domenica 26 agosto 2012

IL BUE E L'ASINO

FINTI PARTIGIANI, "FASSISTI" E VOTANTONIO

Con quale etica Don Abbondio Bersani ha il coraggio di fingersi arrabbiato e piccato perché gli dicono la verità chiara e tonda?
Non solo usa a sproposito la lingua italiana: fascista non è colui che mette a nudo la realtà dei fatti.
Fascista è quello che indossando una ennesima faccia da culo, invita al "venite qui a dirlo se avete il coraggio, dovete dircelo qui in mezzo, non dalla rete".
In pratica: se glielo dicono dal web che è connivente con un sistema mafioso/massonico di truffatori e affamatori/assassini di popolo e che è altra faccia dell'identica medaglia, allora sono fascisti quelli che dissentono da lui; se invece vanno lì, alla festa del suo partito, a dirglielo viso a viso, lui gli spacca faccia, magari invita anche i suoi baldi imbalsamatori fidati a fare altrettanto... E allora questo non è fascismo.
Bizzarra malattia quella che colpisce il cervello di simili personaggi, pericolosa pure. 
Non sanno più quello che dicono e si spingono ad offrirsi nelle più squallide esibizioni, in ogni dove, pur di non perdere una sola gamba di quegli sgabelli e poltroncine che si sono "meritati", asservendosi ai compagni di merende, macellai della Nazione.
Sempre più bizzarra la malattia che li ha colti da anni, se anche il Capo dello Stato, criticato per la sua gestione del Quirinale e le amicizie pericolose, mantenute via telefonica, si mette a sgridare i magistrati antimafia con lezioni sulla sua "lotta contro il fascismo, nella Resistenza, perché io lo so bene cosa vuol dire la privazione delle libertà, ho lottato contro la censura e per la libertà di stampa e non mi si può venire a dire, ora, che voglio imbavagliare la Magistratura...".
No, non glielo si può dire, altrimenti se lo contesti sei un fascista; però Napolitano la Resistenza non l'ha mai fatta.
Militava nei Giovani Universitari Fascisti, l'organizzazione voluta da Mussolini perché da lì, diceva il duce: "verranno fuori i dirigenti politici del futuro".
Difatti: eccoli lì.
Don Abbondio Bersani finge di non sapere di essere parte integrante della Casta e di non aver mai mosso un dito contro nepotismi, privilegi e mummificazione delle cariche, anche in casa sua.
Il nominato da Ratzinger Vice Conte Vaticano, il signor D'Alema ha già approfittato di sette incarichi parlamentari più uno da eurodeputato.
Eppure lo statuto del suo partito parla chiaro: "non sono ammessi più di tre incarichi parlamentari ai nostri rappresentanti".
Il Vice conte si sottrae sempre al confronto diretto e quando viene costretto a risposte, lo fa da borioso padroncino della conoscenza infusa, in mezzo alla sua scorta che lo protegge da giornalisti troppo d'assalto, camminando veloce verso l'auto blu e, se non basta a scoraggiare i cattivi curiosi, gli agenti pensano anche a spintonare e strattonare gli indiscreti... perché ad un Vice Conte, per giunta vaticano, si deve rispetto.
Piero Ricca è riuscito a fare la domanda concreta sugli otto incarichi parlamentari all'ex nostromo, ma il professor Massimino "non sapeva" neppure quante volte è stato "onorevole" e/o il perché dell'inosservanza di una norma statutaria: "Ma non saprei, forse è stata una deroga allo Statuto voluto dalla dirigenza", dice.
Allora il PD e Don Abbondio Bersani dovrebbero spiegare quali altissimi meriti e competenze irrinunciabili possegga il D'Alema per essere sempre così collante Andreottiano in ogni questione che riguardi la morte della Sinistra Italiana e l'ossigeno passato ad hoc a Balluscone & Co.
Sarebbe anche il caso che i "non fassisti" [come pronuncia Pierluigino] chiarissero una volta per tutte il loro amore per il padronato: da Skeleton Fassino che è felice di essere apprezzato dalla famiglia Agnelli e Marchionne, al Vice Conte Massimo che sprona i metalmeccanici a non tirare troppo la corda, accettare gli accordi sindacati di Stato e Lingotto/Mirafiori/Pomigliano+gli allora ministri Il Saccone e La Brunetta perché: "portiamo a casa quello che possiamo, che è meglio".



