L'Italia è il Paese dei misteri e Segreti di Stato.
Una coltre di nebbie nere è stata calata da sempre dai poteri forti sulle verità scomode che sporcano di sangue questa Repubblica, da tempo e tempo non più nostra.
Dalle stragi di piazza ai treni saltati in aria, dalle banche sventrate alle stazioni macellate con tritolo, Ustica, Aldo Moro, l'Addaura, Capaci, via d'Amelio, l'Agenda Rossa, la trattativa con la Mafia che è Stato, sempre più Stato...
Misteri e segreti d'Istituzione che si portano via con loro vite: straziate, bombardate, sciolte nell'acido, sepolte vive, bruciate, sparite senza lasciar traccia, "suicidate".

Ragazzi che non devono parlare ai microfoni di una radio o scrivere su giornali, Rostagno, Impastato, Pippo Fava.
Una Nazione, questa Italia, che condanna a morte Pasolini, la fa ammazzare nel peggiore dei modi, il perché e chi sono stati non si saprà mai.
Il 12 febbraio 2004, a Viterbo, nella sua abitazione, viene trovato morto Attilio Manca, giovane urologo siciliano; ha lividi su tutto il corpo, macchie di sangue agli arti superiori e inferiori; due siringhe con cappuccio sull'ago rinvenute sulla scena, il dottore si sarebbe iniettato cocktail letali di droghe; lui che era professionista della sala operatoria sapeva perfettamente come usare quelle sostanze e le dosi necessarie al suicidio.
Attilio fu 'classificato' come tossico, drogato, consumatore abituale.
Davvero bizzarro che sul luogo del ritrovamento del corpo non ci fosse alcuno strumento o segno normalmente usati per prepararsi le dosi da farsi in vena.
Gli inquirenti dicono che il "suicida" era un igienista, quindi prima di intossicarsi ha pulito tutto, facendo sparire gli oggetti tipici del drogato, talmente ordinato che si spara due siringhe di veleno, va in overdose, rimette i cappucci sugli aghi, poi si picchia, si insanguina e muore.
Insomma una dinamica che ricorda Peppino Impastato, che per ammazzarsi si prese a colpi di pietra in testa, se la fracassò spargendo il sangue ovunque intorno a sè.
Come Pinelli che si lancia dal quarto piano della Questura di Milano, perché non si sa, l'ha fatto perché voleva ammazzarsi no?
Attilio Manca era mancino naturale, nel senso che faceva tutto con la mano sinistra.
Era un urologo specializzato in interventi alle neoplasie della prostata con laparoscopio.
L'unico ad effettuare quel tipo di chirurgia, altamente di precisione, in Italia.
Era mancino naturale, tanto che in sala operatoria era caudiuvato sempre da un assistente per la "guida" del braccio destro robotico del laparoscopio.
Il campo nel quale esercitava, la chirurgia interna endoscopica alla prostata, non ammetteva tremori o "assenze", è questione di micron; eppure investigatori, persone in divisa, magistrati hanno verbalizzato e confermato che Attilio era un drogato.
Lo negano tutti, che fosse tossico, colleghi, primario, amici, famigliari.
Eppure nei verbali e nell'inchiesta post mortem, Attilio, viene descritto come abituale consumatore di sostanze; un insulto alla persona, alla professionalità e alla sua memoria.
Si sarebbe suicidato facendosi l'overdose con due siringhe, una dopo l'altra, usando la mano destra e entrando perfettamente, un un solo foro, nella vena del braccio sinistro.
Un mancino naturale?
Attilio Manca un giorno telefona ai genitori e dice di trovarsi in Costa Azzurra perché "devo vedere un intervento".
Dal 7 al 10 luglio 2003, Bernardo Provenzano, latitante da 43 anni, fu ricoverato nella clinica di La Ciotat a Marsiglia per controlli al tumore alla prostata.
Fu operato il 29 ottobre 2003 nella clinica di Casamance ad Aubagne, operazione pagata dalla Regione Sicilia allora gestita da Salvatore Cuffaro.
Pare che nella stessa clinica fu operato anche il boss Paolo Di Lauro. E sembrerebbe che, nella stessa clinica, il boss Giuseppe Falsone, abbia subito un piccolo ritocco di chirurgia estetica al naso.
Pare che nella stessa clinica fu operato anche il boss Paolo Di Lauro. E sembrerebbe che, nella stessa clinica, il boss Giuseppe Falsone, abbia subito un piccolo ritocco di chirurgia estetica al naso.
Nei verbali, nero su bianco, redatti dalla Procura di Viterbo, sostituto procuratore Renzo Petroselli, titolare dell'inchiesta e "accertamenti" verbalizzati e firmati dall'allora capo della squadra mobile viterbese, Salvatore Gava, non solo Attilio risulta essere tossicodipendente abituale e suicida per overdose, ma in servizio nel nosocomio dove esercitava la professione, il Belcolle; invece non è vero.
Il verbale è un falso.
Falso come lo erano i verbali che lo stesso Salvatore Gava e colleghi, implicati nelle torture alla scuola Diaz nel G8 di genova del 2001, scrissero.
Salvatore Gava fu quello che giurò che alla Diaz c'erano vbottiglie molotov e armi improprie [mazze, spranghe...], fece pure produrre fotografie dove mostrava l'arsenale sequestrato: era un falso!
