venerdì 27 aprile 2012

PIEMONTE & NDRANGHETA - PARTE TERZA, ALESSANDRIA

"A LORO INSAPUTA"

Ha 29 anni Giovanni Tizian,  è il primo giornalista che risiede al Nord che vive sotto scorta.
Vive a Modena, scrive sulla Gazzetta di Modena, su l'Espresso.
E' calabrese, nel 1989 la ndrangheta gli uccide il padre, a otto anni si trasferisce.
Il padre era un impiegato di banca, assolutamente limpido: nessuna verità per lui, l'inchiesta giudiziaria è rimasta archiviata.
Giovanni ha sempre scritto di mafie, ora, nel mirino degli assassini di mammasantissima c'è anche lui.
In tanti si scrive sulla criminalità organizzata, le sue infiltrazioni nella cosa pubblica e governo locale/centrale, idrovora degli appalti pubblici, bacino enorme di voti per i politici che promettono a picciotti e boss.
Si scrive da tempo: come mai la politica non se ne è mai accorta?
Giovanni viene minacciato di morte dopo vent'anni dall'assassinio del padre: vent'anni nei quali nulla è cambiato, semmai il sistema mafia/politica/trattative si è consolidato e istituzionalizzato.




21 giugno 2011: Alessandria, i ROS di Genova, guidati dal tenente colonnello Storone, sono nella terza città più importante del Piemonte, è notte, in una villetta isolata in aperta campagna vanno a prendere Giuseppe Pronestì , 62 anni, da Cinquefondi [Reggio di Calabria], per tutti è un semplice pensionato; ma gli inquirenti sanno che è il boss della ndrangheta nel basso Piemonte.
La sua casa è piena di quadri di san Michele Arcangelo, scelto dalla ndrangheta come suo protettore. se l'è fatto tatuare su un bicipite anche un genero di Prenestì.
Nella perquisizione di quella notte, viene ritrovata una lista di esercizi commerciali e nomi, accanto cifre.
Il titolo del documento è "Fiori da Prendere", ma il boss non sa cosa sia quella lista custodita in casa sua, a domande non risponde, come è ormai diventata squallida moda italiana di questo ultimo ventennio nero e sangue: a sua insaputa.
Nel giardino di quella villetta, i ROS scoprono un vano mimetizzato, ricavato all'interno di un muretto, usato per nasconderci qualcosa, grande come una scatola per scarpe.
In un piano della casa Alessandrina di Prenestì ci vivono la figlia del boss e suo marito, Fancesco Guerrisi di Taurianova, Reggio di Calabria; ufficialmente è operaio presso l'ILVA di Novi Ligure, per gli inquirenti è 'ndranghetista.
Viene anche perquisita la cameretta della figlia, cercato fra i giocattoli, quaderni e materiale di scuola.
L'attenzione dei Carabinieri è anche per l'album delle foto del matrimonio di Guerrisi, tra gli invitati c'è Antonio Maiolo. "un mio conoscente" dice il genero di Pronestì.
Antonio Maiolo verrà arrestato nella notte stessa: associazione mafiosa.

Contemporaneamente, in una abitazione alla periferia di Alessandria, arrestano Giuseppe Caridi, pure lui da Taurianova [Reggio di Calabria]: Caridi è Consigliere Comunale di Alessandria, eletto nelle file del PdL, è Presidente della Commissione Territorio, l'organismo che indirizza il Piano Regolatore della Città.



Caridi non è semplicemente accusato di essere amico di malviventi, ma lui stesso per i PM è ndranghetista con la qualifica di "picciotto".

Giuseppe Caridi legge e studia molto, divora libri/manuali dove vengono spiegati i rituali di affiliazione alla mafia e le regole per l'assegnazione delle "doti", è un gran sottolineatore di paragrafi, nella pagine scriva a grandi lettere: "già letto".
Durante la perquisizione dice che quei libri li ha comprati ai mercatini.
Sicuramente ai mercatini non ha trovato le decine di armi che custodiva nel suo salotto: fucili a canne mozze [lupare], pistole  automatiche e a tamburo, coltelli, carabine... 
L'arsenale personale del Carini era stato dichiarato: ma a cosa gli serviva?
Andava ai Consigli Comunali sparando al cardellino?
Presiedeva la Commissione Territorio di Alessandria tagliando pecorino pipato niru con coltellacci?
Mistero.



Di fatto questo tizio era nelle Istituzioni della Città, i politici come mai non se ne erano accorti prima?
"A loro insaputa".
Gli arrestati insieme a Giuseppe Caridi sono, in una notte, 19, tutti calabresi e tutti residenti tra Asti, Alessandria, Cuneo.
Insieme avevano creato la ndrina "locale".
Ma come mai è potuto succedere tutto ciò in una delle città più operose del Piemonte, senza che alcuno avesse mai lanciato un segnale, un allarme?
Soprattutto, come è possibile che malavitosi sedevano in Consiglio Comunale e dirigevano la Commissione Territorio così indisturbati, tranquilli, magari pure riveriti?
Enrico Sozzetti, cronista del Piccolo, il periodico bisettimanale alessandrino: "C'è assenza di segnalazioni volontarie da parte del mondo delle imprese; però il camion bruciato, la ruspa danneggiata, questo c'è... non viene denunciato. Nella vita, ufficialmente, Giuseppe Caridi fa il calzolaio, si avvicina alla politica nel 2007, si candida per Forza Italia, viene eletto, nel giro di brevissimo tempo gli viene affidata la conduzione della Commissione Consigliare Politica del Territorio: tutto quello che è edilizia pubblica, privata, industriale. La ndrangheta ormai è entrata a Palazzo.
Palazzo Rosso è la sede del Comune di Alessandria, in pieno centro storico, Piercarlo Fabbio è il sindaco, considerato da molti come lo sponsor ufficiale di Caridi, che su di lui dice: "Lo conosco da una trentina d'anni, forse anche di più, a me è sempre sembrata [sic!] un amministratore pubblico orientato al bene comune. Caridi a capo della Commissione Territorio lo ha messo la maggioranza, io sono il capo dell'Amministrazione, non quello della maggioranza. Noi siamo attenti... ma non avevamo segnali, non ci sono precedenti. La Commissione Territorio dal punto di vista della pianificazione è di certo importante. La politica non è mettere un tecnico preparato e non un calzolaio a dirigere commissioni nevralgiche, si tratta di interpretare le esigenze della cittadinanza, non ci sono condizionamenti esterni al Consiglio Comunale. Io sono assolutamente tranquillo."



E' incredibile, davvero, questo mantra maledetto del "a mia e a nostra insaputa".
Ma poi, cosa vuol dire che la politica non è cercare tecnici preparati da mettere a dirigere Commissioni come quella che regola l'edilizia pubblica, privata e industriale?
E' stato messo un calzolaio, con tutto il rispetto per il nobile mestiere di chi lo è davvero, a presiedere l'edilizia del territorio alessandrino perché sarebbero "state interpretate le esigenze della cittadinanza"?
Le esigenze dei cittadini erano quelle di volere Caridi, calzolaio, affiliato alla ndrangheta, con un arsenale di armi nel salotto, arrestato dai ROS per associazione mafiosa, con il grado di picciotto... e la "politica ha interpretato le esigenze"?
Valle San Bartolomeo, Alessandria, è una zona verde, un polmone di respiro per la città, ma una variante al Piano Regolatore, voluta dalla Commissione che era presieduta da Caridi, trasformerà il sito in una cascata di cemento.
Ce' il dubbio che la Terza Variante al Piano regolatore sia stata in qualche modo, forse, non si sa, indirizzata, condizionata, magari no, dalla criminalità organizzata. I dubbi sono legittimi e occorrerebbe fugarli con risposte certe.
Durante una riunione di Commissione, Caridi, il presidente amante dei fucili a canne mozze, prende addirittura una sedia e la scaglia contro chi, all'interno della Commissione stessa, gli stava chiedendo spiegazioni sullo stravolgimento di Valle San Bartolomeo, la variante dentro la quale "ballano" cinque milioni di euro.
Alla periferia di Alessandria, verso la Valle, hanno già cominciato a costruire: villette su una collina verde, addossate una sull'altra, con muro di contenimento perché non crollino, disabitate: chi comprerebbe una casa "trattenuta" dal rovinare in macerie se viene tolto il muro che la tiene ancorata al declivio?
Ma si vede ben altro scempio in quella zona: ad una prima occhiata il verde è offeso a morte da enormi voragini che parrebbero cave, invece di tratta dello sbancamento delle colline. Un paesaggio da paradiso e bellezza per gli occhi, ossigeno per la città, distese di prati, campi, alberi, sarà completamente distrutto, al suo posto ci sarà quello che è stata "l'interpretazione delle esigenze dei cittadini "da parte dei politici di maggioranza di Palazzo Rosso: cementificare e snaturare il paesaggio cosi come volle Caridi.