Che dire poi dei mafiosi invitati alle loro feste nazionali, per ben due volte?
A Torino, le Agende Rosse di Borsellino contestarono con forza la presenza di quell'innominabile sul palco; ricevettero dai "dirigenti" del partito insulti quali: "squadristi, antidemocratici, violenti, fascisti...".
Gli stessi insulti, dagli stessi "compagni" capi Democratici, li ricevettero i lavoratori che erano andati a contestare, sempre a Torino, sempre alla festa nazionale del partito, Bonanni.
Se ti opponi, critichi, manifesti il tuo dissenso allora sei fascista e nemico del consociativismo; se invochi lo sciopero generale pure; solo se ti dai fuoco o ti spari e ti togli di mezzo non infastidisci.
Enrico Lecca che ci fa nel PD?
Don Abbondio Bersani non dice che l'ex democristo, nipote di sua massoneria l'eminenza grigia Gianni Lecca, è inserito nell'organigramma dell'Aspen Institute, ramo italiano Bilderberg voluto dallo zio e altre cariatidi con la gobba.
L'Enrichetto ha anche una carica nell'Aspen e partecipa, invitato di diritto, alle riunioni segrete Bilderberg.
A scorrere l'elenco dei "chiamati" a far parte dell'Aspen vengono i brividi, provare per credere.
"Venite a dircelo qui e non dalla rete", tanto non ascolterebbero, come hanno fatto e continueranno a fare.
Quando in Parlamento c'era il voto di fiducia sullo schifo Scudo Fiscale voluto da TremoRti per poteggere i grandi evasori fiscali italiani con capitali off shore, i deputati PD non erano presenti.
Il governo Balluscone in quel caso, per una manciata di voti, avrebbe potuto essere sfiduciato e andarsene a casa.
Ma i "compagnissimi" PDsenzaELLE, con la loro assenza strategica, garantirono continuità allo sfacelo, passò lo scudo fiscale e il puttaniere di Arcore ringraziò con qualche sgabello regalato nelle varie Commissioni.
Fu scandaloso quel comportamento, non era il primo e non fu l'ultimo, i due capi Bersani/D'alema si "giustificarono" dicendo che il gruppo parlamentare loro non era stato avvertito dell'importanza di quel voto e, quindi, molti "onorevoli compagni" erano in giro per farsi i convegni propri, oppure malati o in missione all'estero.
Loro non sono "traditori" e neppure "salme serve".
Difatti la svendita dello Statuto dei Lavoratori, lo stravolgimento dell'articolo 18, l'affermazione della politica padronale nazionale, il divieto di sciopero generale, l'aver fatto cacciare fuori dalle istituzioni Rifondazione Comunista, assassinato la sinistra italiana, devastato la Costituzione, accettato i poteri forti, rinunciato alla sovranità nazionale... è colpa "di quelli della rete", non certo di lor signori.
Ma che vadano a cagare!
A me Grillo non sta per nulla simpatico, ma quando ci vuole...
Il comico genovese dovrebbe anche smetterla di attaccarli così, ritritando quello che da anni tutta le gente pensante, ed è tanta!, dice a lor cialtroni.
Alimentando il circo con buffonate non si fa altro che fare pubblicità ai cimiteri, che invece dovrebbero essere lasciati così come sono, senza neppure un fiore.
Dimenticare e lasciare nell'oblio tutti questi professionisti dell'orrore, nessuno escluso.
Negargli il voto.
Perché la trappola dello "scontro con insulti" al posto dei comizi pre elettorali è iniziata.
Grillo non si sottrae al metodo, è in corsa per "posti" come gli altri.
Andasse a cagare pure lui.

Lucio Galluzzi

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martedì 21 agosto 2012

ILVA,LA MORTE INFINITA [prima parte]






GIA' NEL 2001 I CRIMINALI CONTRO L'UMANITA' FURONO POSTI SOTTO SEQUESTRO, A LORO INSAPUTA E DEL GOVERNO, GLI UNICI A SAPERLO ERANO I MORTI DI TARANTO




Il gruppo industriale guidato da Emilio Riva acquista le acciaierie “Ilva”, sino ad allora in mano pubblica, nel maggio del 1995. 

Tra le priorità stabilite nell’atto di acquisizione v’erano gli interventi da eseguirsi sulle batterie del reparto cokeria, già all’epoca piuttosto obsolete ed usurate 

Nell’agosto del 1996, in una sua relazione tecnica predisposta nella sua qualità di funzionario del “Dipartimento di prevenzione” della A.s.l. TA/1, il dott. Giua evidenziava la rilevante presenza, all’interno del reparto cokeria, di idrocarburi policiclici aromatici [ “i.p.a.”], sostanze cancerogene derivanti dai processi di distillazione del carbon fossile, alla cui azione erano particolarmente esposti coloro che lì prestavano la loro attività lavorativa, 629 persone, tra dipendenti dell’”Ilva” e delle società appaltatrici. 

Pur dando atto di alcuni miglioramenti introdotti nel tempo dall’azienda, il dott. Giua faceva osservare l’obsolescenza di tali impianti ed il carattere ancora manuale di molte operazioni previste dal ciclo operativo. 

Annotava, infine, come, nonostante l’espressa previsione in tal senso contenuta nel D.P.R. n° 203 del 1991, le batterie di forni a coke fossero per lo più sprovviste di dispositivi di aspirazione dei fumi all’origine [presenti, più precisamente, solo su quelle nn. 7, 8 e 11]. 

Il 30 giugno 1997 interveniva il primo atto di intesa tra l’azienda [all’epoca “ILVA LAMINATI PIANI s.p.a], rappresentata da Emilio Riva, imputato poi e processato nel 2009 per responsabilità su danni ambientali/salute pubblica, allora presidente ed amministratore delegato della società, e la Regione Puglia. 

