. Buoni e remissivi. Deleganti, obbedienti, osannanti.
Quel tizio brutto, con il culo enorme e basso, cafone, ignorante, buffone all'inverosimile, ributtante attirava pure tutte le donne che desideravano essere possedute dal suo fascio littorio.
Tacevano gli artisti, gli intellettuali, gli scrittori…
Ora c'è un altro piccoletto, stesso culo basso, impettito uguale, camminata da picchiatore, trucco e capelli alla Benito, scopatore mondiale che è convinto di avere il consenso oceanico e la gente ci sta.
La Storia non è servita. Gli italiani sputano sulla Resistenza e la Liberazione e si affidano fideisticamente a quell'imprenditore che "s'è fatto da solo", con i capitali infiniti di chi non si sa bene, chiede il voto perché lui è un miliardario, uno che ha sempre lavorato e fatto tutti i mestieri, che farà diventare tutti milionari se verrà eletto.
E gli italiani lo eleggono. Soprattutto le donne lo desiderano, le casalinghe lo vogliono come amante ideale, gli affidano pure figlie minorenni per la carriera, professoresse e maestre, monache e dame di San Vincenzo, vergini integraliste cattoliche e escort, gay femmine e matrone delle borghesia nera si immolerebbero per lui.
E sono quindici anni che le pecore aspettano di diventare milionarie.
Questo Paese ha bisogno di qualcuno, uno solo!, che fa le cose per loro.
Come diceva Montanelli: "non sono capaci ad andare a destra senza il manganello".
Poi le cose vanno male e li appendono a testa in giù.
E' la realtà di questa misera collettività, maledetta dai tempi degli Imperi Romani, pigra, vigliacca, ignorante, immobile e imbottita di egotismo fino al vomito, non sapendo neppure chi sia Stendhal, xenofoba che non ha mai provato, neppure pensato, alla rivolta.
Gli italiani sono schiavi per genetica imperiale: dagli un Cesare e si sentono realizzati.
Hanno perso pure quel poco di dignità personale ed orgoglio che conservavano.
Appena la loro condizione di potere glielo permette, si mettono d'accordo con un altro per sistemare la propria posizione. Intrallazzatori, truffatori, mentitori, sudditi sempre con la testa e la schiena chine per mantenere il posto. Un esecutivo che ne fa di tutti i colori, i cui membri si dimettono solo perché il Capo glielo chiede, per salvare la sua faccia, poi li fa rientrare in scena quando decide lui [vedi Scajola].
E' malattia questa. Cronica e virulenta. Mortale.
Da spazzare via senza aspettare oltre.
I mezzi ci sarebbero, eccome!
Non sta a me che scrivo dirli. Io li taccio. Ma li conosco.
La speranza non mi fotte. Non ci ho mai creduto alla speranza, perché non c'è dio che che si interessi per esempio a mettere a posto il precariato. Perché dio non c'è. Dio non esiste, ne consegue che pure la speranza è un inganno del potere.
Potere politico e potere religioso che oppiano la gente, da secoli.
Pregate, siate fiduciosi, andate a casa e vedrete che la Provvidenza ci penserà.
Provvidenza e speranza sono trappole dei padroni.
Invenzioni manzoniane da far bere solo a Lucie timorate tutte casa, chiesa e sottomissione.
Una cosa di bassa letteratura borghese.
Che poi non è neppure letteratura, è un esercizio di scrittura e basta.
L'Italia non sa cosa sia una Rivoluzione; c'è stata in Francia, in Inghilterra, in Russia, in Germania, Spagna, Portogallo, Grecia… l'Italia è illibata con un imene talmente spesso da far impallidire le pareti della Grande Muraglia.
Sarà sicuramente doloroso uscire da questa situazione.
Ma non c'è altro mezzo di riscatto.
Se gli italiani lo vogliono.
Altrimenti si fottano.


Lucio Galluzzi
©2010 Common Creative Licence

su Blogger

su ChiareLettere

su I Nuovi Mostri Oliviero Beha

su Liquida

su Report on Line

su faceBook

su Twitter

su Twubs Editor e Administrator Italia e Mondo per Iran Election

Nessun commento:

Posta un commento