Lucio Galluzzi


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[continua...]

Allegati
Operazione Minotauro/Califfo Atti:
intercettazioni ambientali, trascrizioni, osservazioni inquirenti

Caridi Giuseppe- Affiliazione-la politica-il territorio




1 - Anche  PRONESTI’ Bruno Francesco si diceva sicuro che avrebbe partecipato meno
gente, ritenendo possibile la presenza al massimo di tre rappresentanti per ogni
locale (cfr l’espressione “Ma non ne vengono neanche tre…”). Lo stesso PERSICO
afferma di aver invitato alla riunione anche tale compare Peppe, chiamato anche lo
“scarparu”, evidentemente intraneo al sodalizio ed interessato alla questione: il
riferimento non può che intendersi volto a CARIDI Giuseppe, soprannominato
proprio compare Peppe dagli altri affiliati e svolgente l’attività di commerciante nel
settore delle calzature [è titolare dell’attività commerciale “Calzaturificio CARIDI” con sede in Alessandria via San Pio V nr. 5-7 - impresa individuale CARIDI
Giuseppe]


.
PERSICO Domenico :  Esatto, io mi devo basare sul numero degli invitati, capite?, Non è
che io li voglio lasciare a casa, per carità, ci mancherebbe!...Poi.. Io
ora sono passato da qua, da compare Peppe, ma non c’era
PRONESTI’ Bruno :    Chi compare Peppe?

PERSICO Domenico : U Scarparu ( fonetico tradotto il calzolaio, potrebbe trattarsi di
Caridi Giuseppe ndt.), che mi avevano detto di portare
l’imbasciata pure a lui.
PRONESTI’ Bruno :   Di chi?
PERSICO Domenico:  Per farglieli vedere… per venire con noi li, e niente gli ho lasciato un
biglietto nel cancello, quello che è… se lo vede tramite una cosa..
PRONESTI’ Bruno:   Non è che gli avete scritto niente di.. che se va qualcuno la e si prende
il biglietto…
PERSICO Domenico :  Non gli ho scritto niente di particolare
PRONESTI’ Bruno:   Biglietti non ne lasciate mai , perchè la firma è la vostra no…
PERSICO Domenico:  Si
In seguito, il dialogo verteva sull’interrogatorio al quale era stato sottoposto
ZANGRA’ Rocco nel corso del quale all’indagato, secondo quanto raccontato da
GUZZETTA Damiano, erano state chieste informazioni su tale Ugo e sullo stesso
PERSICO, nonché gli erano state sottoposte le fotografie di PERSICO, quella di
GUZZETTA Damiano e quella di tale Sergio (probabilmente da individuarsi in
ROMEO Sergio): la preoccupazione dimostrata denota inequivocabilmente come
gli interlocutori siano consapevoli di esser parte della medesima organizzazione
criminale di cui faceva parte anche lo ZANGRA’ prima del suo arresto.
[...]

dalla conversazione viene confermata l’esistenza di stretti rapporti tra il
locale del basso Piemonte e il locale di Genova (cfr. l’espressione di PRONESTI’ “Io
veramente mi ero preoccupato, che qualcuno avesse fatto il nome di quelli di
Genova … sembra di no.. Ho preso conto da quelli di Genova .. ho parlato, ho
discusso…dicono che è tutto tranquillo..”) nonché l’intraneità di PERSICO e di
GUZZETTA Damiano al sodalizio, posto che gli stessi sono a conoscenza del fatto
che la misura cautelare eseguita possa in qualche modo arrivare a coinvolgerli
direttamente (cfr le frasi di PERSICO “Allora… solo  che…inc..il fermo allora.. per me?
…(…) E chi glielo ha detto a Damiano?.. per me?.. lo hanno interrogato su di me?”).
Nell’organizzare l’incontro del giorno dopo, i due interlocutori, preoccupati di
essere sottoposti a controlli delle forze dell’ordine, chiamano ancora in causa il
sodale CARIDI Giuseppe, pensando di usufruire della sua ospitalità per la riunione
(“cfr quanto detto da PRONESTI’ “Ci possiamo vedere qua… o ci appoggiamo dallo
scarparo?”): tali accorgimenti erano dovuti al fatto che i due interlocutori erano a
conoscenza delle intercettazioni poste in essere nel corso delle indagini svolte (cfr.
l’affermazione di PRONESTI’ “E’ stata una rovina, lui lo sapeva che aveva ste
cazzo di CIMICI , e se ne andato a …inc…”) ed in particolare delle intercettazioni
avvenute nel corso della riunione tenutasi presso l’abitazione di PRONESTI’ in data
30 maggio 2010 (“…E quelli sono stati registrati …  facevano prima a portarglielo… Poi…
Sono venuti qua , si sono visti qua.. li hanno accompagnati fino a li … sanno che sono
venuti pure qua, che abbiamo avuto una riunione, no una riunione sono venuti a
farmi visita , se sto bene se non sto bene , un po’ complicata è la cosa, non tanto per noi
però.. pausa…se caso mai…”)


2 - 
Quanto al primo aspetto, si è rilevato come l’ingresso e il conferimento di gradi


all’interno dell’“onorata società” avvenga attraverso l’attribuzione di “doti” che, in
buona sostanza, rappresentano il potere e il prestigio di cui ciascun affiliato dispone
e gode all’interno della compagine sociale. La ritualità del conferimento della dote e
dell’affiliazione all’organizzazione è diretta espressione dell’importanza che il gesto
riveste sia per l’associazione in generale sia per i singoli partecipi: lungi dal
rappresentare una mera adesione a stilemi appartenenti alla tradizione, la ritualità
connessa all’ingresso nella compagine e all’avanzamento in carriera nel gruppo,
rappresenta un momento particolarmente delicato della vita dell’associazione e di
esso,  dunque,  si deve tener conto nella disamina della struttura del sodalizio. Gli
elementi raccolti nel corso delle indagini consentono di apprezzare in tutta la sua
sacralità il conferimento della dote di "picciotto" a CARIDI Giuseppe che quindi
viene ammesso ufficialmente a partecipare alle attività del  locale guidato da
PRONESTI’, nonché l’attribuzione di doti verosimilmente corrispondenti alla
“santa” ad alcuni degli affiliati avvenuti il 28 febbraio 2010 presso l’abitazione dello
stesso CARIDI Giuseppe, sita in Alessandria in via Filippona n. 41/A. L’importanza 
della cerimonia è testimoniata dalla partecipazione oltre che dei sodali incardinati


nel locale di Novi Ligure anche di una delegazione degli affiliati del locale di Genova,
guidata da GANGEMI Domenico il quale, proprio in relazione all’ingresso nella
compagine criminale del CARIDI, che ricopre l’Ufficio di consigliere presso
l’amministrazione comunale di Alessandria, ha esternato, in uno con altri affiliati,
prima e dopo il conferimento, il suo pensiero in riferimento ai rapporti che
dovrebbero intercorrere tra la ‘ndrangheta e gli appartenenti all’ambiente politico amministrativo. 
Dall’analisi delle conversazioni intercettate si desume, innanzi tutto, che GANGEMI
Domenico, GARCEA Onofrio e MAIOLO Antonio avrebbero dovuto partecipare,
per la data del 28.02.2010, ad una riunione organizzata da altri ( cfr. la frase “…poi
una sera ci invitano…”)   in relazione alla quale i prevenuti avrebbero dovuto
spostarsi dal luogo di abituale residenza ( cfr. l’espressione “prima andiamo..”):