In quell’atto, si concordava anzitutto:

“circa l’urgente necessità e l’indispensabilità di procedere in tempi congrui alla riduzione delle emissioni in atmosfera derivanti dal centro siderurgico di Taranto, tramite l’utilizzazione di tecnologie che consentano di contenere le stesse, nel medio periodo, a valori significativamente inferiori a quelli previsti dalla attuale normativa”. 

Si dava atto, quindi, del fatto che l’”Ilva” avesse individuato, tra i “campi di intervento in via prioritaria”, quello della “riduzione delle emissioni diffuse della cokeria”; e si conveniva, pertanto, che l’azienda dovesse intervenire “con l’utilizzo delle migliori tecnologie per la riduzione delle emissioni in atmosfera”, mediante, tra gli altri, dei “sistemi per la limitazione delle emissioni derivanti dal processo di distillazione del carbon fossile in cokeria” [carteggio tra il “P.m.p.” della A.s.l. e l’”Ilva”, prodotto dal P.M. all’udienza del 16.10.2006]. 

Nella convenzione Ilva/Regione Puglia, si dava atto dell’indagine in corso da parte dell’”E.n.e.a.”, su commissione del Ministero dell’Ambiente. 

Gli esiti di quella indagine verranno poi recepiti e usati, costituendone l’impalcatura tecnico-scientifica, nel D.P.R. del 23 aprile 1998, con il quale, richiamando le delibere del Consiglio dei Ministri del 30 novembre 1990 e dell’11 luglio 1997, che avevano dichiarato e confermato il territorio della provincia di Taranto quale “area ad elevato rischio ambientale”, veniva approvato il “Piano di disinquinamento per il risanamento del territorio della provincia di Taranto”. Anche in tale D.P.R., tra i molti interventi previsti a carico degli enti pubblici e dei vari soggetti economici operanti nell’area, una parte non secondaria riguardava quelli relativi alla cokeria “Ilva”.

Le ricadute ambientali di tali impianti, però, non registrarono alcun miglioramento; e, tra continui botta e risposta tra “P.m.p.” della A.s.l. e dirigenza “Ilva” [carteggio tra il “P.m.p.” della A.s.l. e l’”Ilva”, prodotto dal P.M. all’udienza del 16.10.2006], si arriva al 18 novembre 2000.

Proprio in questa data con nota n° 753/00, il dirigente coordinatore del “P.m.p.”, dott. Nicola Virtù, scriveva al competente Assessore regionale ed al Sindaco di Taranto, informandoli che:

“frequenti e ricorrenti sono le segnalazioni, da parte di questo Servizio nei confronti della ILVA s.p.a., in merito ad emissioni diffuse e/o convogliate visibilmente eccedentarie dall’impianto produzione coke [cokeria], relativamente… in particolare alla fase di distillazione del fossile ed alle fasi di sfornamento e spegnimento del coke”. 

Il dott. Virtù proseguiva: 

“… non può non evidenziarsi la non transitorietà di tali situazioni, che incidono significativamente sul carico inquinante emesso dall’area cokeria, con ovvi riflessi sulla sostenibilità ambientale dell’area cittadina circostante. Non può sottacersi il permanere di situazioni operative deficitarie, da ricollegarsi sostanzialmente a carenze strutturali legate alla vetustà dei forni delle batterie 3/6 nonché alla mancanza di un impianto di aspirazione e depolverazione delle emissioni diffuse nella fase di sfornamento coke.”

Il dott. Virtù informava anche Regione e Sindaco di come il più basso regime di funzionamento delle batterie nn. 3-6 fosse compensato con un’elevazione di quello delle restanti batterie, con l’effetto di determinare:

“emissioni eccedentarie dai relativi camini per presenza di incombusti”,[...]: " non può prescindersi o da una riduzione della produzione di coke con il fermo delle batterie 3/6 o, in alternativa, dalla sostituzione delle stesse con nuove batterie, con un conseguente riequilibrio dei ritmi di cokefazione,… e dalla installazione dell’annesso sistema di depolverazione allo sfornamento…”. [...] “… le emissioni di che trattasi attengono ad inquinanti, oltre i primari convenzionali, con notevole valenza igienico-sanitaria tipo idrocarburi policiclici aromatici, benzene, particolato PM10, PM2,5.” 

Inizia una serie di richiami ufficiali e delibere da parte dell'allora sindaco di Taranto, dott.ssa di Bello, nei confronti dell'Ilva SpA, con i quali, per mesi viene ordinato ai dirigenti delle acciaierie di porre immediato rimedio all'obsolescenza dei forni cokeria non a norma, si richiedeva all'Ilva stessa di provvedere ad informare gli uffici regionali e del sindaco di quanto concretamente avesse intenzione di porre in essere.

La dirigenza Ilva rispondeva, è vero, anche tempestivamente, ma solo con giustificazioni e dilazionando i tempi.

