venerdì 26 ottobre 2012

LA VERGOGNA

La vergogna è un metro di misura che distingue e discrimina l'umano dal disumano.
I normali appartenenti alla nostra razza, fin da cuccioli, quando fanno qualcosa di sbagliato e vengono scoperti, se ne vergognano.
Se un bimbo è incline alla menzogna, furto, mitomania, prevaricazione, violenza verbale e l'atto educativo, famigliare e scolastico, non modificano in positivo, durante l'evoluzione del percorso di apprendimenti, i disturbi comportamentali e/o relazionali del minore, allora occorre obbligatoriamente chiedere l'aiuto coadiuvante di psicologi, neuropsichiatri infantili, insegnanti di sostegno... affinché con il team docente e la famiglia si attivi un progetto comune, mirato ad aiutare il cambiamento del "disturbato".
Un bambino che compie atti negativi e dannosi per gli altri bimbi e non se ne vergogna, anzi ne va fiero, soffre di qualcosa di ben preciso: o lo si aiuta in tempo o peggiorerà sempre di più, fino al bullismo.
Il bambino scolarizzato che dimostra non rispetto per la figura adulta dell'insegnante, negandone addirittura l'utilità, relazionandosi con lui come fosse un nemico da abbattere, ha assoluto bisogno di essere aiutato per sciogliere il nodo affettivo che si porta dentro.
Vergognarsi dei propri atti negativi è terapeutico, è prendere coscienza dei limiti da non travalicare, comprendere attraverso il sentimento del pudore, di volta in volta, che crescere bene implica responsabilità verso gli altri, anche se sei piccolo.
A leggere dell'infanzia di Hitler e del suo percorso adolescenziale, di come e quanti comportamenti gravi e malati esibisse, di quali disturbi si vantasse con gli amichetti, come usasse la violenza cinica sul compagno debole... ben si comprende il perché poi sia diventato quel mostro che tutti conosciamo.
Un uomo piccolo, in tutti i sensi, che non voleva invecchiare, usava ceroni e belletti, inchiostri e trucchi pesanti per apparire sempre giovane e "bello"; misogino all'estremo, di lui dovevano dire che le donne, tutte, le possedesse con grande forza virile, quando la realtà era ben altro squallore.
Non lo potevano contestare, chi se lo permetteva finiva male, se era fortunato perdeva l'incarico, altrimenti: la vita.
Per non essere esposto al "pericolo" della vergogna, Hitler si circondava solo di imbecilli, avanzi di galera, falliti e disturbati mentali, cercandoli, e facendoli cercare, con ossessione: chi intorno a lui dimostrava intelligenza e spirito critico veniva immediatamente epurato.
Gli uomini "piccoli" non si vergognano, mai.
I tratti evolutivi di altri uomini "piccoli" senza pudore alcuno, si ritrovano, identici, nelle biografie di tutti i dittatori, passati e presenti.
Non è normalità che un vecchio ultrasettantenne si presenti in video alla Nazione che ha distrutto per quasi vent'anni, imbellettato e liftato, tirato chirurgicamente in viso tanto da non poter quasi neppure parlare, mascherato da donna con una parrucca di stracci coibentati; oltre al ridicolo totale, c'è malattia sempre più conclamata e grave.
Non è normalità che lo stesso tristissimo pagliaccio si esprima con disturbi della lingua, biascicando le parole, scambiandone una per l'altra,, con enfasi che ricorda un ubriaco o un fatto di chissà cosa.
E non se ne vergogna.
Non è normale che un vecchio nonno si diverta con decine di prostitute a sera, qualcuna pure minorenne, facendole travestire da suore, infermiere, calciatori o giudici... che se le faccia portare a casa, in una sede istituzionale, da un fallito, in bancarotta fraudolenta, dedito alla più bassa mercificazione dei corpi, anche maschili; che le faccia "testare" da un altro "piccolo", biscazziere, maggiordomo servente, ricattatore e ladro.
Non è normale che l'uomo "piccolo" proietti, negandoli, tutti i suoi gravi sintomi e disturbi psichiatrici sugli altri, tutti gli altri che non sono come lui e chiunque provi a fermarlo o aiutarlo, finisca nel fango mediatico, nel dossieraggio, nell'insulto pubblico più bieco.
Non è la prima volta, e non sarà l'ultima, che i Giudici, in sentenza, lo classifichino come "delinquente naturale" o "abituale", e tutte le volte, lui e il suo codazzo di imbecilli cicisbei debbano sentirsi in obbligo di commentare dispositivi giudiziari insultando magistrati, PM, Tribunali della Repubblica.
Il "delinquente naturale" legittimando istituzionalmente la sua inclinazione a fottersene delle Leggi dello Stato, che pure rappresentava, ha di fatto autorizzato una marea di ladroni, inciucioni, truffatori, mafiosi, papponi, derelitte arrampicatrici sessuali, a fare esattamente come lui; perché se il primo a farlo è il Capo, allora i sottoposti fanno altrettanto, se non peggio.
Non è normale allora che su 120 deputati suoi, oltre 60 siano inquisiti, condannati, indagati, sentenziati e pochissimi, due o tre, abbiano assaggiato le patrie galere.
Si perde troppo tempo utile a raccontare di tutti i processi, passati e in atto, che l'imbellettato annovera nella sua triste esistenza [chi volesse li può trovare qui: http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/berlusconi-governo-processi-condanne-assoluzioni-362002/], e non è normale che non se ne vergogni.
Non è normale un Presidente della Repubblica come quello attuale e neppure il Governo, finto, che il Capo dello Stato ha imposto al popolo non più sovrano.
Nessuno se ne vergogna.
Anzi, appaiono tutti, uno dopo l'altro, a cercare ancora di imbonire la "massa stolta".
Se questo è "uno stato barbaro, invivibile, come sta tuonando nuovamente il quasi morto, allora nessuno lo trattiene in questo Paese; lui e la sua corte di miracolati, ora nella polvere, possono tranquillamente togliersi dai coglioni, espatriare e occupare una delle tante residenze estere che possiede/ono.
Credo che dopo vent'anni di schifo politico e istituzionale l'Italia meriti davvero di voltare pagina, e in fretta.
Se poi i "piccoli uomini" non ce la fanno a lasciare il Paese che "tanto hanno amato e amano", sentendosi però perseguitati, complottati, rovinati, infangati, barbarizzati, possono sempre, però,  spararsi un colpo in bocca.