Tel. n.71 ore 10.58  del 18.2.2010  RIT. 291/2010  int. IMEI.
352215032021180 - p.p. 2268/10/21 RG – DDA GE
GANGEMI DOMENICO: Pronto!
MAIOLO ANTONIO: Buongiorno compare Mico
GANGEMI DOMENICO: buongiorno compare...come andiamo
compare...?
MAIOLO ANTONIO: mah, discretamente, voi?
GANGEMI DOMENICO: eh bene, voi?
MAIOLO ANTONIO: eh, senti, vi volevo,  che non mi ricordo..che..il
..giorno..il congresso quando c'è?
GANGEMI DOMENICO: il pranzo...il 28
MAIOLO ANTONIO: il congre!...il congresso, il congresso lì a
Genova
GANGEMI DOMENICO: ah! sabato è compare
MAIOLO ANTONIO:sabato questo no?
GANGEMI DOMENICO:   si,    sabato   questo alle quattro e mezza del
pomeriggio alla Fiumara
MAIOLO ANTONIO: ah ah, va bene, allora poi...ci sentiamo prima
GANGEMI DOMENICO: ci vediamo lì
MAIOLO ANTONIO:si, si, va bene dai
GANGEMI DOMENICO: ci vediamo lì
MAIOLO ANTONIO: ciao, buone cose compare Mico...
GANGEMI DOMENICO: ciao ciao ciao


3 - 
Trascrizione in forma integrale del brano di interesse della conversazione tra



presenti nr. 94 delle ore 15.28 del giorno 28.2.2010 int. ambientale autovettura Fiat
Panda targata DY440ZH in uso a GARCEA Onofrio (Proc. Pen. n. 2268/10/21 R.G.
DDA Genova – RIT decreto n. 385/2010 Reg. Int.)
GANGEMI DOMENICO:  una voltata e una girata ne abbiamo fritti (fonetico: friimm')
tre, dei tre … 
GARCEA ONOFRIO: …inc….
GANGEMI DOMENICO: CARIDI...
GARCEA ONOFRIO:  CARIDI 
GANGEMI DOMENICO:  è sempre un giovanotto
GARCEA ONOFRIO:  ginestra
GANGEMI DOMENICO:  la Minna (fonetico, nome dialettale della mammella)..
GARCEA ONOFRIO:  una Minna, a quell'altro la crociata ...inc... piano piano ... poi
gli ho dato l'abbraccio (fonetico: gli resi l’abbracciata)
GANGEMI DOMENICO:  CARIDI..inc…poi chi c’era… a MAIOLO 
GARCEA ONOFRIO:  a CARIDI la Minna (fonetico, nome dialettale della mammella
ndr.)...
GANGEMI DOMENICO: …inc… Maiolo  la Mammà



GARCEA ONOFRIO:  la mamma a Maiolo ...inc...(colpi di tosse ndt)…Caridi era
quella che voleva Mimmo
GANGEMI DOMENICO:  Si..si..quello là della croce
GARCEA ONOFRIO::  Eh?!...
GANGEMI DOMENICO: eh, eh!
GARCEA ONOFRIO:  poi i due  santisti..inc.. 
GANGEMI DOMENICO:  i tre compare! ...inc...
GARCEA ONOFRIO:  e l'altro  santista  
GANGEMI DOMENICO:  tre ce ne sono (fonetico: tri ‘ndavi)
GARCEA ONOFRIO: due prima e uno dopo…
GANGEMI DOMENICO:  quando mai ...inc...(ride) ... (pausa) no per la "minna"….per la
mamma lo sapevamo noi ... e di sti  tre poi ..inc..compare
Onofrio... vabbè però avevano facoltà di farlo loro...
GARCEA ONOFRIO:  si, lo potevano anche... è stata una cosa …
GANGEMI DOMENICO:  bella  no?
GARCEA ONOFRIO:  si bella, che faceva piacere che ci fossimo noi
GANGEMI DOMENICO:  si no no.. (pausa) .... inc...



Non vi è dubbio che i prevenuti nell’occasione stiano parlando di istituti di
‘ndrangheta, deponendo in tal senso l’utilizzo del termine “santista”, affermando, in
tale contesto, che al CARIDI Giuseppe era stata assegnata la “ginestra”, diventando,
quindi, “giovanotto” ad intendere la sua qualità di “picciotto”: in tale prospettiva,
deve leggersi il riferimento alla “minna”, ovvero al seno materno, ad indicare
figurativamente la “giovane età”, l’essere quasi un lattante nelle gerarchie del
sodalizio. Dello stesso tenore il riferimento a tale  MAIOLO, identificato dalla polizia
giudiziaria nella persona di MAIOLO Antonio
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, che avrebbe conseguito la “mamma”
ovvero la dote di “santista”. 
Ulteriori elementi di conferma sul fatto che in data 28.02.2010 si sia svolto un rito di
‘ndrangheta nel quale CARIDI Giuseppe è stato affiliato si desumono da altre due
conversazioni registrate nel corso delle indagini: nella prima, captata all’interno
dell’esercizio commerciale “MIMMO IL REGNO dell’ORTOFRUTTA” il 21.02.2010
(quindi sette giorni prima del 28.02.2010), gli interlocutori GANGEMI Domenico e
GARCEA Onofrio affrontano il tema della affiliazione di CARIDI come un evento
che deve ancora avvenire del quale i prevenuti discutono valutandone l’opportunità
e la corrispondenza alle regole “sociali”:



4 - Conv. n.234  ore 17.37  del 21.2.2010  RIT. 373/2010 ambientale
“Mimmo il regno dell’Ortofrutta” - p.p. 2268/10/21 RG – DDA Allegato B124
Genova -  )
(…omissis…)
GANGEMI DOMENICO : no.... lui ...(inc)... in politica,...(inc)...
anche se sono fratelli di malandrini compare, non hai visto ...(inc)..

quando hanno saputo della politica ...(inc)... punto e basta ...(inc)... può
stare tranquillo che non ha ...(inc)... con suo figlio ...(inc)... 
GARCEA ONOFRIO :  il politico ...(inc)... (si accavallno le voci) 
GANGEMI DOMENICO : ...(inc)... 
GARCEA ONOFRIO : non lo teniamo è cambia niente, quindi è
meglio che lo teniamo ...(inc)... possiamo avere
GANGEMI DOMENICO :  compare io non è che dico che
“CARIDI” è un bravo ragazzo, però compare se lui era
radicalmente … inc… divisa ...(inc)... capitemi quello che voglio
dire io
GARCEA ONOFRIO : ...(inc)... 
GANGEMI DOMENICO : però io non posso chiamarlo radicalmente
“malandrino”, anche se poi lo teniamo con noi a far fare, capite ...(inc)...
ma poi ognuno …inc… quando fu …inc… 
(…omissis…)
GANGEMI DOMENICO : questo indegno ieri, ...(inc)... gli dicevo
io ...(inc)... il cornuto ieri… calabrese, ma non reggitano, reggitano… ho
detto sarà qualcuno della provincia di Reggio … 
GARCEA ONOFRIO : si.. si... 
GANGEMI DOMENICO : ...(inc)... il disonorato ce l'aveva ...(inc)... 
GARCEA ONOFRIO : si... 
GANGEMI DOMENICO : io l'ho sospettato quando non mi ha
detto ...(inc)... ma da una parte no ma dove ci siamo conosciuti compà ...
(inc)... (ride)
GARCEA ONOFRIO : (ride)

