sabato 28 maggio 2011

VATICANO: TASCA NOSTRA



Ogni anno il Vaticano si mette in tasca un miliardo di euro [due miliardi della vecchie lire]

Soldi freschi, e tanti, che non sono affatto destinati ad opere di solidarietà e carità, come vuol farci credere la pubblicità della Santa Sede che ogni anno ci ammorba, in ogni dove, puntuale, in primavera, c'è la dichiarazione dei redditi.

Gli spot clericali, da due anni a questa parte, presentano una sequenza di emergenze umanitarie e sociali, ti invitano pure a "chiedere a loro", ai personaggi che appaiono nei filmati intenti ad occuparsi degli ultimi nel Mondo e in Italia.

Già, sarebbe bello poterlo chiedere veramente a loro.

La prima cosa che domanderei è: ma per questi spot sull'otto per mille, diffusi a raffica panteista, onnipresenti, piccoli capolavori di regia e fotografia strappacuore, il Vaticano quanto paga?

Quanto costa al Papa questa enorme operazione di raccolta "fondi"?

Le TV, i quotidiani, periodici, le Radio, le affissioni comunali… ricevono dal Soglio Pontificio le stesse tariffe che versa qualsiasi azienda che pubblicizza un suo prodotto?



Non so come mai, sarò un cattivo pensatore, ma qualcosa mi dice di no.

Perché loro, i porporati vaticani, non vendono nulla, saranno di certo riconosciuti come "associazione umanitaria senza fine di lucro" o "ente morale altissimo", ergo: i contratti pubblicitari per loro non costano, e se costano se li fanno pagare dal Concordato, cioè da noi.

Chiedilo a loro, per l'appunto.

Prova però a chiederlo alle suorine di Teresa di Calcutta che accolgono per davvero i moribondi d'AIDS per le strade, i bimbi buttati nei cassonetti, i veri Cristi che stanno esalando gli ultimi respiri per fame.

Non avranno neppure il tempo di rispondere, hanno il vero lavoro umile e santo da fare, il Servizio in silenzio e umiltà, sono lontane, per fortuna loro!, anni luce dallo IOR dal Opus Dei e dagli ermellini e Prada di Sua Santità [che è solo Sua, chiariamolo!].

Prova a chiederlo ai veri preti, quelli che non possono neppure permettersi l'abito talare, che di notte negli inferni brasiliani, entrano nei cimiteri, dove neppure gli squadroni della morte s'addentrano, per dare soccorso ai bambini di strada, strafatti di colla e collera, che dormono sulle lapidi perché non c'è altro posto sicuro, altrove la polizia li uccide perché deturpano il turismo e disturbano i negozianti. Ti manderanno, giustamente a quel paese, i veri preti.

E' per questo che non li fanno santi Subito.

Sono anche semi eretici perché credono nella Teologia della Liberazione e nella grazia divina per tutti.

Non sia mai!

La parte destinata dalla Santa Sede, presa dall'otto per mille, per interventi caritatevoli è solo il 20%.

Al sostentamento del clero: il 34%.

Alle esigenze di culto: 46% *.

Al miliardo di euro che ogni anno affluisce dalle tasche del contribuente alle casse vaticane, si aggiunge un altro miliardo che lo Stato italiano versa a San Pietro [non sono conteggiati i contributi di Regioni, Province e Comuni]:

478 milioni di euro per stipendi agli insegnanti di religione;

370 milioni di finanziamenti alle scuole cattoliche;

44 milioni per le cinque Università di Dio;

25 milioni per fornitura di servizi idrici alla Città del Vaticano;

20 milioni per l'Università Campus Biomedico dell'Opus Dei;

19 milioni per l'assunzione in ruolo dei nuovi insegnanti di religione;

18 milioni per i buoni scuola agli studenti delle scuole clericali;

9 milioni per il fondo sicurezza sociale dei dipendenti vaticani e loro famigliari;

9 milioni per la ristrutturazione degli edifici religiosi;

8 milioni per gli stipendi dei cappellani militari;

7 milioni al fondo previdenza del clero;

5 milioni per l'Ospedale di padre Pio a San Giovanni Rotondo;

2.5 milioni per finanziare gli oratori;

2 milioni per nuova edilizia di culto *.