Alla luce della palese immobilità della dirigenza Ilva, il sindaco costituisce un "Comitato Tecnico Misto" [dott. Virtù facente parte].

Il Comitato rilevò non solo "alcun miglioramento dei dodici parametri tecnico-impiantistici individuati come riferimento", ma: "un netto peggioramento complessivo degli stessi, già in partenza ritenuti tutti al di sotto dell’indice di performance di semplice accettabilità"; per queste ragioni chiese: 

"ulteriori misure per contenere e ridurre le emissioni di fumi e/o gas densi generati durante sia le fasi di carica e sfornamento, sia dall’area bariletti”; la necessità di adottare “parametri di marcia meno spinti”, che “possono contenere in modo significativo le emissioni diffuse”; l’inottemperanza all’obbligo di “rigoroso rispetto delle pratiche operative di manutenzione e pulizia”, cui l’”Ilva” si era impegnata; la vaghezza del programma di ricostruzione delle batterie in questione, presentato dall’azienda nell’aprile precedente.

L'Ilva a questo punto ricevette diffida dal Sindaco in data 23 aprile 2001, i dirigenti fecero finta di non vederla.

Il 23 maggio 2001, con ordinanza n. 244, la dott.ssa Di Bello, ingiunge al direttore tecnico dello stabilimento: 


 



la “immediata sospensione dell’esercizio delle batterie 3-6 della cokeria”. 

Tale ordine era poi ribadito, stante l’inerzia dell’”Ilva”, con un’ulteriore ordinanza, la n° 291 dell’11 giugno seguente. Entrambe le ordinanze, peraltro, venivano impugnate dalla società dinanzi al T.A.R. della Puglia – sez. di Lecce.

Sia la Procura della Repubblica, con suoi esperti inviati in ispezioni ai reparti Ilva non a norma, che il "Comitato Tecnico Misto", rilevarono la dolosità della dirigenza dello Stabilimento nel non aver compiuto, ancora, alcuna azione atta a migliorare le emissioni letali.

Ispettori del Tribunale e Comitato, chiedevano alle competenti autorità giudiziarie un intervento ungente per la salvaguardia della salute pubblica e dei lavoratori all'interno degli impianti.

Il 10 settembre 2001, su richiesta Procura della Repubblica del 20 luglio, il GIP del Tribunale, dispone il sequestro preventivo delle batterie di forni nn. 3-6, in relazione ai reati che poi porteranno a processo Emilio Riva e la sua dirigenza.




[continua...]







Lucio Galluzzi

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domenica 12 agosto 2012

LA PROVVIDENZA DEI PADRONI


L'esistenza di un diopadreterno è l'antinomia per eccellenza.
Si potrebbe star vite a discuterne, si resterebbe ognuno della propria convinzione; sarebbe solo perso tempo, cosa inutile.
Dall'epoca di Anassimandro e Anassimene l'umanità è invitata a non discutere di dio, ma ad impegnarsi nelle cose concrete del terreno quotidiano.
Eppure...
Il Principe ha imposto la provvidenza e la speranza, perché dice che abbiamo le radici cristiane
In realtà possediamo solo disgrazia assoluta d'ospitare il Vaticano sul nostro territorio.
Provvidenza, speranza, grazia e miracoli: i quattro ingredienti basilari per alienarci, distogliendoci da ogni azione volta al rifiuto di questo inferno.
"La speranza è una trappola maledetta dei padroni", diceva Monicelli, poco prima di suicidarsi, "gli italiani non hanno mai fatto nulla per ribellarsi, da secoli sono schiavi, o fanno finalmente una rivoluzione, in breve tempo, o si fottano."
E si stanno fottendo, come sempre, da sempre.
Giorno dopo giorno aumentano la dose d'oppio che si fanno l'un l'altro, se non basta son perette di Gardenale.