GANGEMI DOMENICO : però non è che poteva ...(inc)... però dopo
mi sono insospettito … dopo un poco è venuto a dirmi “l'hai visto a
Onofrio è arrivato Onofrio” (riferisce le parole del presunto Finanziere,
ndt), gli ho detto di “si l'ho visto” ...(inc)... quando mi hai portato la, la
gente malandrina ...(inc)... il fatto che parlano di coso, il fatto che ha
parlato là sotto ...(inc)... per convenienza ...(inc)... qualche locale qua in
Calabria là…inc… abbiamo fatto anche azioni …inc… l'unica paura ...
(inc)... qua a Rosarno non ne avete, non è che l'hanno respirata ...(inc)...
della normale ...(inc)... 
GARCEA ONOFRIO : guardate io all’uomo, la famiglia può ...(inc)... 
GANGEMI DOMENICO : no io compare all’uomo nella politica
non lo vedi, stando a regola ...(inc)...
GARCEA ONOFRIO : se uno fa già spazzatura, oggi domani ...
(inc)... 
GANGEMI DOMENICO : ...(inc)... 
GARCEA ONOFRIO : lo cacciano, da qua lo cacciano (si accavallano
le voci) 
GANGEMI DOMENICO : si... si...
GARCEA ONOFRIO :  quindi me lo tengo, onestamente parlando
me lo tengo
GANGEMI DOMENICO :  come discorso 
GARCEA ONOFRIO : ma che uno nella politica lo porti dove
siamo io … NO! … per me ...(inc)... 

GANGEMI DOMENICO : come discorso logico ...(inc)... come
discorso logico ...(inc)... materialmente non cambia niente però se
uno andrebbe...
GARCEA ONOFRIO :  lo cacciano ...(inc)... 
Si interrompe la comunicazione.


5 - 
Conv. n.235  ore 17.52  del 21.2.2010  RIT. 373/2010 ambientale









“Mimmo il regno dell’Ortofrutta” - p.p. 2268/10/21 RG – DDA
Genova -  ) allegato b125


GARCEA ONOFRIO : lo cacciano …inc…
GANGEMI DOMENICO: …inc…
GARCEA ONOFRIO : ma scusate
GANGEMI DOMENICO: …inc… voglio dire io, in REGOLA
pratica …inc… in pratica, in teoria non andrebbe bene …
GARCEA ONOFRIO : però io …inc…
GANGEMI DOMENICO: …inc…
GARCEA ONOFRIO : e io ve lo dico compare Mimmo…
GANGEMI DOMENICO: tu ti stai …inc… già 
GARCEA ONOFRIO : eccola qua
GANGEMI DOMENICO: però all’atto pratico, o per
convenienza …
GARCEA ONOFRIO : …inc… però che voi (abbassa la voce, ndt) …
inc… la politica e un po’ …inc… sta la ‘ndrangheta un posto non
lo merita …inc… compare …inc… e poi ci danno …inc… 
GANGEMI DOMENICO: solamente compare io penso che a
questo CARIDI …inc… e il …inc… cambia poco in sostanza, ma
questo fatto ancora, mi capite? Cioè normalmente … materialmente
non cambia niente, ma normalmente voglio dire io …inc… 

GARCEA ONOFRIO : ma che ne fotte io
GANGEMI DOMENICO: ma quello si … inc… lo fa per
convenienza … perché lui dice compare 
GARCEA ONOFRIO : …inc…
GANGEMI DOMENICO: con CARIDI …inc… materialmente,
non cambia niente, però voglio dire … normalmente …inc…
“no…inc… Mimmo GANGEMI …inc… come non …inc…
GANGEMI …inc… non mi può fermare …inc… fanno discorsi…
inc… “ … Compare Peppe …inc… la mano …inc…
GARCEA ONOFRIO: …inc… mo io mi devo adeguare? …inc… CI
DISSERO ADEGUIAMO, CI ADEGUIAMO, ma però io dico non la
…inc… BASTA
(…omissis…)”.



6 - Nella seconda, intercettata il 18.03.2010 sempre all’interno del citato negozio di
ortofrutta  tra GANGEMI Domenico, costui con un uomo non meglio identificato
parla  dell’affiliazione del “politico” CARIDI come qualcosa di già avvenuto:
Conv. n.6927 ore 17.33 del 18.3.2010 RIT.373/2010 ambientale
“Mimmo il regno dell’Ortofrutta” - p.p. 2268/10/21 RG – DDA
Genova -  ) allegato b127

(…omissis…)
GANGEMI DOMENICO:  ma poi anche se fosse così... ma voi sentite
qua .. non potete fare , diciamo così,  paragonare
l'eccezione, anche se fosse così,  con la normalità.
UOMO 1:  non vi dico l'eccezione con la normalità, io vi sto dicendo
che noi parlavamo di berretti e divise e non divise in
genere ...
GANGEMI DOMENICO:  no guardate allora non potreste fare nessuno
(inc.) che il cameriere che serve in un ristorante è un
uniforme ..il ferroviere, ..  l'autista dell'A.M.T. è un
uniforme ...(inc.) ..[17.37.51] ... quelli che sono nelle officine
delle ferrovie hanno una tuta e non li possiamo fare ....
..chiunque portasse un uniforme .. e che dobbiamo fare ..
uno che lavora in una ditta ha un giubbotto ...
UOMO 1: ma allora o la legge la fanno uguale per tutti .
GANGEMI DOMENICO:  il politico non è .....
UOMO 1:  il politico che può fare .. il politico cosa può fare ..non
ho capito ,, il politico che può fare?
GANGEMI DOMENICO:  il politico se ce da fare una legge antimafia
la fa pure lui ..  ...l'autista dell'autobus guida l'autobus e
basta... il ferroviere (inc.) ..
UOMO 1:  potrà  darsi che sia così ma allora avete sbagliato, ...  ma
allora, allora, allora  avete sbagliato anche voi che
avete accettato ... sotterraneamente pure  (inc.) pure voi
avete sbagliato che avete accettato CARIDI .
[17.38.51].. così .. perché lui doveva fare così, ... disturbo un
momento così e così.. basta ... (inc.) tanti anni di anzianità ..

GANGEMI DOMENICO:  ma quello si è voluto chiudere un occhio  ...
aspettate ... lì .. CARIDI è un bravo amico [17.39.17]  si
è voluto chiudere un occhio .. sappiamo che è un
cristiano che si comporta buono, se posso aiutare un
amico, si è fatta un'eccezione e si è chiuso un
occhio ..però non è che siamo ...per dire .. per dire il
Sindaco di Siderno ..il Sindaco di Siderno lo sapete
che è capo locale a Siderno [17.39.34]  è un povero
cristiano .. (inc.)