Cifra complessi annua in "donazioni" intascate dalla Santa Sede: 3 miliardi di euro [sei miliardi delle vecchie lire].

Ma lo Stato italiano fa ben di più per alzare il bilancio della Città del Vaticano: rinuncia ad ogni entrata fiscale dovuta dalla Chiesa.

Ammontare dei benefici d'esenzione tasse: altri sei miliardi di euro [12 miliardi delle vecchie lire].

Gli enti ecclesiastici sono infatti circa 59.000 e posseggono 90.000 immobili.

Chiedilo a Propaganda Fide, al cardinal Sepe, ad Anemone e Balducci, chiedilo a Scajola.

Chiedilo anche ad Andreotti, Flavio Carboni, Gianni Letta, chiedilo alla borghesia nobile nera romana.

Chiedilo alla Cricca.



Il valore degli immobili di proprietà degli enti ecclesiastici si aggira intorno ai 30 miliardi di euro, esenti da imposte sui fabbricati, sul reddito delle persone giuridiche, sulle compravendite e sul valore aggiunto [IVA].

Chiedilo a Tremonti.

L'evasione fiscale Concordataria ammonta a 9 miliardi di euro [18 miliardi delle vecchie lire], metà di una manovra finanziaria di questi ultimi due anni.

Senza il peso enorme della Chiesa sulle spalle dello Stato italiano, eliminando i privilegi economici di San Pietro, la pressione fiscale [le tasse] per ognuno di noi sarebbe dimezzata.

Ora mi chiedo perché continuare a votare per gente che vuole mantenere in toto uno Stato straniero.

E' l'unico caso al mondo.

Smettere di dare il consenso a chi vuole mantenere il Concordato fra Stato e Chiesa Mussolin/Craxiano.

In nome dei nostri soldi sudati: facciamoci furbi.

Mandiamo a casa i clericali!


* Dati CEI


Lucio Galluzzi

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venerdì 27 maggio 2011

NAPOLI: PERCHE' APPOGGIARE E VOTARE DE MAGISTRIS


CAMORRA, PD E PDL: CONTINUUM TEMPORALE


- Scheda ragionata sulla politica bifronte della monnezza totale -


Quando la politica faceva finta di non occuparsi di Massoneria e P2, i poteri occulti neri si impossessarono della politica. Licio Gelli sistemò i suoi discepoli strategicamente in ogni dove.

Ballusconi, Ciqui Cicchitto Cappuccetto Azzurro e altri sono al governo e non schiodano.

Opinionisti televisivi, "giornalisti", scrittori che devono pubblicare per forza, magistrati e famosi avvocati, alti militari, dirigenti dei servizi…

Tutti sistemati dal Gran Cialtrone Venerabile Neonazista per attuare il suo golpe chiamato in P2 "Piano di Rinascita Democratica".

Che quel programma eversivo sia stato applicato alla lettera lo possiamo capire senza sforzo alcuno: la dittatura che Licio Gelli aveva programmato è in atto, talmente radicata e ben strutturata che ha quasi 18 anni.

Quando la politica fa finta di disinteressarsi di Mafia, la Mafia si impossessa della politica.



A Napoli, in un solo pomeriggio, 6.000/seimila persone si iscrissero di colpo al PD.

Perché alla Mafia non può fregare di meno della destra o dell'apparente sinistra, pesca quello che le serve dove le fa più comodo, soprattutto zappa a fondo dove il terreno è molle.

Il PD si è chiesto chi erano quei seimila tizi? Da dove arrivavano? Chi li aveva tesserati?