Gava e colleghi usarono la menzogna e costruirono prove false per giustificare la macelleria che effettuarono alla Diaz.
Non basta: dai tabulati telefonici di Attilio Manca, viene omessa una telefonata, l'ultima, quella fatta ai genitori dalla Costa Azzurra: "sono qui perché devo vedere un intervento".
A nulla sono servite le proteste dei genitori sulla "sparizione" di quella voce dall'elenco delle telefonate.
C'è di più: il registro di servizio dell'ospedale Belcolle registra assenze dal lavoro di Attilio Manca proprio nei periodi nei quali Bernardo Preovenzano era a Marsiglia per gli accertamenti e poi l'intervento alla prostata.
La famiglia Manca è sicura che il figlio in quei giorni fosse a Marsiglia e che proprio lui abbia operato Provenzano.
Sono certi che non si sia suicidato, ma ucciso, perché diretto testimone di fatti mafiosi, magari non essendo neppure a conoscenza che il paziente che aveva assistito e operato fosse Provenzano.
Da quando i genitori e il fratello di Attilio hanno cominciato a denunciare le incongruenze e le falsità, gravissime, dei verbali d'inchiesta, chiedendo verità e giustizia per il figlio, e l'affermazione della onorabilità della sua persona, sono iniziate le persecuzioni, le offese, anche alla memoria del figlio, sostanze chimiche irritanti immesse nell'abitazione, ripetutamente, tanto da finipre più volte al pronto soccorso per problemi respiratori.
Secondo il racconto della mamma, anche polizia e carabinieri, dopo avere verificato la situazione, avrebbero consigliato alla coppia di abbandonare la casa, che si trova a Barcellona Pozzo di Gotto, nel Messinese. «Abbiamo continuato a resistere, perché questa è la casa dove sono cresciuti i nostri figli, dove abbiamo trascorso gli anni sereni della nostra vita, dove la mafia ci ha consegnato Attilio in una bara, dove ci sono i ricordi di una vita».
Attilio sarebbe stato suicidato per mafia, ma l'inchiesta rischia l'archiviazione e mai la Distrettuale Antimafia ha preso in mano il fascicolo per verificare il perché delle bugie, reiterate, di funzionari dello Stato.
Nel frattempo Martino Galasso, 53 anni, ex esponente del clan Galasso di Poggiomarino, che negli anni '90 aveva collaborato con la magistratura, svelando intrighi tra criminalità organizzata e politica, viene trovato impiccato nella sua abitazione in via Pergolesi a Viterbo, poco lontano dalla casa di Attilio Manca; gli inquirenti hanno scartato l'ipotesi del suicidio, in quanto il supporto sul quale è stato trovato il cadavere non avrebbe potuto reggere il suo peso ed il cappio che portava al collo era realizzato in modo approssimativo e frettoloso, non certo da persona che volesse suicidarsi.
Da indiscrezioni sembrerebbe che la morte di Galasso possa essere messa in relazione con quella di Attilio Manca, nella quale il boss potrebbe avere avuto un certo ruolo.
Nel
2005 un pentito, Pastoia, disse che nell’ operazione a cui Bernardo
Provenzano si è sottoposto a Marsiglia era presente un urologo italiano,
ma non volle fare immediatamente il suo nome e non lo farà mai, perché
Pastoia è stato trovato nella sua cella, impiccato… - See more at:
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ex
esponente del clan Galasso di Poggiomarino che negli anni ’90 aveva
collaborato con la magistratura svelando numerosi intrighi tra
criminalità organizzata e politica - See more at:
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Galasso,
53 anni, è stato trovato impiccato nella sua abitazione di Via
Pergolesi, a Viterbo: gli inquirenti hanno scartato l’ ipotesi del
suicidio in quanto il supporto su cui è stato trovato il cadavere
dell’uomo non avrebbe potuto reggere il suo peso ed il cappio che
portava al collo è stato realizzato in maniera frettolosa, insomma non
un cappio realizzato da un uomo che avrebbe voluto suicidarsi. - See
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Pergolesi, a Viterbo: gli inquirenti hanno scartato l’ ipotesi del
suicidio in quanto il supporto su cui è stato trovato il cadavere
dell’uomo non avrebbe potuto reggere il suo peso ed il cappio che
portava al collo è stato realizzato in maniera frettolosa, insomma non
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53 anni, è stato trovato impiccato nella sua abitazione di Via
Pergolesi, a Viterbo: gli inquirenti hanno scartato l’ ipotesi del
suicidio in quanto il supporto su cui è stato trovato il cadavere
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53 anni, è stato trovato impiccato nella sua abitazione di Via
Pergolesi, a Viterbo: gli inquirenti hanno scartato l’ ipotesi del
suicidio in quanto il supporto su cui è stato trovato il cadavere
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portava al collo è stato realizzato in maniera frettolosa, insomma non
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Nel 2005 il pentito Pastoia ebbe a dire che nell'operazione alla prostata a Provenzano, in Marsiglia, era presente un urologo italiano; non volle fare il suo nome e non lo farà mai, perché Pastoia è stato trovato morto impiccato nella sua cella.
Davvero strano questo Paese.
Nazione di misteri e segreti di Stato.
Piena zeppa di spergiuri e sabbie mobili.
Per Attilio intervenga la Procura Antimafia, subito!
Lucio Galluzzi
©2014
Common Creative Licence
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