UOMO 1:  come sono tante stupidate,  cazzate, .. ci sono cose più
grosse che si devono vedere e non le vogliamo vedere. .. ma
non le vogliamo vedere  [17.40.03] qua si parla per passare
il tempo 
GANGEMI DOMENICO:  come si parla per passare il tempo .. allora vi
dico se ...  (inc.) sia cristiani qua della Liguria sia della
Calabria. (inc.) però se si vuole fare la normalità ...
(inc.)
UOMO 1:  l'avete voluto fare per una cosa personale e che merita:
regaliamo sto fiore per dire [17.40.31] .. ma come
regolamento no .
GANGEMI DOMENICO:  come regolamento no .... 
(…omissis…)

Ore [17.41.41]
GANGEMI DOMENICO:  perché a Siderno non ... (inc.) un cristiano che
capisce ...è figlio di un buono cristiano ...  (inc.) lo
conosci come un buonissimo cristiano .. dico per dire ..un
domani se interessa  ..(inc.)  pero se può essere al
nostro servizio..[17.42.00] …chiudiamo un occhio , pero
voglio dire io se si andrebbe alla lettera, ... 
UOMO 2:  non si può...
GANGEMI DOMENICO:  oggi la cosa è evoluta e a me mi sta bene se
noi abbiamo un cristiano onesto, anche se fa il
politico, mi sta bene anche a me.....[17.42.11] 
UOMO 2:  poi ci inguaia tutti ...nel bene e nel male
GANGEMI DOMENICO:  no ...no ...non m'avete capito
(Discorso incomprensibile) 
GANGEMI DOMENICO:  un buono cristiano di questo  compare, ...pure
che sta con noi a me mi sta bene ... basta che si comporta
bene ... [17.42.48] però voglio dire, però voglio dire .. voglio
dire però compare Pino, diciamo così,  a me mi sta bene ..
perché io di Giuseppe CARIDI  mi fido come mi fido
compare solo di voi [17.43.00]  perché ...  è un cristiano
come noi ... pure il sindaco di Siderno è un cristiano
come noi ... però voglio dire io .. ci siamo .. di quella che
dovrebbe essere la cosa .. (inc.) se è un buono cristiano in
un locale ... un politico .. ci fa comodo ...[17.43.28]
(inc.) 

UOMO 1:  allora dobbiamo fare le nuove riforme... è cambiata
l'Italia [17.43.45] è cambiato il mondo  ...dobbiamo
cambiare anche noi tante cosettine ...tutto è cambiato il
mondo .. dobbiamo fare le riforme noi [17.43.56]
GANGEMI DOMENICO: è cambiato il mondo .. da diverse parti
hanno il sindaco [17.44.05]... in tanti locali ... a me mi
sta bene pure..
UOMO 1:  compare Mimmo sapete perché io vi ho risposto così
[17.44.17].. perché ai tempi miei quando io ero al paese

c'era, non so se voi l'avete conosciuto, buonanima di
Pasquale Napoli [17.44.28]  dopo tanto tempo, ... che lui si
portò nell'assessorato comunale ...
GANGEMI DOMENICO: ... ehh va be ... ...era un buono cristiano ..
UOMO 1:  non di adesso ... io vi parlo di 40 anni fa .. 45 anni fa..
GANGEMI DOMENICO:  …Pasquale Napoli (inc.) 
UOMO 1:  eppure esso si portò l'assessore. ... (inc.) 
GANGEMI DOMENICO:  sentite qua compare Pino, vi posso dire una
cosa.. ... se uno non è politico e si comporta male, si
comporta male; se non è politico e si comporta buono, si
comporta buono; se è politico e pure se è politico si
comporta buono è sempre un buono cristiano perché si
comporta buono... e quindi si può restare (inc.)
UOMO 1:  si fa tutto per convenienza personale .. che dobbiamo fare
(inc.) 
GANGEMI DOMENICO:  che volete...? un po’ di arance??
UOMO 1: .. niente ..... Giuseppina ...
GANGEMI DOMENICO: vabbuono.. allora vediamo adesso qua, questo
ragazzo 
UOMO 1: ... ora 
GANGEMI DOMENICO:  allora io di quello che ho assoluta certezza ... il
ragazzo qua è ..(inc.) .. di quello pure agli amici nostri ....
(inc.) 
(…omissis…)



















martedì 24 aprile 2012

PIEMONTE E NDRANGHETA - seconda parte -

SE TU DAI APPALTI A ME MIGLIAIA DI VOTI SON PER TE
LEINI E VOLPIANO

[a proposito, Ivano, figlio di Re Coral, è stato poi eletto Sindaco di Leinì e Consigliere alla Regione Piemonte, pure sua moglie. Caterina Ferrero è stata voluta da Cota in Giunta: Assessore alla Sanità. Agli arresti domiciliari per tangenti, trucchi, appalti di favore 'a sua insaputa' -
*
Nella prima parte di questo articolo, ci si chiedeva se poi, il figlio di Coral, Ivano, dopo la cena 'ndranghetosa organizzata per promuovere, dal padre, la sua candidatura, fosse stato eletto.
Certo!
Ivano diventa Consigliere Provinciale di Torino con migliaia di consensi.
Quella sera, al tavolo, seduto con gli strani "imprenditori", il babbo, poi arrestato per mafia, illustra ai suoi ospiti la sua personale visione dell'imprenditoria: "Facendo il sindaco, ho cercato di far vedere che noi imprenditori, perché credo che qui siamo tutti imprenditori, ognuno nella sua misura, non è vero che siamo disonesti, abbiamo solo bisogno di lavorare..." [intercettazione ambientale, Hotel Verdina]
Anche come politico Coral non è un "ortodosso".
E' stato una meteora nell'appena nata Forza Italia, poi sindaco di Leinì dal 1994 al 2005, "lontano" dai partiti istituzionali, fa anche eleggere il figlio sindaco.



Coral padre all'inizio della sua carriera riesce a "saldare" la comunità di Leinì con quella degli immigrati; la cittadina da rurale che era si industrializza, tanto che questo "modello", Coral lo vorrebbe pure a Volpiano, dove è stato candidato sindaco nelle amministrative del 2011.
Un metodo elettorale, quello dell'impreditore sindaco, atipico: si mangiava gratis, contattava lui personalmente gli elettori uno ad uno, era sempre una festa; fino al venerdì, poco prima del voto: la città percorsa da trenini colmi di bambini che urlavano il nome del candidato, gonfiabili in un area e fuochi pirotecnici nell'altra.
Coral si spreca in promesse: navette per la città, fiere, piscine, nuovi parcheggi, parchi giochi...
Non riesce a farsi eleggere.
Solo nel seggio di via San Giovanni, dove vive, lo stravotano.
La zona di san Giovanni è quella dove abitano gli Agresta, ci abita anche Antonio, detto "Totu", arrestato da Minotauro e indicato dagli inquirenti con il capo de cantieri Coral.
Non diventa sindaco di Volpiano, il Coral, ma è comunque un "politico/imprenditore" di un certo calibro: sua nuora, Caterina Ferrero, per esempio, ha una carriera  pubblica velocissima; eletta più volte Consigliere alla Regione Piemonte con migliaia di preferenze.



La Ferrero ha talmente tanto lustro che nel 2011, il governatore Cota la vuole nella sua Giunta come Assessore alla Sanità.
Nello stesso anno, 2011, Caterina Ferrero riceve un avviso di garanzia e si guadagna gli arresti domiciliari per un giro di mazzette, appalti, favori nella Sanità piemontese.
Con lei anche suo suocero, papà Coral, viene arrestato per mafia.
Le due inchieste, apparentemente scollegate, hanno però nomi comuni: Piero Gambarino, braccio destro della Ferrero, di più dalle Procure non è dato sapere.
I PM scrivono che "Coral è il biglietto da visita della 'Ndrangheta, il suo nome e i suoi affari sono considerati proprietà dell'onorata società tanto che i capi locali litigano per spartirsi i lavori nei suoi cantieri, fino ad uccidere".
Così come è stato ucciso nel 2008 il boss Giuseppe Gioffré che usava un prestanome come intestatario delle sue azienda, che guarda caso aveva sede in una capannone della Coral SpA.
Il sindaco Coral fa lavorare le 'ndrine, ma versa anche denaro per il mantenimento dei parenti dei mafiosi detenuti.
In cambio riceve voti, a migliaia, per lui e i suoi parenti.
Sua è anche la Provana SpA Servizi per gli inquirenti "una azienda pubblica che poteva sostituirsi alla stessa municipalità, continuata ad essere tale anche dopo l'elezione del figlio Ivano a sindaco della città".
La Provana SpA, pur essendo a totale capitale pubblico non viene censita dall'Osservatorio della Regione Piemonte sui Lavori Pubblici, perché agisce come "soggetto del libero mercato", quin non possono essere conosciute le aziende alle quali affida gli appalti e i lavori, anche se gestisce la quasi totalità degli appalti pubblici di Leinì.
Per 13 anni l'opposizione ha chiesto e mai ottenuto un solo documento dalla/sulla Provana, perché ritenuta "soggetto privato" e tutelata dalle norme, eppure è per l'appunto a "totale capitale pubblico".
Attraverso la Provana SpA, la Canavesana Costruzioni di Ivano Zucco [vedi parte prima di questa inchiesta], costruisce a Leinì un complesso di edilizia convenzionata: "Case Provana".
Questo il funzionamento: la municipalizzata acquisisce l'incarico dal Comune, poi lo affida ad altre aziende, senza i vincoli che la Legge impone all'ente pubblico.
Provana è l'ente concessionario, Canavesana la ditta alla quale è affidato il progetto, tutte e due hanno in comune dei personaggi: Alberto Balagna, Giampiero Bertolino, Maurilio Bena; tutti e tre compaiono anche negli organigramma di altre aziende affidate a Zucco.
Tutto regolare, ma la comunità e il Municipio non ne traggono benefici.