Nel casertano gli iscritti al PD sono più di quelli dell'intera Lombardia.

Com'è possibile che in certi Comuni, alle ultime provinciali, sempre il PD possedesse più iscritti che elettori?

E' normale chiedersi perché i dirigenti del Partito Democratico non abbiano mosso dito, non siano intervenuti per verificare queste strane anomalie.




Don Abbondio Bersani, che in Campania ha fatto incetta di voti grazie a MangiaBevi Bassolino, si spiega il fenomeno anomalo del boom dei tesseramenti con il "clientelismo che è un male antico del Sud" [risposta a domanda di Fazio a Che Tempo che Fa].

In pratica: non è Camorra.

A Castellammare di Stabia però, un iscritto decise di ringiovanire i dirigenti sparando letteralmente a un Consigliere Comunale del suo stesso partito: il PD.

Alle nozze del boss Carmine Alfieri c'era, eccome si mostrava, il Sindaco PD di Pompei. [Roberto Saviano]

Due anni fa viene arrestato Giuseppe Setola, latitante, gli sequestrano l'azienda General Impianti, intestata al fratello Pasquale.

Il clan Setola ammazzava sparando qua e là, ma la General Impianti lavorava con Certificazione Antimafia: "aveva vinto gli appalti per la manutenzione degli impianti idrici ed elettrici degli edifici della provincia di Caserta e di alcuni comuni del casertano. All'inizio erano governati dal centrodestra; poi arrivò il centrosinistra con il nuovo Presidente della Provincia Sandro de Franciscis [prima mastelliano UDC, poi voltagabbana al PD, NdA], che rinnovò per altri due anni l'incarico alla General Impianti facendo intascare ai Setola trecento mila euro di fondi pubblici." [Roberto Saviano]

La Procura Antimafia "attenziona" la gestione economica della Provincia e il De Franciscis regisce dimettendosi immediatamente e misticamente rapito se ne va a Lourdes e lì diventa membro medico del Boureau Medical che si occupa delle indagini sulla veridicità dei miracoli mariani.

Prima della "conversione", in una intercettazione telefonica, De Franciscis dice ad un suo amico: "Antonio, poi tu mi copri con la camorra di Casale eh!".

Non è da meno il PdL che degli inquisiti in Campania ha fatto il suo faro sicuro nella notte tempestosa.

Il vice coordinatore regionale Mario Landolfi è stato indagato per corruzione truffa con l'aggravante di aver commesso il reato a vantaggio del clan mafioso La Torre.

A fine ottobre 2009, Landolfi annuncia pubblicamente: "il candidato ideale per la carica di Governatore della Campania è Nicola Cosentino."




Cosentino, sottosegretario all'Economia con delega al Tesoro, è indagato per concorso in associazione camorristica.

Nel 2008 la Procura Antimafia ha chiesto l'arresto di Cosentino [La Stampa, Il Fatto Quotidiano], ma tutti sappiano che "isso" è intoccabile.

Cosentino è nato a Casal di Principe, soprannominato 'O Mericano, suo padre Mario fondò l'enorme Aversana Petroli, ora gestita dal fratello di Nicola che è fuori dalla politica.

Cinque pentiti accusano Nicola Cosentino di rapporti con i clan dei casalesi Schiavone e Bidognetti.

"Secondo Gaetano Vassallo, il pentito dei rifiuti, Cosentino insieme a Luigi Cesaro, altro potente parlamentare del PdL, controllava per il clan il Consorzio "Eco 4" [business dell'immondizia, NdA]" [Roberto Saviano]

Cesaro viene eletto Presidente della Provincia di Napoli.

Cosentino per Landolfi è per l'appunto colui che dovrebbe governare la Campania.

Nel PD, considerata la biografia chiacchierata di Cosentino, molti non sono d'accordo a dargli la Regione Campania.

Allora come mai uno che non può governare una Regione può invece fare il sottosegretario all'Economia e avere la delega al Tesoro?