Aspettano, sperano, pregano, si affidano, votano, delegano, se ne lavano le mani, tutti solerti Ponzio Pilato.
Tanto prima o poi sono sicuri che qualche Madonna, un Padre Pio, un papa santo, un Cristo ridisceso da UFO... metterà a posto le cose.
Così o sono devoti della Santa Sede o dei Governi, che poi è la stessa cosa.
L'una è contigua agli altri e viceversa.
State tranquilli italiani, non disperate per il lavoro e la precarietà, per la vita fallita e stuprata dai cannibali al potere, volgete il vostro sguardo e l'impegno sulla ricerca vera, lo Spirito, Dio; così predicano dalle finestre delle loro torri eburnee, grondanti ori e sangue, lardo e trippa accumulati,  strafogandosi a spese dei fedeli e non, fiumi di denaro che intascano perché l'unico vero miracolo è quello: Concordato fra Stato e Chiesa, otto per mille, donazioni dai ministeri.
Stato che foraggia altro Stato, così quel potentissimo e unico, piccolo, prepotente, impero in monarchia assoluta, da sempre, dei pontefici con la corona regale, garantisce attraverso i suoi ministri, milioni e milioni di voti a quelli che a pochi metri di distanza, dicono di governare l'Italia.
Favore demoniaco in restituzione a diabolica collaborazione.
Pregate, sperate e votate, donate, amate il prossimo vostro come voi stessi, perché il prossimo vostro che sono loro e ve lo chiedono non vi ameranno mai.
Anzi.
Non disperate e attendete che la provvidenza agisca per voi.
Quella stessa provvidenza che vi inchioda all'immobilismo, al perdere il tempo, veri crocifissi, a darvi fuoco davanti Montecitorio, l'agenzia delle entrate, le chiese, a spararvi in gola, a sterminare la famiglia... perché non ce la fate più.
Ogni giorno peggio.
La speranza e la fede in Marchionne, nella Confindustria, nei sindacati, nelle alte istituzioni della Repubblica che tradiscono Costituzione e popolo, nei fascisti che con la cravatta e la camicia inamidata, ormai non li riconoscete neppure più e vi paiono galantuomini.
La provvidenza globale è scesa sull'Europa e si sta mangiando le libertà e la sovranità degli Stati deboli, che poi vuol dire: o i governi che non piacciono ai poteri forti se ne vanno, sostituiti da uomini funzionali e devoti alla provvidenza centrale [com'è successo per Grecia, Spagna, Italia], oppure vi divorano anche l'anima, che non avete fino, all'estinzione totale.
Semplice e palese macello pubblico.
La speranza: tagliola satanica dei padroni tutti.
Se esistesse anche un minima parvenza del divino, di uno spirito superiore, di un padreterno, i templi di questi mercanti di morte sarebbero già stati squarciati e distrutti da potenti terremoti mirati, i farisei dentro sepolti per sempre dalle macerie.
Se fosse presente lassù l'occhio triangolare che è motore del bene per i deboli, avrebbe fatto si che tutti i poliziotti e i loro capi, ministri compresi, fossero morti fulminati all'instante del pensiero/ordine: "entriamo alla Diaz e torturiamo senza misura alcuna".
Invece è stato il contrario, l'esatto opposto.
I torturatori, gli stragisti, i golpisti, mafiosi, ladroni, affamatori, corrotti, puttanieri, avvoltoi sulle zone terremotate, pedofili, piduisti... sono tutti salvi, vivi, ricchi, tranquilli a ridere di noi e al potere.
Se esiste questo dio è sadico estremo, geloso, perfido e noi non siamo i suoi figli.
Sono i cannibali la sua famiglia.
Lo sono da sempre.
I deboli, poveri, disoccupati, precari, migranti... sono solo e semplicemente voti.
Esistono per il breve lasso di tempo delle urne elettorali.
Poi riapre subito il banco della carne.
Se le elezioni servissero a qualcosa i partiti le avrebbero già abolite.
Se Dio fosse davvero utile a qualcosa, la Santa Sede sarebbe da secoli a imbonire le masse sulla bontà di Lucifero.



Lucio Galluzzi


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lunedì 6 agosto 2012

CALL CENTER NAPOLITANO

IL CAPO DELLO STATO NON SA DI LOGICA D'ARISTOTELE E PENSA CHE TUTTI NOI SIAMO IMBECILLI BOCCALONI

Non era mai successo nella storia Repubblicana, manco nel periodo monarchico, che una Procura della Repubblica fosse trascinata davanti alla Corte Suprema, per un "Conflitto di Attribuzione" sollevato dal Capo dello Stato.
Abbiamo dovuto aspettare questo Presidente in Sonno Perenne e Firma Lesta, per assistete al peggior settennato che ci sia mai stato al Colle.
Un Presidente della Repubblica che ha firmato di tutto e di più, fregandosene altamente della volontà contraria del popolo sovrano.
I cialtroni di Balluscone gli portavano qualsiasi schifezza di legge, anche le più vergognosamente anti costituzionali... e lui firmava, senza porsi neppure un dubbio.
Alla Presidenza della Repubblica è stato anche ricevuto quel Calderoli, in qualità di ministro, che copiava di sanapianta proposte di legge da clinica per neurodeliri, e gli è stato permesso di illustrare e discutere con "la massima carica dello Stato", dalla stessa "massima carica dello Stato", di una legge che avrebbe semplificato il corpus delle norme giuridiche della Repubblica.