Provana acquista i terreni, progetta l'edilizia convenzionata, inizia le costruzioni.
In realtà non inizia nulla perché Provana non produce alcunché.
L'appalto, in trattativa privata, va alla Canavesana: più di 70 alloggi venduti, al 10% in meno del valore di mercato; il terreno era stato comprato al 50% del suo valore reale: l'utile in bilancio dell'operazione è di 10 mila euro.
Nulla, quindi, niente di niente, dove sono finiti i soldi?
Stessa operazione per la lottizzazione di zona san Francesco a Campo: Provana acquista dal Comune un'area per un milione di euro, poco dopo "cede" alla Nova Srl con prezzo maggiorato, anche se i lavori eseguiti sono praticamente nulli: nelle casse di Provana entrano circa un milione di euro che avrebbero potuto essere del Comune.



Uguale azione per il PIP, Piano Insediamenti Produttivi in via Caselle, pure questo affidato dal Comune alla Provana, anche se diverse altre aziende, consociate,  avevano mostrato interesse all'appalto.
Nel PIP, alle porte della città, sorge l'Altair di Coral, la Provana gestista di fatto sempre dall'ex sindaco re di Leinì, una concessionaria di auto della nipote del "babbo di Ivano" e una quarta azienda non ricondicibile ai soliti noti: un PIP ristretto a conduzione di famiglia.
L'Altair è stata realizzata dalle aziende di  Walter Macrina, accusato di associazione alla "locale" 'ndranghetista di Volpiano.
Ivano, sindaco di Leinì per "eredità" paterna, si dimette il 6 dicembre 2011, la commissione Prefettizia stava analizzando gli atti della sua amministrazione, se ne va con una lettera dove scrive: "a causa di pressioni esterne su assurdi teoremi".


Lucio Galluzzi

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sabato 21 aprile 2012

LA FORMALINA AVANZA

BURLESQUE & ANTIPOLITICA

Forse alla Nazione hanno fatto qualche malocchio, una sorta di stregonata.
Ma deve essere proprio grave.
Una macumba dalla quale questo Paese non riesce a togliersi.
Non può essere diversamente, se non ci fosse di mezzo la magia nera saremmo non nell'affogo totale di oggi.
E' anche vero che gli italiani non hanno mai provato una rivoluzione.
Sono vergini al cambiamento e non sanno.
Avessero fatta una bella sequenza di rivolte, magari solo una, bella e pesa.
Ci dicono che l'Italia è come la Svizzera, per la sua posizione strategica.
La Svizzera è cuscinetto, lo Stivale è strategico perché NATO, Sigonelle, Ustiche varie.
Balle!
L'Italia è trattata come uno zerbino, una mappina, dalla sovranazionalità [leggi: poteri forti] che ne ha bisogno per tappare tutti i buchi che può.
Quando non se ne servono gli USA è il turno dell'Europa che si unisce solo per adoperare il dildo Italia.
Non ci hanno mai neppure provato gli italiani, a dire seriamente basta.
Per quello tutti ne approfittano: nani, banchieri, presidenti della repubblica, governi tecnici che ricattano a morte sindacati e movimento operaio, massonerie, vaticani, soprattutto ladroni di Stato.
Poi si accorgono che l'hanno fatta più grossa del potuto e fatti persi la buttano sul burlesque.
Adesso stanno raccontando a tutti che siamo ad una ennesima svolta epocale, biblica, la politica come non l'abbiamo mai vista.


[Non ci aveva già provato Transformer Fini?]
Sì, proprio così.
Siccome non abbiamo mai visto la Democrazia Cristiana peggiore, quella più vomitevole, ora c'è un soggetto nuovo, lo dice quel Piercasinando Caltagirone che da squalo navigatissimo nel marcio, cattolico però!, scioglie l'UDC e... magia, solo per loro!, ecco un nuovo movimento, si chiamerà Partito della Nazione, forse no, cambieranno nome, magari prenderanno come inno quella meraviglia mortuaria di nenia ferale "Alleanza per l'Italia" [http://www.youtube.com/watch?v=tChucgDI0eU]
Il divorziato cattolico, che c'entra sempre, non ha fatto in tempo a darne annuncio, che subito i mediocri e impresentabilissimi copioni si sono ingelositi e pure loro "fonderanno" una loro creatura: più bella, con tante teste, mai vista in Italia, parola di Angelino Jolie Al Fano, con giuramento sulla testa del burlesque di Ballusconi.
Che sia il mostro dell'Apocalisse di Giovanni?
Perché a questo punto manchiamo solo di Anticristo.
Hanno fatto solo l'annuncio però, formalizzeranno tutto dopo le amministrative: intanto questa si chiama campagna elettorale e pure bella forte, gridata su tutti i media servi dei servi.
Siccome il popolo italiano è fesso, non si è ancora accorto che è dal 1994 che Ballusconi scende in burlesque sempre con un nome diverso di partito.
Lo cambia ogni volta.
Novità da nuova era cosmica!
Angelino Jolie Al Fano, prendi Sidol e panni, vai a lucidargli l'argenteria, e anche altro, che fai più figura.
L'altro, il Piercasinando, i partiti li ha provati tutti: se il Movimento del Raviolo gli facesse qualche proposta, accetterebbe pure quella, lo direbbe a Luca di Montezuma, che lo direbbe al Bulesquoni, che informerebbe Don Abbondio Bersani, che telefonerebbe a Rosi Mauro... e via così, tutti insieme, a urlare in obitorio, "siamo nuovi e vergini", soprattutto vergini.
In questa commedia [che è tragedia, perché è vera], si inserisce anche Beppe il Grillo, che fino a qualche anno fa era solo talpa, ora ha capito che di poltrone ce n'è per tutti, per un posto al potere i comici si trasformano in buffoni.
Avevano sdoganato le troie poco fa, ora nel circo dei falliti è il turno dei barzellettieri, perché uno tossico, che le racconta da vent'anni non ci bastava.
Su dieci italiani, otto non sono più disposti a votare per i partiti.