Le opposizioni presentano una mozione di sfiducia personale chiedendo le dimissioni di Nicola Cosentino: molti del PdL erano assenti e la mozione sarebbe di certo passata; ma il Partito Democratico salva Cosentino: 26 si astengono, 2 contrari, 47 sono usciti dall'aula proprio al momento della votazione, D'Alema e Veltroni proprio non c'erano.

Sia Roberto Saviano che Marco Lillo raccontano la storia di una megacentrale turbogas da 800 MW a Sparanise, contrastatissima dagli ecologisti, popolazioni residenti e Chiesa.

12 anni fa, una società vicina alla famiglia Cosentino, compra dei terni e li paga 1.900.000 €, 24 mesi dopo il Comune decide di destinare quel sito alla centrale turbogas. Due mesi dopo la società vende i terreni alla municipalizzata del Comune rosso di Imola, quintuplicando il prezzo: incassa 9,3 milioni di euro. Nell'affaire della centrale si inseriscono un centinaio di Comuni emiliani, tra i quali Bologna e Ferrara.

Nel 2004, nonostante le forti proteste della gente, la giunta MangiaBebi Bassolino e il governo Ballusconi, che si vogliono bene, danno, di comune accordo il nulla osta alla centrale.

Però gli amici di cosentino e i Comuni emiliani rivendono ad una ditta svizzera: plusvalenze da decine di milioni per i cosentiniani che si mettono in consorzio con i comuni rossi emiliani, piazzano la sede in un locale della Aversana Petroli [Proprietà Cosentino, NdA] ottenendo dagli svizzeri il 15% dell'energia per poi rivendersela: incasso garantito e perenne di 40 milioni annui. [Roberto Saviano]

Roberto Saviano si appellava neppure due anni fa al PD e PDL perché mandassero a casa queste persone, chiedeva di "azzerare tutto e di non lasciare la candidatura alla Regione in mano a chi la svende a interessi criminali o feudali", ma nessuno gli ha risposto, hanno altro da fare.



L'altro da fare è "continuare" perché tutto resti così com'è, il mantenimento del "bilanciamento" un pezzo a te, un altro a me, e tutti sono felici e contenti.

Tutti, tranne i cittadini, che hanno detto qualcosa di netto e preciso alle amministrative: il PD non va al ballottaggio, il PdL non stravince al primo turno, in barba a tutti i Cosentino possibili.

De Magistris è stato, a sorpresa, il miracolo, e che miracolo!

Domani andrà lui al ballottaggio con Lettieri, il Lettieri voluto da Cosentino, perché non si muove foglia senza che lo voglia 'O Mericano.

Un miracolo a Milano e un altro a Napoli.

Scommettiamo che lunedì, dopo le 15.00, il prodigio sarà ancora più bello?


Fonti: Roberto Saviano, Marco Travaglio, Marco Lillo, il Fatto Quotidiano, L'Espresso, La Stampa, Che Tempo Che Fa, Annozero


Lucio Galluzzi

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giovedì 26 maggio 2011

MESTIZIA MORATTI LA SINDACA DELLE BOUTIQUES

LA DECADENZA DI MILANO NELLE MANI DI UNA BORGHESE DI STATO GERARCA ALIENA


Scheda ragionata sul malgoverno, i misfatti, i nomi e la cattiva condotta dell'era morattiana

***

La sindachessa di Milano sta facendo i conti con il vento che ha seminato e raccoglie tempesta.

Una grandinata improvvisa che nessuno si aspettava, né la sinistra, tantomeno il Palo delle Libertà.

Un voto che ha detto basta al populismo fascista di Ballusconi e dei suoi peones.

Il premier ha voluto trasformare il voto amministrativo meneghino in un referendum di gradimento sulla sua persona e in un test sul governo.

E' stato bocciato lui e l'esecutivo che da quasi due decenni si occupa solo del padrone.