Lucio Galluzzi

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venerdì 12 ottobre 2012

BAMBINI & GESTAPO

Lettera aperta a capi, orchi e orchesse
e p.c. 
alle streghe e mangiafuoco

Non è interessate quello che hanno da dire, ora, gli esecutori, i mandanti, i sottosegretari, il capo della Polizia, genitori, Fini o Schifani, la Cancellieri e l'Anticrimine di Padova, presidi, insegnanti e personale scolastico di quella scuola in provincia della città del santo.
Non lo è, nella maniera più assoluta.
Spero che il tizio che impersona, a sua insaputa, il Presidente della Repubblica, non esterni, taccia almeno questa volta.
Le immagini terribili e le urla del bambino, portato via da agenti di polizia, come un trofeo di caccia grossa, trascinato, sbattuto su una macchina, usato come ostaggio nell'odio genitoriale, impongono solo la vergogna totale di tutti gli adulti che hanno a che fare, direttamente e indirettamente, con la vicenda.
E' un pugno allo stomaco quello che si vede e si sente in quel video, fa rabbrividire, strappa l'anima.
Ci sono atti gravissimi che orchi e orchesse portano in essere, scientemente, fottendosene di quello che il bimbo grida a tutti loro.
Chiede aiuto, dice che non riesce a respirare, chiama il nonno, la zia, impreca contro i suoi sequestratori, si dimena, tira calci e morde, molla testate a quelle persone in divisa, che lo dovrebbero difendere, proprio perché hanno una divisa e invece lo stanno sbattendo su un'automobile per portarlo via da tutto.
Loro, i grandi con i distintivi, dicono cose inqualificabili, la frase più triste alla zia: "io sono un funzionario di polizia, lei è nessuno!"
Poi al telefono un certo Eduardo Suozzo, dirigente della Questura di Padova, aggrava ancora di più la posizione di questa Gestapo: "Voi giornalisti avete in mano un video che non è il nostro. Il nostro lo consegneremo domani agli inquirenti. Nessuno ha trascinato via il bambino. Lo dite voi, non il nostro video. Noi siamo arrivati a scuola e abbiamo consigliato al padre di avvicinarsi al bambino, abbracciarlo e poi portarlo via, ma il minore ha cominciato a reagire con veemenza, imprecando, dando calci, testate, urlando... ripeto... con veemenza, per questo siamo dovuti intervenire, abbiamo un'ordinanza in mano che toglie la patria potestà alla madre... l'abbiamo fatta rispettare."
Ma dove li prendete certi ignoranti?
Questo fa il dirigente di una questura e non sa che il termine "patria potestà" non esiste più, è stato sostituito per legge, da tempo, da "genitorialità".
Ma non basta: loro sono dovuti intervenire perché un bambino di dieci anni si rifiutava di accettare il tradimento di un abbraccio del padre, trasformato in morsa da rapimento [squallida "mossa" consigliata proprio dagli agenti]?
Come dire: tanto i bambini sono scemi, non capiscono, noi siamo i grandi, facciamo quello che vogliamo di loro e con loro e se i piccoli si ribellano sono botte e cancellazione del loro esistere in vita come cittadini.
Non basta ancora: tutti i compagni di classe del bambino sequestrato, hanno visto le quattro persone in divisa che trascinavano via il loro compagno, tra le grida, i pianti, la disperazione e la sconfitta.
Nessuno li ha fatti scendere, quei suoi compagni, non si sono aperte le porte della scuola per soccorrere quella preda che impazziva di dolore, non sono usciti insegnati e preside, personale scolastico, non sono intervenuti altri genitori che erano lì, a sottrarre il piccolo dalla furia degli orchi e orchesse, portarlo al sicuro, tranquillizzarlo.
Sarebbe interessante sapere se quelle stesse porte le hanno aperte prima, per fare entrare lor signori.
La sconfitta non è di quel piccolo figlio di tutti noi.
Siamo solo noi i perdenti.