Ed ecco che Cricche & Caste cavalcano l'antipolitica: "non ci chiameremo partito, non sappiamo ancora come, siamo antipolitici!"
Perché se i partiti sono falliti e morti, gli elettori no: quelli ci sono, e devono riprenderseli, con ogni mezzo.
Allora studiano la puttanata dell'essere antipolitici, Grillo compreso.
Gli italiani continuano a non dire basta, stanno sopportando pure i suicidi ormai giornalieri dei disperati portati al fallimento dai ladroni, non vogliono capire: ma se questi zombi dicono che sono antipolitici, perché chiedono il voto allora?
Se Grillo è il massimo esponente dell'antipolitica, perché "votami"?
Chi ha studiato un minimo, sa di logica Aristotelica; questi sono fusi, lessi, ormai andati, pallisti, non sanno quello che dicono [lo sanno fin troppo bene, dai!].
Chi non ha studiato però, La Palisse lo dovrebbe conoscere comunque: ed è lampante che ancora una volta i partiti stanno prendendo per il culo gli elettori.
Come hanno sempre fatto.
Torno all'inizio.
Alla non possibilità di rivoluzione.
Se quel giugno del 1946, gli italiani avessero scelto i Savoia invece della Repubblica...
I Savoia: quelli che "al sud sono briganti", facevano sparare sul popolo che chiedeva pane, schieravano l'Italia in guerre coloniali, mondiali, che hanno ceduto la Nazione al fascismo, macchiati indirettamente di genocidio...
Ma quel giugno 1946 vinse la Repubblica solo sulla carta, perché i "Savoia" sono ancora qui, siedono in Parlamento, occupano le più alte cariche dello Stato, usano gli stessi mezzi di allora, sparano e fanno picchiare chi dissente, muovono guerre, chi chiede pane è costretto a bruciarsi vivo e crepare, insultano e cancellano le forze sociali, hanno consegnato il Paese al fascismo più spietato, quello delle banche europee e mondiali, delle massonerie vaticane e "laiche" per finta.
Non c'è più il Partito Comunista, neppure la vera CGIL.
Non è possibile alcuna rivoluzione.
Gli italiani non sanno neppure cosa siano stati i Partigiani e perché.
Voteranno per l'antipolitica che è politica della partitocrazia camuffata da burlesque.
E le vere liste alternative, slegate dai progetti, con volti nuovi e niente riciclo di democristi e bunga bunghiani?
Le stanno nascondendo, occultano i sondaggi per non farle emergere, li stravolgono e come sono abituati da sempre, da quel giugno 1946, mettono in moto la macchina del fango per diffamarle e colpire con le peggio infamie, chi le rappresenta.
Sta succedendo, siamo alle Amministrative, tra poco si voterà per cacciare i sindaci e le giunte delle Caste.


Un esempio che vale essere guardato con attenzione: la città dove vivo, Alessandria e l'unica lista veramente libera e fuori dai partiti che è presente sul territorio, senza un solo volto riciclone: Corrado Parise e le sue Nuvole.
Provate a leggere che cosa succede a chi ha mandato a quel paese, come si deve, i partiti.
Google lo sapete adoperare tutti.
Chi vota i partiti ci spegne, smettete per una volta, dite basta.


Lucio Galluzzi

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mercoledì 18 aprile 2012

TERMINATEVI

La gente è fuori completa.
Due decenni di idiozie sparate basse in tutte le salse hanno colpito in pieno.
Ed è stupore amaro constatare quanta maleducazione, rozzezza, squallore, disinteresse totale per l'altro, egostimo imperante, siano i padroni indiscussi della stragrande parte degli umani d'italia.
Se si aggiunge l'ignavia, la bolgia infernale è completa.
Talmente pazzi che non si accorgono neppure d'esserlo.
Come potrebbero?
Pieni di sé stessi, interessati esclusivamente alla carne, senza sentimenti, di fretta.
Ti offendono come nulla fosse.
Diffamano come bevessero un bicchiere d'acqua liscia.
Una volta glielo si faceva anche notare e c'era, forse anche, possibilità di dialogo.
Oggi se provi a dire cafone a un maleducato è già tanto se sente le parole.
Perché sono anche sordi.
Disinteresse globale, catene basse alle quali si aggrappano per scendere sempre di più nella merda.




La disgrazia è che in questo loro naufragare, senza un solo valore, manco saprebbero suicidarsi!, si tirano dietro menti che servirebbero, eccome!, alla Nazione.
Ricordo le ultime parole/testamento di Monicelli, era chiaro si sarebbe ammazzato, ma oltre un piccolo borghese risalto dei soliti e sordidi "compagni" della slavatura intellettuale [bla bla bla], tutto rimase, e rimane, piattume/pattume.
Il dolore nel Volto dell'Altro [cfr. I. Levinas], il riconoscersi in pietas condividendo cum/panis, facendo passi insieme, gridando l'Amore, non lo usano più.
Maledetti, neppure comparabili ai protozoi.
Si sbattono, si fiondano la qualsiasi chimica, si prendono l'un l'altro e fottono, senza una sola carezza o sguardo vero, se la luce è spenta è meglio.
Se ne vanno senza saluto.
Demoniaca eredità genetica da Impero Romano, fissata e redistribuita con il fascimo mussoliniano, praticata di nuovo per vent'anni da quel deficiente di Arcore e sua corte dei miracoli.
Buona a nulla questa massa italiana, da qualsiasi parte la si guardi, inetta e mostruosa.
Il nuovo moto alla moda, da qualche anno a questa parte è vedere nell'Altro, sempre e comunque, quello che te lo metterà nel culo e se potrà ti ammazzerà pure.
Lui penserà la stessa cosa di te.
E' tutta una transitiva, infinita.
Tutti si odiano e si fanno del male.
Tutti hanno la guerra dentro.
Tutti si macellano.
A niente è servito Pasolini.
Carmelo Bene non sanno neppure chi sia.
Il pallone sì, quello ci mancherebbe altro!
L'unica Natura o Ecologia che rispettano è l'erba degli stadi.
S'accoppiano con SUV, praticano il sesso come arma di distruzione di massa.
Appena si accorgono che qualcuno esce dal loro campo seminato a morte, per quel qualcuno è condanna a morte.
Chi non mette la divisa imposta, non mostra i colori del nuovo ordine, non sta in fila come si deve, parla male del papa o, peggio ancora, parla semplicemente, è nemico degli zombies.
E' così.
Un'amara moltidudine di sragionanti becchini.
Questo è diventato il popolo italiano, che chiamare popolo è bestemmia, peccato mortale.
Lo bombardassero davvero questo immenso branco di disastri semoventi.
Si spargesse la carestia, pesante e nera, la fine imminente gliela facessero vedere concretamente, i fili spinati, i campi dove li concentreranno.
I milioni di pompanti funebri di questo hanno bisogno.
Se non crepano davvero non si svegliano.

Lucio Galluzzi

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sabato 14 aprile 2012

PIEMONTE & 'NDRANGHETA


SE TU DAI UN APPALTO A ME... IVANO L'HANNO POI ELETTO?

PARTE PRIMA
TORINO E CANAVESE

Volpiano, un po' più in là della periferia di Torino.
Si può dire che sia l'inizio del canavese, che si estende dal capoluogo di regione fino alla Val d'Aosta.
Fa 15.000 abitanti, la cittadina piemontese.
Il 6 giugno 2009 si sarebbe votato per le amministrative.
Il 20 maggio 2009, all'hotel Verdina, degli uomini stanno cenando ad un tavolo.
Uno di loro parla: è Nevio Coral, conosciuto da tutti nella zona, per 11 anni è stato sindaco della vicina Leinì.
Industriale nel settore dell'ecologia, Coral è un politico del centro destra.
Sembrano tutti amici quei commensali, brindano ad Ivano, il figlio dell'industriale, che è candidato alla Provincia di Torino.
L'ex sindaco illustra le prospettive di lavoro che si potrebbero ottenere se il figlio fosse eletto.
Ma al tavolo, seduti con Coral, non ci sono imprenditori come lui.
C'è Vincenzo Ardirò, detto Enzo, nato a Locri, RC, il 20.01.1957, vive a Caselle Torinese, è lui che fa il brindisi per Ivano; alle spalle ha una condanna per l'incendio di un cantiere edile e per l'aiuto fornito ad un amico pregiudicato a bonificare l'ufficio dalle cimici della polizia.
Gli altri "amici" davanti alla cena hanno condanne per traffico di stupefacenti, porto abusivo d'armi, favoreggiamento personale, ricettazione, rapina, estorsione, minacce, lesioni personali e rissa.
Quella sera, a discutere delle elezioni sul territorio, seduta a quel tavolo, c'era la 'ndragheta.
All'incirca due anni dopo, 8 giugno 2011, cinque di quegli "amici" vengono arrestati, uno è Nevio Coral: "concorso esterno in associazione mafiosa".
Parte l'operazione "Minotauro", la più grande offensiva contro la criminalità organizzata in Piemonte.