La cattolicissima Mestizia Moratti, sapendo perfettamente quando fosse indesiderata dall'elettorato meneghino, si è dovuta abbassare ai limiti della Santadeché per salvare la capra e il cavolo.

Ha insultato, diffamato, raccontato bugie, ha offerto la parte peggiore del cattivo gusto ballando pure "Viva la Mamma" al palasharp.

Una svendita morale da vergogna.

Difatti è stata punita, lei e gli organizzatori della campagna d'odio contro gli avversari.

Ha perso pure i voti dei Cattolici che di certo non possono approvare la politica del manganello per i Rom e l'innalzamento del muro per negare ospitalità agli stranieri.



E' appoggiata da mediocri golpisti che non si fanno alcun problema, hanno nulla da perdere, a spaventare la gente annunciando catastrofi milanesi con zingaropoli, caduta della cristianità causa islamismo e interesse di Al Qaeda nella competizione elettorale.

Lei, la cattolicissima e algida imprenditrice non è riuscita nemmeno a dire un no, non si è dissociata dalle dichiarazioni neonaziste dei suoi promotori, è talmente assetata di strapotere e menefreghismo politico che tutto le va bene.

Eppure, ogni volta che si degna di uscire dai suoi palazzi, colleziona fischi, contestazioni fortissime e inviti sempre più urlati ad andarsene a casa.

Ma chi è Mestizia Moratti?

E' una imprenditrice, una borghese di Stato simil Marcecagna, che vive lontana dalla gente, tra maggiordomi e servitù, nella sua dorata dimora nel pieno centro di Milano.

Non saprà neppure quanto costa un chilo di pane e quali patate usare per fare una minestra, non vive su questa Terra, è da un'altra parte.

E' impegnata completamente in cene d'affari e politiche, ricevimenti, autisti che sfrecciano in pompa magna in centro Milano, guardie del corpo facenti funzioni di cordone sanitario per isolarla dal "volgo".

E' dovuta "scendere" al mercato rionale per promuoversi, in mezzo a quella povera gente e lavoratori alla giornata, scortata, accompagnata dalle madamine della Milano dabbene: ridicola, assolutamente fuori posto.

Patetica con il codazzo di ragazzi pagati per scandire il suo nome e cognome con enfasi zero [vedi video su Youtube].

Che ci faceva la sindachessa ad un mercato di bancarelle?

La marziana lì non l'avevano mai vista, gli ambulanti glielo hanno urlato chiaro e tondo.

Ma si sa, durante le elezioni i sindaci uscenti e pure mazziati, costretti al ballottaggio [e sotto di dieci punti come la Mestizia], fanno la qualsiasi cosa per vendersi.

Ai mercati poi la BatMam di certo non trova abiti adatti al suo lignaggio sociale, non ci sono le boutiques parigine sotto i tendoni, non vendono Chanel, Yves Saint Laurent, Prada… al limite può comprasi qualcosa da 30/40 euro al massimo.

Ridicola, griffata dalla testa ai piedi, con la messimpiega fatta mezz'ora prima, i gorilla che la proteggono, lei che si sforza di ridere e mostrare un viso popolano, ma le riesce solo una smorfia tra il disgusto e la compassione per i poveri cristi.

Che cosa ha da comunicare alla gente della strada questa signora che vive nello sfarzo e nel lusso assoluto del suo palazzo-dimora nel cuore di Milano, lei cha ha pure un'azienda, la Saras SpA?

Può trasmettere forse buona condotta? Neanche quella.

Basta chiedere agli addetti ai lavori quante e quali volte Mestizia è stata presente ai Consigli comunali, se la si trova facilmente a concedere udienze, come ha trattato e tratta i "dipendenti" sotto il suo potere: licenziandoli in tronco per sostituirli con i consulenti d'oro di suo gradimento o invitandoli senza troppi convenevoli ad andarsene in pensione anticipata per fare posto a quell'amico degli amici o al consigliato dell'ultima ora.