Peccato che quel ministro millantava senza neppure sapere quante fossero in realtà le norme che voleva "bruciare" e quelle da mantenere; soprattutto non conosceva a quanto ammontavano quelle esistenti. 
Nel testo che fece analizzare a Napolitano, c'erano dati, analisi e soluzioni che neppure a "oggi le comiche" sarebbero state prese in considerazione.
Eppure l'oligarca assiso in trono lo ascoltò con rispetto e non fece neppure una sola riga di comunicato per prendere una qualsiasi posizione o distanza.
L'avrebbe dovuto cacciare a calci nel sederone, visto che il povero decorticato legaiolo ce l'ha esteso e invita alle pedate continue.
Ma il Giorgio Nazionale non è Pertini.
Non è manco Einaudi, che pure cita, riempiendosi la bocca: Einaudi è morto, non può replicare, può solo rivoltarsi nella tomba per lo schifo.
C'è poi da ricordare il comportamento di questo tizio, che impersona a sua insaputa il Presidente della Repubblica, durante la discussione in Parlamento del Decreto Sfascia Scuola Pubblica della ignorantissima Enterogelmini [quella che ha voluto l'Istruzione che fa cagare, continuatrice di quell'altra scellerata della Mestizia Fallita Moratti]; in quella occasione noi docenti e studenti di ogni ordine e grado eravamo in tutte le piazze a prenderci manganellate e cariche dai mastini di Stato, per chiedere che quel Decreto infame non passasse.
Il "compagno" Napolitano, preoccupato per la situazione, fece finta di essere toccato dai giovani e chiese, ufficialmente, alla Rete Studenti Universitari, un documento scritto e articolato con le contro proposte del Movimento; si impegnò, ricevendo la delegazione degli Universitari, ad adoperarsi con tutte le sue forze affinché la "Riforma" della Scuola Pubblica fosse migliorata, rappresentando, aggiunse, le richieste di chi protestava [tutti] ai rami del Parlamento.
Non fece nulla di nulla.
Il DL Gelmini passò perché doveva passare, unica "riforma" che il maledetto Governo Balluscone fece e il Capo dello Stato, come sempre, firmò senza battere ciglio, anche se il provvedimento era anti costituzionale.
Non si è mai interessato a difendere la Costituzione, che questa è sì la sua prerogativa principale; mai ha rappresentato i cittadini italiani, altra prerogativa basilare della Presidenza; ora però che si è sentito "toccato" personalmente, ecco che tira fuori la Carta, adesso gli fa comodo inciuciarla per bene.
Scrive in una sua nota che la Procura di Palermo ha "violato le prerogative della Presidenza della Repubblica"; non è interessato al contenuto delle telefonate intercettate dai PM, vuole difendere le sue funzioni, mantenerle come lui desidera, per "trasmetterle intatte al suo successore".
Accusa la Procura di Palermo di atto eversivo, come se quei PM fossero golpisti, c'è scritto nel comunicato della Presidenza.
Al Capo dello Stato non importano quelle intercettazioni.
Per logica: se non gli importano, allora chieda che vengano rese pubbliche, tanto sono "risibili e irrilevanti", i cittadini  sapranno quanto si sono detti Mancino e lui e il Presidente della Repubblica esce da questa zona di brutta ombra nera nel quale s'è cacciato.
Questo se veramente le telefonate sono "risibili".
Se invece non lo sono, allora il Capo dello Stato, e non la Procura di Palermo, imparerà che se uno ti chiama per dirti che quei magistrati gli stanno sulla minchia, tu non non lo devi ascoltare, devi sbattergli il telefono in faccia; è questa la prerogativa della Presidenza della Repubblica: la trasparenza e la correttezza assoluta.
Sei il Capo dello Stato, non puoi permetterti queste cose, se lo hai fatto, sono affari tuoi.
Pertini non avrebbe ascoltato Mancino, rendendo poi pubblico quanto successo, invitando i magistrati a perseguire il pirla che telefonava.
Anche Einaudi avrebbe fatto lo stesso; poche balle signor Napolitano nel citare i suoi predecessori nobili e veri.
Come il peggior Balluscone, Napolitano si sta adoperando affinché sia messo finalmente il bavaglio alla libera informazione e ai magistrati antimafia; e tutti gli danno ragione, tutti schierati e proni al podestà imperiale.
Fino a quando ce lo lasceranno fare, dobbiamo parlare e dire le cose con coraggio, poi probabilmente dovremo passare ai fogli clandestini.


Nel 2009 la Procura di Firenze apre una indagine sulla Cricca Protezione Civile & Co.; il giorno dopo il terremoto dell'Aquila i PM intercettano Bertolaso, l'allora capo dei massaggi alla cervicale parlava proprio con Napolitano!
Discutevano dei terremotati, della situazione in atto, degli aiuti, dell'organizzazione della partecipazione di Napolitano ai funerali delle 300 vittime.
Sono più di tre anni che questo Capo dello Stato sa di essere stato intercettato con Bertolaso.
Perché Napolitano non si è stracciato le vesti e graffiato il viso per queste "violazioni delle sue prerogative" nel 2009?
Perché non ha avvertito l'Avvocatura dello Stato?
Come mai non ha attivato la procedura per il "Conflitto di Attribuzione" davanti alla Consulta?
Le telefonate tra Bertolaso e Napolitano sono state depositate a Perugia, dove si sta tenendo il processo alla Cricca, sono a disposizione delle parti, e tutti le possono visionare e ascoltare.
Prima o poi saranno pubblicate dagli organi di informazione.
Perché, invece, Napolitano solleva tutto questo brutto polverone sui nastri in possesso dei magistrati di Palermo?
E' chiaro: ha paura che i contenuti di quelle conversazioni siano resi pubblici.
Se non riuscirà nell'intento di bavaglio, chiederà il segreto di Stato?