191 gli imputati, 159 le richieste di arresti, beni sequestrati per 100 milioni di euro.
2.500 sono le pagine dell'Ordinanza dei PM e comprovano minuziosamente l'infiltrazione capillare della 'ndrangheta nel torinese.
Nel capoluogo e immediata periferia sono nove i "locali" scoperti che erano cellule di 'ndrangheta con gerarchia interna, in aggiunta ce n'è una decima, non riconosciuta dai "capi", denominata "bastarda"; annesso c'era il gruppo "Crimine", deputato alle azioni violente.
Centinaia sono gli affiliati, perché "ogni 'locale' non può costituirsi se ha un numero di picciotti inferiore a 49".
Le accuse: associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, estorsione, favoreggiamento dei latitanti, truffa, usura, gioco d'azzardo, infiltrazione nell'economia e riciclaggio.
Sequestrate aziende edilizie, di trasporto merci e una casa di riposo.
Gli affiliati indagati risultano essere "imprenditori", "carpentieri", "operai".
"Impreditore" si dichiarava il boss Rocco lo Presti, potente nell'edilizia in Val di Susa a causa delle sue amicizie politiche locali che portarono, 1995, allo scioglimento del comune di Bardonecchia per mafia.
La ndrangheta, interessata all'edilizia, ha, da decenni, "messo mano" al canavese; dal sequestro e uccisione l'imprenditore Mario Ceretto alla fortuna smisurata, imprenditoriale e politica, di Michele Iaria che nel 1980 diventa vice segretario del PSI provinciale, anche se i suoi contatti con i boss calabresi erano noti.
Iaria viene arrestano [416 bis], con l'operazione Minotauro.
Poi c'è la faida per il controllo del territorio che dal 1998 ha causato una decina di omicidi e tentati omicidi di persone impegnate nel campo edile.
Rocco Marando, pentito, racconta ai PM come venivano spartiti gli appalti: "quando c'è un appalto da realizzare nel territorio della 'società' debbono 'mangiare' le ditte che sono gestite da esponenti della medesima 'società', se ad esempio vince l'appalto una ditta estranea alla 'società', viene convinta prima con le buone ad andare a lavorare da un'altra parte, poi con le cattive e si può arrivare anche a uccidere."
Il settore che più fa gola alla ndrangheta è quello pubblico, anche se qualsiasi altro va bene ugualmente,: appalti e subabbalti, pubblici, dove si incontrano gli interessi di mafia e politica portati in cabila elettorale.
A Torino e provincia la ndrangheta garantisce migliaia di voti e "locale" per "locale", in multipli di più di 49 che si organizzano per unirsi ad altre "locali", possono sostenuti dalla "società", condizionare risultati elettorali anche regionali e nazionali.
Per questo motivo candidati di rivolgono ad affiliati e boss, sapendo perfettamente di poter avere garantiti i voti del bacino dell' 'onorata società'.
Di questi candidati, l'operazione Minotauro, ne ha trovati una decina, trasversali politicamente, mentre chiedevano voti ai boss.





Fabrizio Bertot, primo cittadino di Rivarolo Canavese; il suo segretario comunale Antonino Battaglia ha "sponsorizzato" la candidatura del sindaco alle europee del 2009 tra gli uomini delle cosche, raccomandandosi a Giuseppe Catalano, boss della ndrangheta piemontese, l'accusa dei PM è "voto di scambio" per i 20 mila euro che Battaglia e l'imprenditore Giovanni Macrì "avrebbero pattuito con la controparte, insieme alle promesse di appalti e varianti al piano regolatore.
Per "presentarsi" ai calabresi, Bertot partecipa con il suo segretario ad un pranzo elettorale presso il bar Italia [proprietà Catalano] ed in quella occasione illustra ai presenti i lavori e le grandi opere.
Al bar Italia c'erano le telecamere dei Carabinieri che hanno pure filmato riunioni di affiliazioni mafiose.
Bertot dice di non essersi insospettito di nulla, "perché ero in un locale pubblico, non in un bunker e per giunta di fronte c'è addirittura il Comando Carabinieri".
Non ha avuto alcun dubbio neppure per la presenza al pranzo elettorale di quel Giovanni Iaria, detto "gianni", di Cuorgné, noto al mondo politico per i suoi precedenti.
Al bar Italia c'era anche l'assessore regionale Claudia Porchietto, per le provinciali del 2009; l'aveva portata il consigliere comunale di Orbassano Luca Catalano, staff elettorale dell'assessore e nipote del proprietario del bar.
Il bar Italia era frequentato assiduamente da Ignazio Rimi, ucciso di fronte al locale nel 2006: quattro pistolettate alla testa.




Altri nomi che emergono dalle 2.500 pagine dell'ordinanza Minotauro sono politici del centro sinistra, in rapporti con Salvatore de Masi, detto giorgio: Domenico Lucà [parlamentare PD], è intercettato mentre al telefono gli chiede sostegno per Piero Fassino nelle primarie del 2011; il consigliere regionale Antonio Boeti [PD] lo invita a casa sua insieme all'assessore del comune di Alpignano Carmelo Trombi [IDV]; l'on. Gaetano Porcino [IDV] lo incontra al bar Massaua di Torino; per loro De Masi è semplicemente un costruttore noto, capace di muovere consensi, ma già prima d'essere identificato dai magistrati "padrino di Rivoli con dote", i suoi trascorsi avrebbero dovuto mettere in allarme quei politici.


De Masi è il genero del defunto Antonio Romeo, capo indiscusso di San Luca, suo cognato è Giuseppe Giorgi, tra i 30 latitanti del programma di ricerca speciale del Ministero degli Interni
La ndrangheta avrebbe sostenuto anche Paolo Mascheroni, candidato sindaco a Castellamonte nel 2007 con una lista civica di centro destra.



La vicenda ha avuto strascichi anche in Consiglio comunale.
Un ex palestra situata nel centro di Castellamonte era stata destinata al recupero proposto da una importante ditta locale, la Canavesana Costruzioni, progetto approvato dal Consiglio.
Uno dei due proprietari della Canavesana, Urbano Zucco viene arrestato, nel frattempo, con l'operazione Minotauro [associazione mafiosa]: il suo nome sparisce dall'Ordine del Giorno e l'approvazione diventa comunque definitiva.
Il 27 giugno viene presentato un nuovo punto all'Ordine del Giorno, ma si "dissolvono" i nomi della Canavesana Costruzioni e del titolare arrestato; il consigliere Pasquale Mazza chiede la sospensione della delibera in votazione, ma la risposta è no. Delibera approvata.
Il sindaco è tranquillo: "non compete al primo cittadino sapere chi c'è o meno in una una ditta... comunque è stata una semplice dimenticanza, vedrà tutto il notaio..."
Paolo Mascheroni è intercettato e negli atti dell'Ordinanza Minotauro risulta essere "persona a disposizione per quello che può".
Urbano Zucco, comproprietario della Canavesana Costruzioni, è un personaggio chiave dell'inchiesta Minotauro; figlio del defunto Giuseppe Zucco, capo della "locale" di Natile di Careri [RC] a Torino, Urbano, secondo i magistrati, è affiliato alla ndrangheta dal 2007 con la dote di "trequartino", le sedi delle sue aziende erano centri per summit mafiosi e affiliazioni.
Lui e la sua famiglia, dal nulla, in dieci anni, ad imporsi nel nord torinese come una delle più importanti realtà del mondo edile.
Ma è grazie a Nevio Coral che Zucco riuscirà ad aggiudicarsi appalti e lavori in tutta la provincia.

... continua

Lucio Galluzzi

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