Tant'è che proprio per questa cosa la sindachessa è stata bicondannata dalla Corte dei Conti, deve restituire quanto ha abusivamente fatto sborsare allo Stato, cioè a noi, per strapagare quanto poteva ottenere a molto meno mantenendo in servizio i consulenti che aveva ereditato.

Nello scandalo delle consulenze d'oro al Comune di Milano non ci è finita solo lei, ma suoi collaboratori fidati, e di certo tutto quanto finirà un una assoluzione, prescrizione o qualche altra dannata scappatoia che troveranno per farla franca.

Milano nei cinque anni di "dominio" Morattiano non ha conosciuto alcuno sviluppo. Ha sperimentato e consolidato sempre di più l'emarginazione e i ricchi lo sono diventati sempre di più.



Le famiglie aspettano le case, gli anziani l'erogazione dei servizi, i giovani, sempre più delusi e arrabbiati, hanno chiesto certezze per il loro futuro, ma sfortuna loro non hanno potuto costruirsi alcuna Bat Casa con annessa Bat Caverna.

I malati non hanno neppure potuto andare una sola volta a farsi i benefici bagni in acqua salata nella piscina del figlio Moratti, sempre nella Bat residenza; la Mestizia, che aveva male ad un polso, ci andava regolarmente, perché "traeva beneficio da quella salsedine", ci andava scortata, restava da sola in quella reggia minimalista extralusso, e i gorilla l'aspettavano sotto.

E i cittadini milanesi pagano tutte queste cose.

Devono anche sentire la poveretta che racconta le balle più mediocri: lei non sapeva dell'abuso edilizio del figlio, ma è felice che il rampollo abbia deciso di donare quell'immobile in beneficenza: chissà poi a chi?

La sicura ha pure detto che in quella casa ci sarebbe andata una o due volte: bugiarda!

Milano con la conduzione di Mestizia è sempre di più colate di cemento, altro che verde ed ecologia!, assiste allo stupro di una donna ogni giorno, spaccio di droga a cielo aperto, criminalità organizzata ['Ndrangheta] ben "sistemata" nel tessuto economico-imprenditoriale meneghino.

Gli assessori tacciono,se provano ad esprimersi c'è la destituzione.

Possono solo parlare la sciura Mestizia e la Moioli, sempre e solo loro due.

Chi non si adegua fa la fine di Sgarbi e Maiolo.

Deve sempre e solo apparire la Sindachessa, guai a chi le fa ombra.

La cultura a Milano è in mano a Finazzer Flory: ma chi è costui?

Povera Milano.

Prima dell'oscurantismo nero morattiano, la città della madunìna ospitava con accoglienza 212 mila stranieri; oggi è sempre più xenofoba e razzista.

I senza fissa dimora muoiono per freddo [11 sono morti nel 2010 e solo a Milano, l'assessore Moioli gestisce però 237 milioni l'anno per intervenire].

Giorgio Armani parla di una Milano dove la gente di sera, non esce più di casa; non ha voglia di trovare in piazza Duomo immondizia e bottiglie di birra fracassate.

Milano: la città della moda nel mondo, delle finanziarie, della Borsa, delle grandi banche, delle assicurazioni, dei grandi quotidiani… eppure le famiglie non arrivano alla terza settimana del mese.

Si è mosso solo Tettamanzi, l'arcivescovo, che ha istituito un fondo per le persone in difficoltà.

E la Moratti che fa per Milano?

Distribuisce consulenze d'oro ad amici e conoscenti, si fa condannare insieme alla sua Giunta dalla Corte dei Conti.

Gente che prima era nella sua lista ora ha incarichi ben remunerati in Comune, Enti e Municipalizzate.