Lucio Galluzzi


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mercoledì 1 agosto 2012

BILDERBERG E LA SCOMPARSA DELLE SOVRANITA' NAZIONALI

NAPOLITANO/MONTI O DELL'OPERA AL NERO

Parlare di "Bilderberg" vuol dire fare riferimento ad una riunione internazionale, con cadenza annuale, che vede la partecipazione di oltre cento "personalità" della politica e finanza mondiale, solo su invito.
Vengono ammessi anche giornalisti, sempre di rilievo internazionale, tra le maggiori testate USA e d'Europa,. compresa l'Italia.
Il gruppo Bilderberg prende il nome dall'hotel che ha ospitato la prima riunione, nel 1954: l'hotel Bilderberg a Oosteerbek, in Olanda; lì in 24 maggio si "incontrarono" settanta potenti del mondo.
La riunione fu segreta, così come avviene ancora oggi, silenzio completo mediatico e un servizio d'ordine eccezionale.



Tra i fondatori del "simposio" Bilderberg ci sono:
Joseph Retinger
Economista polacco di famiglia ebrea, cattolico, soprannominato "Sua Eminenza Grigia".
Fondatore e segretario generale fino al 1952 dell'United European Movement [UEM], presidente Winston Churchill, finanziato dall'American Committee for United Europe [ACUE].
Retinger voleva costruire un Europa Unita per giungere ad un mondo unito in pace, guidato da Orgazizzazioni Sovranazionali che dovevano garantire stabilità ai singoli Stati membri.
Bernard di Lippe-Biesterfeld
Principe d'Olanda,  presidente del Bilderberg fino al 1976 quando si dimise, per lo scandalo di una tangente di 1.1 milioni di dollari dalla Lockheed Corporation per la vendita di caccia all'aviazione olandese.
Presidente del WWF dalla fondazione, 1961al 1971.
Fu affiliato al NSDAP, il partito nazista, tessera No. 2583009 del 1° maggio 1933 e vi restò fino al matrimonio con la regina d'Olanda.
Le attività di spionaggio di Von Lippe a favore delle unità speciali SS nell'industria chimica IG Farben [quella che forniva a Hitler lo Zyklon B, il gas per sterminare gli ebrei] sono documentate negli atti dei processi di Norimberga [Newsweek, 5 parile 1976].
Nel dopoguerra ricoprì importanti incarichi nell'industria petrolifera: Royal Dutch Petroleum [Shell oil] e Société Générale de Belgique.
David Rockefeller
Referente Bilderberg per gli USA, presidente del gruppo dal 1976.
Direttore della Chase Manhattan Bank, membro del Council of Foreign Relations [CFR], membro del Business Council e fondatore della Commissione Trilaterale.
Dice: "Siamo sull'orlo di una trasformazione globale. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è la "giusta" crisi globale e le Nazioni accetteranno il Nuovo Ordine Mondiale."
"Il Mondo è pronto per raggiungere un governo globale. La sovranità sovranazionale di una élite intellettuale e di banchieri mondiali è sicuramente preferibile all'autodeterminazione nazionale praticata nei secoli passati."
Aaron Russo è un ex politico e regista, era amico di Nicholas Rockefeller e di tutta la famiglia, ma pose fine alle frequentazioni scioccato da ciò che venne a sapere sui suoi amici e le loro ambizioni.
Racconta: "Un giorno ricevetti una telefonata da un procuratore donna che conoscevo, la quale mi disse: 'ti piacerebbe incontrare uno dei Rockefeller?', e io risposi: 'Certo che mi piacerebbe!'.
Diventammo amici e Nicholas cominciò a confidarmi in sacco di cose... così una sera mi disse: 'Ci sarà un evento Aaron, e dopo quell'evento andremo in Afghanistan, così potremo far partire condotti petroliferi dal Mar Caspio... Andremo in Iraq per prendere il petrolio e stabilire una base in Medio Oriente... e andremo in Venezuela per sbarazzarci di Chavez.' I primi due obiettivi li hanno portati a termine, Chavez ancora no.
E mi disse: 'Vedrai degli uomini entrare in caverne alla ricerca di persone che non troveranno mai.' Rideva del fatto che abbiamo questa 'Guerra al Terrore' e non c'è alcun nemico reale.
Parlava di come avendo questa "Guerra al Terrore' non la si potrà mai vincere, perché è una guerra senza fine... "Così puoi continuare a sottrarre libertà alle persone', mi disse.
Io gli dissi: 'ma come farete a convincere che questa guerra è reale?', e lui rispose: 'Grazie ai mezzi di comunicazione, possono convincere chiunque che la guerra è reale, continua a parlare di qualcosa, continua a ripeterla più e più volte e la gente comincerà a crederci veramente. Hanno creato la Federal Reserve nel 1913, con le menzogne, hanno creato l'11/9 che è un'altra menzogna. A causa dell 11 settembre si sta combattendo una Guerra al Terrore e all'improvviso si va in Iraq che è un'altra menzogna, ed ora andranno in Iran.'
Gli chiesi: 'per quale motivo state facendo tutto questo, perché fate del male alla gente, qual è lo scopo, il fine?', e lui: "non preoccuparti della gente, pensa a te e alla tua famiglia, lo scopo e il fine è quello di impiantare un chip RFID a chiunque, trasferire tutto il denaro in questi chip, tenere tutto in questi chip, e se qualcuno protestasse o non rispettasse ciò che noi vogliamo, basterebbe spegnere semplicemente il suo chip'.
Le pressioni per un Governo Mondiale continuano da secoli, ma non  abbiamo mai raggiunto prima il livello al quale siamo oggi.
L'ingrediente chiave della formula attuale è mandare in bancarotta finanziaria la macchina internazionale.
Gli stanziamenti dei Governi sono ridotti giorno dopo giorno, a causa dei debiti interni ed esterni: tagli ai programmi sociali e mai ai programmi militari, la popolazione è colpita sempre di più... per uscire dalla "crisi" di Stati saranno obbligati a rivolgersi al Fondo Monetario Internazionale dell'ONU e alla banca mondiale.
La condizione per i Paesi debitori sarà elevatissima: rinunciare alla propria sovranità nazionale.
Ne consegue l'innalzamento del conflitto sociale, il senso di precarietà generalizzato, la paura del futuro: la sicurezza allora è il perno sul quale i governi nazionali impiegheranno le loro risorse, a scapito delle libertà individuali e di gruppo.