Perché quelle immagini non hanno solo fatto il giro di tutte le testate giornalistiche italiane, stanno sui circuiti internazionali, e l'Italia, grazie sempre agli uomini in divisa, continua a fare la figura che merita: un Paese con le libertà sospese, dove le forze dell'ordine sono libere di fare quello che vogliono, perché tanto resteranno per sempre impunite, non perderanno il lavoro e continueranno scelleratamente a reiterare.
Un'Italia dove gli italiani accettano tutto, qualsiasi cosa, anche la più grave e non muovono un solo dito per dire "noi non ci stiamo".
E se viene permesso che un bambino sia trattato in questo modo, senza che quegli agenti siano "presi" di peso dalla folla e mandati al paese dove meritano, allora la frutta marcia dove pensavamo di essere arrivati è putrefazione.
Pochi giorni fa, a Roma, al corteo degli studenti contro i tagli alla scuola pubblica, un altro ragazzino, un 15enne del "Virgilio", è stato preso nello stesso modo da funzionari di polizia, dalle caviglie e polsi e trascinato via con violenza, come un cervo morto sparato a pallettoni dopo la battuta di caccia.
E Manganelli che fa?
Si scusa, come aveva fatto per i massacri alla Diaz, per i pestaggi di cittadini inermi scambiati per Black Bloc solo perché vicini ad uno stadio durante una partita serale, per i calci e i pugni ad un torinese che aveva la terribile colpa d'essere un po' brillo, forse.
Si scusano per Stefano Cucchi, Giuseppe Uva, Federico Aldrovandri, Carlo Giuliani...
Si battono il petto, ridicoli!, e reiterano, peggiorandosi.
L'immagine concreta di queste forze dell'ordine è devastante e degna di un paese dittatoriale.
Trattare in quel modo, con quella strafottenza, abuso di potere, un bambino, riporta alla mente altre immagini, dolorosamente tristi e disumane, che si sperava fossero documentate solo in Schindler's List e appartenenti ad un passato storico bieco e nero come le camicie brune di quelli che lo agitavano.
Invece no.
Niente scuse, finti pentimenti e maschere di dolore, niente perdono per queste streghe cannibali.
Le "forze dell'ordine" italiane hanno bisogno di pulirsi, radicalmente: non sono più da anni al servizio del cittadino, non lo difendono, anzi.
Gli uomini in divisa hanno urgentemente bisogno di studiare, formarsi, aggiornarsi; è inaccettabile che si offra un lavoro delicatissimo a gente priva di coscienza civile e umana.
Non è più tollerabile che: "gli agenti, i dirigenti polizia, con il loro comportamento di violenze inaudite al G8 di Genova, hanno discreditato l'immagine dell'Italia a livello internazionale, danneggiandone gravemente l'onorabilità; nei nostri Codici non esiste, purtroppo, il reato di tortura, seppure la Corte Europea ne ha sollecitato più volte la sua introduzione. I responsabili degli atti gravissimi alla Diaz non possono essere perseguiti neppure per gravi lesioni personali perché i reati che hanno commesso sono prescritti; resta la constatazione di questo Collegio, amara, che uomini al servizio dello Stato abbiano reso allo stesso Stato, cioè ai cittadini e ai giudici, false testimonianze, depistaggi nelle indagini, abusi di potere e inosservanza delle più elementari norme sulle libertà personali e diritti umani..." [Corte di Cassazione, Sentenza sui fatti G8 di Genova, Torture alla Diaz].
Nessuno dei responsabili ha pagato, sono tutti al loro posto, qualcuno anche promosso a ruolo superiore di sottosegretario.
Come nessuno pagherà per per l'azione della Gestapo di Stato al bambino di padova.
Come da sempre.
Tutti intoccabili, impuniti, protetti dalla Legge che hanno fatto, i loro veri capi,  per permettergli di delinquere in nome di quella stessa Legge.
Orchi e orchesse sanno perfettamente che non saranno licenziati in tronco per quello che fanno perché: "io sono un funzionario di polizia e lei è nessuno".

Lucio Galluzzi

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