Come gli avvocati Di Capua e Vincenzo la Russa, Gianpietro Borghini, l'ex socialista della UIL Albertini, il dottor Roberto Cornazzi [al Besta e al Golgi-Redaelli], suo figlio, Gianluca, all'Ufficio Tutela Animali, la moglie di Paolo Scaroni [Amministratore Delegato ENI] al Pio Albergo Trivulzio come vice presidente, Elio Catania all'ATM, il docente Gianfranco Senn trombato dagli elettori nella lista Moratti è alla presidenza della MM milanese… si potrebbe ancora continuare per parecchio, ma meglio citare solo ancora Luciano Riva Cambrin, testa di serie della ex DC milanese, da sempre in sodalizio con Maurizio Prada, viene anche lui sistemato all'Istituto Golgi-Redaelli.

Mestizia Moratti chiede ancora il voto per continuare a fare cosa?

Insulta e diffama a raffica l'avversario, ma scappa appena una sola domanda le chiede conto del suo malgoverno e condotta politica.

Lei e solo lei, e guai a chi le si frappone.

Lei la sciura gerarca che viene da un altro pianeta.

Una lucertolona.


Lucio Galluzzi

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mercoledì 25 maggio 2011

QUANDO COSA NOSTRA TI CHIEDE IL VOTO


COSI MILANO DIVENTA LA VILLOPOLI DEI PADRINI


C'era una volta un Cavaliere che raccontata molte storie per intrattenere i suoi estimatori creduloni.

Diceva di aver comprato una casa in Brianza, ad Arcore, trovò lì delle scuderie, dei maneggi e delle piste e disse a Marcello di trovare un fattore che sapesse di cavalli.

Lo stalliere fu individuato, era un tizio conosciuto in diversi ambienti, soprattutto giudiziari, trattava di cavalli in un modo strano, per lui e i suoi amici quei quadrupedi volevano dire droga. Proprio per questo, al dibattimento del maxiprocesso, fu condannato per traffico di stupefacenti.

Il Cavaliere seppe che lo stalliere si chiamava Mangano e lo chiamò a casa d'Arcore insieme alla moglie e due figli.



Pensate che "si occupò benissimo di tutti i campi, delle coltivazioni e soprattutto benissimo dei cavalli". [il Cavaliere]

Mangano fu indicato sia da Buscetta che da Contorno come uomo d'onore appartenente a Cosa Nostra.

"Solo che poi la polizia iniziò un'indagine che fece emergere come questo Mangano avesse avuto una serie di assegni a vuoto…" [Il Cavaliere]

Mangano risiedeva abitualmente a Milano, e da numerose intercettazioni telefoniche, agli atti giudiziari, faceva da terminale per il traffico di droga gestito dalle famiglie mafiose palermitane.

Mangano viene condannato per la sua partecipazione a Cosa Nostra nel processo Spatola, l'istruttoria fu di Giovanni Falcone; incriminato nuovamente per mafia e traffico internazionale di droga nel maxiprocesso Falcone/Borsellino, nel quale non viene condannato per mafia, perché già condannato per lo stesso reato nel processo precedente, ma si becca 11 anni per traffico internazionale di stupefacenti.

Il Cavaliere racconta invece: "quando emerse questa cosa [degli assegni a vuoto, DdA] questo signore [Mangano, NdA], senza che nessuno glielo chiedesse lasciò spontaneamente l'incarico… e poi successivamente, nella sua vita, avvennero dei fatti per cui fu accusato di avere dei rapporti con l'organizzazione della Mafia, mi sembra perché partecipò al pagamento di pizzi… di core presso commercianti eccetera."

Nel 1995 Mangano viene nuovamente arrestato e condannato [in primo grado, NdA] a due ergastoli per tre omicidi.

Nel 1994 il Cavaliere fa la sua prima campagna elettorale al grido di "viva Di Pietro, viva Falcone e Borsellino, non siamo i continuatori dell'esperienza di mani pulite"

Il discorso di insediamento del primo governo del Cavaliere: "Viva mani pulite, viva il pool di Palermo!"