Mario Monti, dichiarazioni in linea con il terrore internazionale:
"Io ho una distorsione positiva che riguarda l'Europa, anche l'Europa ha bisogno di crisi e gravi crisi per fare passi avanti... I passi avanti dell'Europa sono per definizione cessioni di parti delle sovranità nazionali a un livello comunitario. 
E' chiaro che il potere politico e anche il senso di appartenenza del cittadino ad una collettività nazionale, possono essere pronti a queste cessioni, quando il costo politico e psicologico del non farle diventa superiore al costo del farle, perché c'è in atto una crisi visibile e conclamata.
Abbiamo bisogno delle crisi per fare passi avanti, ma quando una crisi sparisce, rimane un sedimento, perché si sono messi in moto istituzioni, leggi... eccetera, per cui non è pienamente reversibile.
Per esempio ci sono dei software per cui il politico inizia un discorso, poi le pagine successive inserite nel computer, vengono adattate secondo le reazioni dell'audience presente.
Per evitare rivolte nei Paesi che hanno ceduto parte della propria sovranità nazionale, occorrono delle figure che si facciano rispettare, che siano indipendenti e che abbiano mezzi e risorse adeguati. Oggi abbiamo in Europa troppi governi che si dicono liberali e come prima cosa hanno cercato di limitare la portata, la capacità di azione, le risorse, l'indipendenza delle autorità che si sposano necessariamente al mercato di una economia anche solo liberale [gli Stati che si sono opposti hanno già cambiato governi: Italia, Grecia, Spagna. NdA].
Mario Monti fa parte del gruppo Bilderberg e del suo "ramo" italiano: l'Aspen Institute.
Economista di fama internazionale, ha studiato nelle scuole altolocate mondialiste: laurea in Economia alla Bocconi di Milano, specializzazione all'Università di Yale, la più mondialista fra tutte.
Ha insegnato a Trento, Torino e alla stessa Bocconi, della quale è stato anche Rettore ed ora ne è Presidente.
Ha ricoperto diversi incarichi politici, è stato per dodici anni vicedirettore della Banca Commerciale Italiana, per lungo tempo membro della Commissione Europea, appoggiato sia dal governo Berlusconi, che da quello D'Alema.
E' economista di stampo mondialista, Monti sostiene il mercato, le liberalizzazioni e il rigore dei conti pubblici.
E' un profeta del turbocapitalismo e del Governo Mondiale.
E' stato il primo presidente del Bruegel, un think-tank, nato a Bruxelles nel 2005, composto e finanziato da 16 Stati membri della UE e 28 multinazionali.
E' presidente europeo della Commissione Trilaterale, un gruppo di interesse di orientamento neo liberista, fondato nel 1973 da David Rockefeller.
E' nel comitato direttivo del gruppo Bilderberg e international advisor per Goldman Sachs.
Appoggia il gruppo Spinelli, fondato per rinvigorire la spinta federalista nel'Unione Europea.
Intanto negli USA il chip RFID è inserito in tutti i nuovi passaporti, per legge;
alcune famiglie statunitensi si sono sottoposte spontaneamente per essere "micro chippate" intradermicamente;
Motorola produce bio chip, uno di questi, il BT952000, è grosso quanto un chicco di riso, dotato di una batteria al litio, ricaricabile con la fluttuazione della temperatura corporea.
Si sono spesi, finora, 1.5 milioni e dollari per studiare i punti idonei nel corpo umano per ospitare il chip, sono due: attaccatura capelli-fronte e dorso della mano.
-continua-


Lucio Galluzzi


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