lunedì 2 novembre 2009

ALDA MERINI 1931 - 2009

NEL GIORNO DEI SANTI I SANTI SE NE VANNO, SENZA RUMORE.
- e noi si resta arrabbiati e soli -
I funerali mercoledì 4 novembre ore 14.00, Duomo di Milano

Il poeta deve essere contento di scrivere per sé stesso.

Il poeta è anche un uomo di pensiero, è un filosofo, un osservatore dei suoi tempi, un cronista, è un giornalista...

Bada a sé stesso in rapporto agli altri.

La gente continua a leggere Prevert, Neruda perché non ha altri esempi, siamo rimasti in pochi.

Raboni se ne è andato, lo stesso Gaber è un cantautore, ma poeti del cuore, anche papa Giovanni tutta gente che ha sentito la poesia, l'umanità, la difesa dell'uomo, dell'individuo... non ci sono più.

La poesia non fa paura, è scomoda come il fumatore.

La canzone, l'allegria, l'ottimismo aiutano a vivere, ma è un ottica da sognatori. La gente non sogna più, non ha più tempo. Quindi il poeta è un lazzarone.

Non lavora mica!

Invece Quasimodo li chiamava "operai del pensiero".

Quel filo di voce lo regalavamo non tanto alla vita, ma a dio, che era presente quando noi si soffriva nei manicomi, nelle galere, sotto il giudizio dell''uomo non certo sotto quello di dio.

A 15 anni ho conosciuto Rilke è stato il mio maestro, sarebbe impossibile pensare che io facessi l'amore con lui, le gente, stupidamente, crede che questi conviviali, questi sposalizi artistici finiscano sempre nel letto. Magari! Ma il più delle volte non accade.

Io canto l'amore e sono l'unica donna italiana che l'amore non l'ha avuto, forse perché non l'ho avuto lo canto tanto, l'ho desiderato, ho avuto un uomo che ho amato molto, che mi ha rinchiusa, l'ho amato ugualmente. più che amato. perdonato.

Io sono una persona un po' avariata, provata dal manicomio, ambire ad un amore dopo 15 anni di tortura...

Io non conosco la politica. Res Publica vuol dire cosa pubblica, credo che l'italiano non abbia il senso delle democrazia. Io sono nata sotto i tempi del duce: sono stata derubata, saccheggiata, violentata moralmente.. nessuno mi ha detto nemmeno "crepa".

Se mi nominassero senatore a vita avrei dei problemi, non la vedo comoda dormire in Parlamento, sarebbe dura. Se mi danno il mio letto... perché lì vanno tutti a dormire. Sarebbe un buon stipendio... Il dramma è che riesco a stare seduta poco .






Terra Santa





Ho conosciuto Gerico,
ho avuto anch'io la mia Palestina,
le mura del manicomio
erano le mura di Gerico
e una pozza di acqua infettata
ci ha battezzati tutti.
Lì dentro eravamo ebrei
e i Farisei erano in alto
e c'era anche il Messia
confuso dentro la folla:
un pazzo che urlava al Cielo
tutto il suo amore in Dio.

Noi tutti, branco di asceti
eravamo come gli uccelli
e ogni tanto una rete
oscura ci imprigionava
ma andavamo verso la messe,
la messe di nostro Signore
e Cristo il Salvatore.

Fummo lavati e sepolti,
odoravamo di incenso.
E dopo, quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno.

Ma un giorno da dentro l'avello
anch'io mi sono ridestata
e anch'io come Gesù
ho avuto la mia resurrezione,
ma non sono salita ai cieli
sono discesa all'inferno
da dove riguardo stupita
le mura di Gerico antica.











Io sono certa che nulla più soffocherà la mia rima,
il silenzio l’ho tenuto chiuso per anni nella gola
come una trappola da sacrificio,
è quindi venuto il momento di cantare
una esequie al passato

ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.

Ho le stigmate e da sempre,
da quando cioè ho peccato
contro la dura sorte
con un momento d’amore
[…]
dentro le mie turgide mammelle
che da sempre allattano gli angeli
da quando io fui generata.








Laggiù, dove morivano i dannati
nell’inferno decadente e folle
nel manicomio infinito,
dove le membra
si avvoltolavano nei lini
come in un sudario semita
[…]
laggiù, nel manicomio
facile era traslare
toccare il paradiso
[…]
laggiù tu vedevi Iddio…

I miei poveri versi
non sono belle, millantate parole,
non sono afrodisiaci folli
da ammannire ai potenti
e a chi voglia blandire la sua sete.
I miei poveri versi
sono brandelli di carne
nera disfatta chiusa
e saltano agli occhi impetuosi …

I poeti conclamano il vero,
potrebbero essere dittatori
e forse anche profeti
perché dobbiamo schiacciarli
contro un muro arroventato?
Eppure i poeti sono inermi,
l’algebra dolce del nostro destino.
Hanno un corpo per tutti
e una universale memoria,
perché dobbiamo estirparli
come si sradica l’erba impura?
[…]
Lasciamoli al loro linguaggio, l’esempio
del loro vivere nudo
ci sosterrà fino alla fine del mondo
quando prenderanno le trombe
e suoneranno per noi.







O poesia , non venirmi addosso
sei come una montagna pesante,
mi schiacci come un moscerino;
poesia, non schiacciarmi
l’insetto è alacre e insonne,
scalpita dentro la rete,
poesia, ho tanta paura,
non saltarmi addosso, ti prego.





Lucio Galluzzi

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