14 anni dopo altra campagna elettorale del Cavaliere: "Di Pietro mi fa orrore… Mangano è un eroe."

Il fidato scudiero Marcello, la Mafia l'ha solo vista al cinema e anche letta sui libri, dice, soprattutto conferma che la Mafia non esiste.

Secondo la Corte d'Appello di Palermo, Marcello avrebbe fatto da tramite tra Mafia e Cavaliere, dandosi da fare per consolidare tale sodalizio e permettendo consapevolmente a numerosi boss di agganciare il suo padrone e di conseguenza la sua impresa che da lì a poco sarebbe diventata un impero economico; Mangano viene assunto ad Arcore su richiesta di Marcello, non per accudire cavalli, ma per garantire l'incolumità del Cavaliere.

Scrivono sempre i giudici: "la presenza di Mangano ad Arcore avrebbe avuto lo scopo di avvicinarci al Cavaliere, imprenditore milanese in rapida ascesa escomia avviando, in questo modo, un rapporto parassitario protrattosi per quasi due decenni. il Cavaliere avrebbe anche pagato ingenti somme di denaro in cambio di protezione alla sua persona e famiglia. Questi pagamenti si intrecciano con altri versamenti per la messa a posto della Fininvest, che all'inizio degli anni '80 aveva cominciato a gestire alcune emittenti televisive in Sicilia."

Marcello viene condannato a sette anni per concorso esterno mafioso.

Durante il dibattimento, nella seconda udienza dedicata alla difesa, il 21 maggio 2010, Marcello ammette di aver avuto incontri occasionali con i boss, ma solo per tutelare gli interessi economici del suo amico Cavaliere, un atto d'amore insomma.

Ma non aveva detto che lui la Mafia l'ha solo vista al cinema e letta sui libri e che non esiste?

Gli attentati alla Standa, il pizzo che il Cavaliere avrebbe pagato per le sue emittenti televisive in Sicilia, i versamenti per garantirsi protezione, Marcello avrebbe agito, come mediatore, non per interessi personali, ma per altruismo nei confronti di un grande amico minacciato nella sua funzione di imprenditore e grande promessa finanziaria.

Il Partito dell'Amore per l'appunto.



Mangano diventa un eroe. Lo diventa per il Cavaliere e ancor di più per Marcello

Marcello lo dice ogni volta che parla dello stalliere pluriomicida e trafficante internazionale di droga.

Mangano è un eroe perché non ha parlato.

"Mangano è il mio eroe, come l'eroe di Andrev nei fratelli Karamazov [Nei Fratelli Karamazov non c'è alcun Andrev, NdA], io non so se al posto di Mangano sarei stato zitto per tutti quegli anni…" [Corriere della Sera]

Mangano è morto, perché citarlo di continuo?

Perché sottolineare sempre questa meschinità dell'eroe?

Marcello e gli altri non o devono più temere.

Non è che per caso, Marcello dice Mangano perché vuole in realtà dire "Marcello io medesimo sono un eroe"?

Infatti, Mangano se ne è stato zitto per tutti quegli anni, io, Marcello, non lo so se riuscirei a tacere… se finisco dentro, chi lo sa, potrei anche parlare.

Ma dice anche di più: tutti i mafiosi che sanno la verità sulla nascita di Forza Italia e delle stragi e non parlano, sono eroi.

Chissà cosa ne pensa Giuseppe Graviano.

Cambiano i tempi e il Cavaliere non dice più viva il pool di Palermo, viva Di Pietro, viva Falcone e Borsellino.

Prima di arrivare alla strategia dell'insulto libero e criminalizzazione di giudici e pubblici ministeri ripetuti giorno dopo giorno fino alla nausea, prima di giungere a "via le BR dalle Procure", il Cavaliere disse alla Boccassini: "Ma devo proprio insegnarle io come si corrompe cash un giudice?"

Questa gente ha ancora il coraggio infame di chiedervi il voto.


Lucio Galluzzi

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